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Suessa Pometia (in greco antico Σούεσσα Πωμεντιάνη) fu una città del Latium vetus, la cui collocazione è ancora incerta.
Suessa Pometia | |
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Localizzazione | |
Stato attuale | Italia |
Suessa Pometia o Pometia è citata da numerosi autori antichi [1], ma rimane priva di precisa localizzazione: probabile tra le moderne Aprilia e città di Pomezia, fondate entrambi negli anni trenta del XX secolo, quest'ultima ne riprende infatti solo il nome.
Virgilio la cita[2] tra le colonie di Alba Longa, nel qual caso la si dovrebbe annoverare tra le città latine, come anche per Diodoro.[3]Tito Livio e Strabone invece attestano che era volsca.[4] [5]
A Suessa nel 578 a.C. si ritirarono in esilio i due figli di Anco Marzio, che avevano assoldato i sicari di Tarquinio Prisco, dopo che Servio Tullio era salito al trono con il favore del popolo.[6] Suessa fu poi conquistata da parte del re di Roma Tarquinio il Superbo, e questo episodio segnò l'inizio di oltre due secoli di scontri.[4][5][7]
Suessa Pometia doveva essere una città ricca, se Tarquinio poté iniziare i lavori di costruzione del tempio di Giove Ottimo Massimo al Campidoglio, grazie al bottino raccolto dai Romani a seguito della sua conquista.[8]
In seguito la città si consegnò agli Aurunci e quindi nel 502 a.C. fu nuovamente presa dai Romani guidati dal console Spurio Cassio Vecellino, che la distrussero e ridussero gli abitanti in schiavitù.[9]
Nonostante questa sconfitta, la città riappare nel 495 a.C. in mano dei Volsci, che, temendo la reazione di Roma, lasciò a questa 300 figli di nobili come ostaggi a garanzia della nuova tregua:[10] ma i Romani, non fidandosi più dei Volsci, guidati da Publio Servilio Prisco Strutto, ebbero la meglio, distruggendo ancora Suessa [11][12], di cui non si ha più notizia nelle cronache successive.
Le successive vicende sono ignote; la città scomparve senza lasciare traccia.
Riguardo Suessa, Plinio il Vecchio racconta[13] che in essa i romani vi deportarono una neonata di nome Valeria, perché nata con i denti, fatto questo considerato di malagurio per la città di nascita della bambina.
La localizzazione di Suessa Pometia è ancora ignota, anche se è stata avanzata l'ipotesi (1968 da P. Brandizzi Vitucci, 1972 da F. Melis e S. Quilici Gigli) che corrispondesse all'area archeologica di Caprifico di Torrecchia, oggi nel territorio di Cisterna di Latina.[14][15]
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