Rifa'iyya

confraternita islamica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Rifāʿiyya (in arabo ﺭﻓﺎﻋﻴـة?) è una confraternita islamica, il cui nome deriva dal suo santo eponimo (pir), Shaykh Abu l-'Abbas Ahmad al-Rifa'i, discendente di Maometto attraverso i due figli di Fāṭima.

Molti elementi dell'agiografia del fondatore e della storia della confraternita stessa si collegano ad un'altra ṭarīqa, la Qadiriyya, fondata da Abd al-Qadir al-Gilani: le due confraternite condividono inoltre alcune linee di silsila, ovvero di discendenza dai maestri fondatori.

Storia e diffusione

La ṭarīqa Rifāʿiyya ebbe notevolissima espansione in tutto il mondo arabo, in particolare in Iran, in Turchia, nei Balcani fino all'India del XV secolo, dove i suoi aderenti, chiamati fakir (in lingua araba faqīr significa "povero" e nel sufismo è il termine che indica colui che è "povero in spirito"), appartenevano alle classi più povere ed intrapresero alcune originali pratiche ascetiche che li resero noti come "fachiri".

La caratteristica principale di questa ṭarīqa è data dalle riunioni di celebrazione del dhikr, il rituale iniziatico in cui si menzionano ripetutamente i nomi di Allah: una delle fonti principali di questi rituali arriva da uno degli esponenti più importanti della letteratura araba, il viaggiatore e scrittore marocchino Ibn Battuta.

Bibliografia

  • Angelo Scarabel, Il Sufismo. Storia e dottrina, ed. Carocci, Roma 2007.

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