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artista ucraina Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Pelaheja Andriïvna Rajko, nata Soldatova, nota anche con lo pseudonimo di Polina Rayko o Raiko (in ucraino Райко Пелагея Андріївна?, traslitterato anche come Pelageya Andreevna Raiko; Cjurupyns'k, aprile 1928[1] – Cjurupyns'k, 15 gennaio 2004), è stata una pittrice ucraina autodidatta.
Nacque ad aprile[1] nella città ucraina di Cjurupyns'k (attualmente Olešky, nella regione di Kherson, nelle vicinanze del Mar Nero), ma la data che viene registrata sul passaporto è il 15 maggio[1]. Era una dei cinque figli - tre femmine e due maschi - della famiglia contadina dei Soldatov. All'età di 22 anni, sposò Nikolai Alexeevich Rajko dal quale ebbe due figli: Elena, nata nel 1951 e Sergei, nato nel 1953. La famiglia viveva una vita modesta, sopravvisse grazie ai prodotti coltivati nel proprio orto e al lavoro stagionale in un kolkhoz[2]. Nel 1954 i Raiko costruirono una nuova casa vicino al fiume.[3]
Nel 1994, Rajko perse la figlia Elena in un incidente stradale. A dicembre dell'anno successivo morì anche il marito Nikolai. A due anni di distanza, Sergei, diventato dipendente dall'alcol, dopo aver venduto gli oggetti di casa e aggredito la madre, finì in prigione.[3] Morì nel 2002 per una cirrosi epatica.[3]
Polina Rajko visse per tutta la sua vita nella città natale, dove morì all'età di 75 anni.[2]
L'8 giugno 2023 la casa-museo di Rajko è stata sommersa dall'acqua in seguito alla distruzione della diga di Kakhovka da parte del esercito russo, avvenuta il 6 giugno 2023. Considerato il carattere delle opere, dipinte ad olio direttamente sui muri, e pertanto non rimovibili, è assai probabile che nessuna delle opere sopravviverà all'allagamento, ma è possibile anche che grazie alla scelta dei materiali, i dipinti potranno resistere all'umidità.
Nell'autunno del 1998, all'età di 69 anni, tre anni dopo la morte del marito e mentre Sergei era in prigione, Polina Rajko iniziò a dipingere, realizzando la sua prima composizione sui muri di casa.[4]
La sua piccola pensione di 74 grivna al mese, le permetteva di usare solo i materiali più economici, vernice e pennelli, che trovava sul mercato locale.[3] Ma la pittura era diventata la sua vera passione, tanto da aver ricoperto tutte le pareti della sua casa di decorazioni colorate.[5] Poco a poco, la casa di Polina Rajko diventò un luogo di pellegrinaggio, visitata da giornalisti, appassionati d'arte e turisti.
Nel corso degli anni il suo lavoro si fece conoscere e nonostante le fu chiesto di dipingere le case di altre persone (Polina iniziò a ricevere ordini di lavoro dalle sue amiche per ornare le pareti delle case, cancelli, stufe o i monumenti del cimitero locale[3]), non guadagnò mai molto con queste attività.[3]
Poco a poco, la sua casa diventò un luogo di pellegrinaggio, visitata da giornalisti, amanti dell'arte e turisti.[3]
Nel 2003, l'associazione locale Kherson Center "Totem", interessata alle sue creazioni, prese l'iniziativa di produrre Road to Paradise, un opuscolo sulla sua vita e il suo lavoro. La pubblicazione dell'album uscì però nel 2005, Polina Rajko era morta l'anno prima, il 15 gennaio 2004.[3]
Polina Rajko non aveva un'educazione artistica, chiamò la sua arte un dono di Dio come ricompensa per le sue sofferenze e la vita non facile.[3] Nella sua casa non c'era la TV, Rajko trasse ispirazione dal mondo circostante e dai suoi stessi ricordi e questo probabilmente contribuì a preservare lo stile naïf, la sincerità e genuinità delle immagini dipinte. Il suo immaginario combinò simbolismo cristiano, sovietico e pagano.[3]
Su Polina Rajko sono stati realizzati alcuni programmi TV e nel 2005 è stato pubblicato in ucraino e inglese The Road to Paradise, un catalogo contenente suoi dipinti. Una mostra di fotografie dei murales dell'artista si è tenuta presso il centro nazionale di cultura popolare Museo Ivan Hončar.[1]
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