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orazione di Marco Tullio Cicerone Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Pro Archia poeta è un'orazione di Marco Tullio Cicerone, scritta per difendere Aulo Licinio Archia, un poeta accusato di usurpazione della cittadinanza romana. Rimase celebre per l’appassionata difesa, da parte dell’autore, della poesia e, in generale, per la rivendicazione della nobiltà degli studi letterari.
In difesa di Archia | |
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Titolo originale | Pro Archia poeta |
Altri titoli | Pro Archia |
Busto ritraente Marco Tullio Cicerone (Musei Capitolini) | |
Autore | Marco Tullio Cicerone |
1ª ed. originale | intorno al 62 a.C. |
Genere | orazione |
Sottogenere | orazione giudiziaria |
Lingua originale | latino |
«E allora, visto che la situazione è questa, perché dovreste ancora mettere in dubbio la sua cittadinanza, dato che ottenne anche quella di altre località? Mentre in Grecia la si accordava a gente di scarso valore, a volte neppure dotata del minimo ingegno, è ovvio che gli abitanti di Reggio, Locri, Napoli e Taranto non abbiano rifiutato ad Archia, ricchissimo di talento, un beneficio concesso solitamente agli attori di teatro!»
Archia nacque in Antiochia attorno al 120 a.C. e arrivò a Roma nel 102 a.C. Nell'Urbe intraprese una vita da poeta, entrando sotto il patronato del politico e generale romano L. Lucullo. Archia scrisse poemi di carattere militare, e nel 93 a.C. Lucullo lo aiutò ad assumere lo status di cittadino del municipio di Eraclea. Quindi, Archia assunse residenza permanente a Roma, aspettando di acquisire la piena cittadinanza romana. Fu proprio a Roma che Archia divenne il mentore e insegnante di Cicerone nella sua educazione di base in retorica.
Nel 65 a.C., il senato romano promulgò la Lex Papia de peregrinis, che rigettò false richieste di cittadinanza ed espulse gli stranieri da Roma. È probabilmente sotto questa legge che Archia fu perseguito. Cicerone entrò nel processo in difesa del suo insegnante nel 62 a.C., qualche mese dopo aver pronunciato le famose Orazioni contro Catilina.
L'accusa portò in aula quattro accuse contro Archia: innanzitutto non esisteva alcuna registrazione ufficiale come cittadino di Eraclea di Archia, che non mantenne residenza permanente a Roma. Inoltre, i registri dei pretori nell'89 a.C., che avevano in lista il nome di Archia, erano irreperibili e, in più, l'accusato non appariva nei “rotoli” romani del censo, registrati nel periodo in cui egli stesso aveva detto essere stato a Roma.
Cicerone addusse in sua difesa che non esisteva nessuna registrazione ufficiale di Archia come cittadino di Eraclea perché gli uffici dei registri erano stati notoriamente distrutti durante la guerra sociale, e i rappresentanti della cittadinanza di Eraclea testimoniarono che Archia era effettivamente un cittadino. Inoltre, possedeva una residenza a Roma e appariva anche nei registri del pretore Metello[non chiaro], che erano molto attendibili; infine, Archia non appariva nel censo romano perché era partito in campagna militare con Lucullo ogni volta che ricorreva il censimento.
A causa della stretta associazione di Archia con Lucullo, in questo caso si potrebbe parlare di un attacco mosso indirettamente a Lucullo da uno dei suoi molti nemici, il più importante dei quali era Gneo Pompeo Magno.
Cicerone divise come segue la struttura formale della dispositio:
Continua con questo approccio nelle linee finali di questa sezione, dove propone che anche nel caso in cui Archia non fosse registrato come cittadino, le sue virtù e qualità dovrebbero convincere il popolo romano a iscriverlo.
Invece di cominciare con 'cum' ("poiché") come ci si sarebbe aspettato, Cicerone lo sposta al termine della frase, vertendo l'attenzione dell'ascoltatore al peso dei nomi che attesta.
Mentre nomina la legge sotto la quale ad Archia fu garantita la cittadinanza di Eraclea, Cicerone comincia la frase con il verbo, enfatizzando il fatto che la cittadinanza era garantita al suo protetto da molto tempo ('Data est').
Una lettera di Cicerone a Attico l'anno seguente la vicenda rivela che egli era stato assolto.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 4726152139989611100009 · BAV 492/6361 · LCCN (EN) n97099721 · GND (DE) 4204427-3 · BNF (FR) cb12254955j (data) · J9U (EN, HE) 987007335976205171 |
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