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Il piano particolareggiato è uno strumento di pianificazione territoriale usato in materia di urbanistica in Italia.
Il piano particolareggiato attua gli strumenti direttori di cui alla legge 17 agosto 1942, n. 1150, insieme ai vari piani regolatori come il piano regolatore generale (PRG), il piano regolatore generale intercomunale e il programma di fabbricazione.
La finalità è quella di rendere concreta la realizzazione degli interventi previsti nel PRG, in particolare:
I limiti spaziali non sono fissati per legge ma corrispondono a limitati contesti, da scala urbana a infra-urbana.
Per quanto riguarda la cogenza, la 1150 stabilisce che è facoltativo; tuttavia è l'unico degli strumenti attuativi obbligatori previsti.
La 1150 stabilisce una scadenza temporale di 10 anni, ma conservano validità le misure di regolamentazione dell'attività edificatoria in quanto integrativa delle analoghe misure del PRG.
Il P.P. una volta redatto, viene adottato con delibera del consiglio comunale. Esso viene successivamente depositato in pubblicazione per 30 giorni, durante i quali è possibile prendere visione del progetto da parte dei cittadini. Negli ulteriori 30 giorni successivi è possibile effettuare le osservazioni o opposizioni da parte dei soggetti pubblici o privati direttamente coinvolti (enti, associazioni, proprietari, ecc.). Scaduti i termini utili, si avvia la fase delle controdeduzioni con successivi rigetti e accoglimenti delle osservazioni avanzate. Il progetto del Piano viene trasferito in Regione. La giunta regionale ha quattro possibilità:
Dato che l'iter è lungo e macchinoso, si rende necessario salvaguardare il P.P., tramite il sindaco, a fronte di richieste di trasformazione del territorio in contrasto con il P.P. adottato. Queste misure di salvaguardia hanno la durata di 3 anni. La legge 47/1985 ha soppresso la necessità di approvazione del P.P. da parte della Regione.
Il piano finanziario era obbligatorio per la legge n. 1150/1942. I comuni dovevano metterlo in budget anche 3-4 anni prima che il piano fosse approvato. Risolto dalla legge 6 agosto 1967, n. 765 che ha trasformato l'obbligo del piano finanziario in obbligo della "stima sommaria dei costi".
L'iter è lungo e macchinoso. Risolto dalla legge 28 febbraio 1985, n. 47 che stabilisce che il P.P. debba essere approvato dal comune al momento delle controdeduzioni.
I terreni dovrebbero essere espropriati anni prima, la difficoltà è di ordine economico e temporale.
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