Quartieri Spagnoli
Zona del centro storico di Napoli Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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I Quartieri Spagnoli sono una zona di Napoli. Ricompresi nel centro storico della città, essi sono suddivisi tra le municipalità 1 e 2.
Quartieri spagnoli | |
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Veduta dai giardini della certosa di San Martino | |
Stato | Italia |
Regione | Campania |
Città | Napoli |
Circoscrizione | Municipalità 1 |
Quartiere | Montecalvario |
Altri quartieri | Avvocata San Ferdinando |
Superficie | 0,8 km² |
Abitanti | 14 000 ab. |
Densità | 17 500 ab./km² |
Costituiscono i Quartieri Spagnoli i territori delle preesistenti circoscrizioni di: Montecalvario, San Ferdinando e Avvocata.[1]
L'area urbana nota come "quartieri" (nel senso militare del termine) e caratterizzata, dal punto di vista urbanistico, da una struttura reticolare[2] che scende dalle alture[3] dominate da Castel Sant'Elmo, con la tipica vocazione di alloggi destinati ad ospitare la guardia della fortezza, sorge intorno al XVI secolo, ad opera dell'architetto senese Giovanni Benincasa[4] e del napoletano Ferdinando Manlio,[5] per volontà dell'allora viceré Pedro de Toledo, al fine di acquartierare le guarnigioni militari spagnole destinate alla repressione di eventuali rivolte della popolazione napoletana, oppure come dimora temporanea per i soldati che passavano da Napoli in direzione di altri luoghi di conflitto[6] e, allo stesso tempo, in qualità di edilizia popolare atta a dare alloggio ai numerosi abitanti locali che, in quegli anni, dalle campagne circostanti si erano stabiliti nella capitale del regno.[7]
Fin dalla sua nascita, l'area conosciuta come "Quartieri Spagnoli", anche in ragione di un elevato rapporto tra popolazione e densità edilizia, presentò fenomeni di criminalità, gioco d'azzardo e soprattutto prostituzione, legati in particolar modo all'offerta di "svago" proferita dai locali ai soldati ivi acquartierati o di passaggio.[8] Nonostante l'emanazione, da parte del viceré di Napoli don Pedro de Toledo, di alcune apposite leggi atte a debellare il fenomeno,[9] il quartiere rimase, in seguito alla perdita della sua funzione originaria, sempre un'area di grandi difficoltà sociali della città partenopea.[10]
Nel corso dell'evoluzione antropica dell'area, dal Cinquecento al Settecento, viene progressivamente meno la presenza militare,[11] mentre "altissima è la percentuale di immigrati dai centri circostanti, che si inseriscono particolarmente nel settore dei servizi. Massiccia è anche la presenza degli artigiani, soprattutto sarti e calzolai".[12] A partire dal XVIII secolo tale area cittadina venne caratterizzata (come del resto anche altre aree della città) da una forte frammentazione e disparità delle attività lavorative ed imprenditoriali.[13] Fino al XIX secolo, la vicinanza di via Toledo, sede di importanti uffici amministrativi e finanziari (Banco delle Due Sicilie, Borsa, Gran Corte dei Conti),[14] incise significativamente sulla composizione socio-professionale degli abitanti di tale area,[15] la quale assunse una fisionomia di tipo residenziale, data la presenza di nobili, impiegati, proprietari ed appartenenti al ceto medio.[16] Con l'unità d'Italia, la popolazione si proletarizza in un generale passaggio ad un'economia ai margini della legalità, che in certa misura si prolungherà nel corso del secolo successivo.[17]
Nonostante le proposte di "sventramento" avanzate in occasione di ipotesi urbanistiche di risanamento nella prima metà del XX secolo,[18] l'aspetto dell'area rimase inalterato e, al giorno d'oggi, nel quartiere vivono circa 14.000 persone, per un totale di 4.000 famiglie, dislocate su una superficie di circa 80 ettari. A causa della particolare conformazione del suolo, come in altri quartieri storici della città, è possibile che avvengano, non di rado, cedimenti del terreno.[19] Nella notte a cavallo tra il 22 e il 23 settembre 2009, in vico San Carlo, probabilmente a causa delle forti piogge, si è verificato il crollo del manto stradale, che ha dato luogo a una voragine di quasi 20 metri di lunghezza. Ciò ha provocato l'immediata evacuazione di alcuni edifici e la chiusura della chiesa di San Carlo alle Mortelle.[20]
Nel settembre del 2012 è stata aperta, in prossimità dei Quartieri Spagnoli, la stazione Toledo della Linea 1 della metropolitana di Napoli. Durante gli scavi per la realizzazione della seconda uscita della stazione, in piazza Montecalvario, sono state rinvenute tracce di insediamenti abitativi dell'Età del bronzo databili intorno al 1500 a.C.[21] In piazzetta Santa Maria degli Angeli, invece, sono stati ritrovati reperti della Napoli medievale.
La zona ha cominciato così a conoscere una riabilitazione dal punto di vista turistico.[22] Grazie alla particolare conformazione urbanistica, ai nuovi negozi e punti di ristorazione, ai piccoli mercati di pesce e ortofrutticoli che vi stazionano all'interno, all'apertura della nuova stazione metropolitana e, in generale, al folclore che la zona conserva, i Quartieri Spagnoli sono non di rado punto ricercato dalle foto di curiosi e turisti provenienti da ogni parte del mondo. Inoltre, la zona ha cominciato ad accogliere negli ultimi anni un significativo numero di studenti universitari, italiani e stranieri, che ivi prendono in affitto appartamenti o singole stanze, grazie anche alla vicinanza con alcune sedi delle università napoletane.
Nonostante la nomea "controversa" che il quartiere si porta dietro, esso costituisce comunque un nucleo di rilevanza storico-artistica di prim'ordine della città di Napoli, che offre anche diversi spunti della cultura popolare e dello stile di vita napoletano, come, per esempio, la presenza di piccole botteghe artigianali, oppure dei "bassi napoletani", o, ancora, di piccoli e bui vicoli caratterizzati da alte scalinate e dai panni stesi ad asciugare tra i palazzi. Tra i principali monumenti d'interesse del quartiere, vi sono:
La zona è servita dalle stazioni Municipio, Chiaia e Toledo della metropolitana.
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