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stile poetico degli scaldi, poeti scandinavi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La poesia scaldica è la poesia composta dagli scaldi, poeti delle corte scandinave.
Si contrappone alla poesia eddica. Infatti, mentre i versi eddici, nella loro tipicità, e in perfetta sintonia con le storie mitologiche o eroiche che narravano, erano semplici, sia in termini di contenuti che di stile e metrica, i versi scaldici, al contrario, erano complessi, intricati, e composti spesso come omaggio ad un particolare sire.
A differenza di molte altre forme letterarie di quell'epoca, le creazioni della poesia scaldica sono attribuibili a particolari autori, e tali attribuzioni poggiano su ragionevoli basi di certezza, dal momento che molti scaldi erano uomini influenti e potenti, e per questo perfino noti da un punto di vista biografico.
Un tipo fondamentale di verso incidentale trovato nelle saghe è il drápa contenente tipicamente un ritornello.
Il verso più leggero della poesia scaldica era chiamato flokkr.
Un altro verso scaldico incidentale, che si rinviene nelle saghe e nelle storie, include il lausavísur, che è una singola stanza del dróttkvætt improvvisata al momento per l'occasione che aveva ispirato la poesia.
Gli scaldi componevano anche satira (níðvísur) e, molto raramente, anche versi erotici (mansöngr).
Gli scaldi scrivevano i loro versi in varianti e dialetti del norreno.
Tecnicamente, nei loro versi di solito si ritrova la forma del verso allitterativo, e quasi sempre si utilizzava la stanza dróttkvætt (nota anche come Court o Lordly Metre). Il dróttkvætt è in effetti il metro principale della poesia scaldica; ogni strofa è composta da otto senari.
Tre sillabe di ogni verso sono accentate, sebbene la sola regola che governa l'ordine di queste è che le ultime due sillabe devono formare un trocheo (una sillaba accentata seguita da una non accentata).
L'allitterazione lega i versi in gruppi di due. Il primo verso di ogni distico deve avere un'allitterazione e il verso successivo deve iniziare con una parola che corrisponda all'allitterazione.
Ci deve essere inoltre un caso di assonanza in ogni verso. I versi pari devono contenere un'assonanza debole tra due delle proprie sillabe, e le dispari un'assonanza forte.
Nello Skáldskaparmál, la terza parte dell'Edda in prosa Snorri si propone l'intento di spiegare e aiutare a comprendere l'arte scaldica. Letterariamente si tratta di un dialogo fittizio tra Ægir, il dio del mare, e Bragi, il dio della poesia (il cui nome è lo stesso dello scaldo Bragi Boddason, introdotto dallo stesso Snorri nella prima parte) che discorrono sulle vicende vissute dagli Æsir. In particolare, Ægir domanda spesso per quale motivo certi oggetti, per esempio l'oro, viene chiamato in poesia riscatto della lontra. Bragi risponde raccontanto il mito in cui Oðin, Loki e Hœnir, durante un viaggio, dopo aver ucciso incidentalmente una lontra che altri non era che il figlio del Nano Hreiðmarr, furono costretti a pagare il guidrigildo per l'uccisione con un anello d'oro, Andvaranautr.
Questo e molti altri esempi di kenningar forniti dallo stesso Snorri dovevano servire non solo a spiegare miti che, nel suo periodo potevano essere stati dimenticati o non erano del tutto compresi, ma anche e soprattutto a formare gli scaldi che volevano cimentarsi in quest'arte.
Anche nella Heimskringla, la raccolta di saghe sui primi re di Norvegia, Snorri inserisce moltissime poesie, alcune dalla composizione molto complessa, il cui intento però non era più "didattico" come nello Skáldskaparmál, bensì inserire poesie contemporanee ai re e agli avvenimenti di cui parlava. Vengono naturalmente dati anche i nomi degli scaldi che quelle poesie componevano, uomini pienamente inseriti nelle lotte militari e politiche al fianco o contro i re. Non si trattava quindi di personaggi avulsi dal loro contesto, degli "intellettuali odierni", ma che prendevano parte a quello che succedeva.
Era la forma più complessa nella poesia scaldica. Significa "poesia signorile" e viene annoverata tra le forme allitterative. La sua complessità consiste nell'inserire rime interne e altre assonanze. Ogni strofa dróttkvætt ha otto versi, ciascuno con sei sillabe, e quasi sempre la metrica adottata è un trocheo.
Uno sviluppo tardo del dróttkvætt fu il hrynhenda, che consiste in otto sillabe per ogni verso. L'uso della rima e dell'allitterazione restano invariate. Fa la sua prima comparsa nell'anonimo Hafgerðingadrápa di cui sopravvivono solo quattro versi. Risale al 985.
Il verso allitterativo continuò ad essere usato in Islanda nella forma del ríma (pl. rímur), un poema epico scritto con il metro rímnahættir e composto da due a tre versi per strofa. La più antica ríma risale al XIV secolo ed è presente nel Flateyjarbók, ma ve ne sono altri nel Skíðaríma, Bjarkarímur e nel Lokrur.
I versi degli scaldi contengono a gran profusione anche il kenning, tipo di metafora prefissata trovata in moltissimi poemi del Nord Europa dell'epoca.
I kenningar sono utilizzati per fornire un'immagine standard che formi un emistichio allitterante, in modo da rispondere ai requisiti del dróttkvætt; tuttavia le richieste tecniche maggiori del verso scaldico sono che i kenningar siano ripetuti e mescolati per creare fraseggi astuti e giochi di parole. Tali immagini possono diventare a volte ermetiche, almeno per coloro che non riescono a cogliere l'allusione che porta il tema principale di molti di essi.
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