Di Olivuccio, sino al 2002, non si conosceva nessuna opera, ma erano noti il suo nome e l'importanza, dedotta dal fatto che il duca di MilanoFilippo Maria Visconti gli aveva commissionato nel 1429 la decorazione ad affresco (con tema Adorazione dei Magi) della Santa Casa di Loreto, opera oggi non più visibile perché occultata dalla decorazione marmorea disegnata dal Bramante o distrutta.
Nel 2002, però, ci fu una svolta: sul Crocifisso del 1396 conservato a Macerata Feltria, la firma dell'artefice, che fino a quel momento era stata letta Carolus[3], in seguito a un'intuizione dello storico dell'arte Matteo Mazzalupi si rivelò come Ciccarellus; l'opera venne così riportata al suo vero autore, Olivuccio. Di conseguenza, tutte le opere che erano state attribuite al pittore Carlo da Camerino, perché possedevano analogie stilistiche con il Crocifisso, unica opera firmata, furono assegnate a Olivuccio di Ciccarello. Carlo risultò essere così una figura fittizia, tanto da essere definito da Mazzalupi "il pittore inesistente"[4][5], mentre Olivuccio, pittore di cui era noto il nome, ma a cui, come già ricordato, non era attribuita neppure un'opera, ebbe finalmente riconosciuta la paternità dei propri dipinti.
Olivuccio fu un esponente di primo piano della Scuola di Ancona, attiva tra XIV e XV secolo in ambito tardo-gotico; insieme a lui operarono Giambono di Corrado da Ragusa, suo figlio adottivo, e Bartolomeo di Tommaso da Foligno[1][6]. Il suo legame con la città dorica è testimoniato dal fatto che la maggior parte delle sue opere è conservata ad Ancona oppure da questa città proviene; inoltre nel documento attestante la commissione per l'affresco nella Santa Casa di Loreto, Olivuccio è chiamato Magister Alegutius Cicarelli de Ancona[7].
Le fonti che attestano le opere elencate qui sotto, ed edite antecedentemente al 2002, parlano di Carlo da Camerino; successivamente a tale data, parlano di Olivuccio di Ciccarello. Per i motivi esposti sopra, i due nomi si riconducono entrambi ad Olivuccio.
Crocifissione con la Madonna, una santa martire, S. Giovanni Evangelista, S. Antonio Abate e S. Maria Maddalena, Zagabria, Galleria Strossmayer, già attribuita genericamente alla "Scuola di Ancona"[9]
Madonna in trono con Bambino (nella cuspide: Crocifissione tra S. Maria Maddalena e S. Giovanni), tempera su tavola, (1400), Mondavio (PU), Palazzo Comunale[9]
Storie evangeliche (frammenti di affreschi), Recanati (MC), Chiesa di S. Agostino[9]. Tra i soggetti rappresentati ci sono:
Annunciazione
Annuncio ai pastori,
Santi e profeti
Redentore benedicente
Crocifisso con Cristo risorto, la Madonna, S. Giovanni Battista e S. Francesco orante, (1396), Macerata Feltria (PU), Chiesa di S. Michele Arcangelo. Prima opera attribuita ad Olivuccio, dalla quale è stato possibile ricostruire il corpus dei suoi dipinti. È datata “MCCCLXXXXVI”[9]
Il primo a leggere la firma e a leggerla "Carolus" è Cesare Brandi. Vedi: Cesare Brandi, Pittura riminese del '300, 1935 (Catalogo della mostra tenuta a Rimini)
Nadia Falaschini, Su alcuni quadri del museo diocesano di Ancona e sul magister Olivierus pictor.., Quaderni della Cattedrale, edito dalla Arcidiocesi di Ancona nel 2003
Paolo da Poggetto, Fioritura tardogotica nelle Marche, Electa editrice, 1998. Il dipinto proviene dall'Università di Strasburgo ed è nel Museo delle Belle Arti nel 1938. La tavola forse è stata tagliata lungo il margine inferiore: la zona superiore, conservatrice della cornice originale, fa presupporre la sua appartenenza ad un polittico. Il primo ad accorgersi che questa bellissima tempera era opera di Carlo da Camerino fu Laclotte nel 1964
Già in collezione privata a Filadelfia (Zampetti, Pittura nelle Marche), già nella collezione di Giovanni Sarti (Andrea De Marchi e Matteo Mazzalupi, Pittori ad Ancona nel Quattrocento, Motta editore, Milano 2008, ISBN 978-88-7179-607-9)
Secondo lo Zampetti (Pittura nelle Marche, op. citata), quest'opera e la precedente dallo stesso titolo sono forse gli sportelli laterali della Dormitio virginis di Ancona; è stata la terza opera a lui assegnata ed era precedentemente attribuita alla "Scuola di Ancona"
L'attribuzione a Carlo da Camerino, e conseguentemente ad Olivuccio di Ciccarello, risulta dal sito ufficiale del museo d'arte di Cincinnati: Copia archiviata, su taftmuseum.org. URL consultato il 19 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2012).