Nikolaj Jakovlevič Danilevskij
politico e saggista russo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Nikolaj Jakovlevič Danilevskij (1822 – 1885) è stato un politico e saggista russo.
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Danilevskij è ricordato soprattutto come esponente delle teorie panslavistiche e filoslave esposte nel suo scritto Russia ed Europa (1869), nel quale sostenne la sostituzione della civiltà slava alla civiltà occidentale. Fu fautore di una federazione slava con a capo la Russia e Costantinopoli per capitale. Sostenitore della liberazione dai turchi dell'antica capitale dell'Impero Romano d'Oriente, scrisse infatti: «L’attuale nome turco Istambul, è solo un marchio d’infamia. Non ha mai ottenuto cittadinanza universale; il suo valore è unicamente locale ed è destinato a scomparire insieme ai conquistatori. È un nome che ha carattere provvisorio, così come provvisorio è il ruolo dei turchi nella questione orientale. D’altra parte l’intero Maomettanesimo non è che un episodio della storia universale. Ma la capitale del Bosforo non è solo una città del passato: il futuro le appartiene. E gli slavi, come se avessero avuto un presentimento della sua e della loro futura grandezza, l’hanno profeticamente chiamata Car’-grad. Questo nome, per il suo significato e per il fatto di essere slavo, è la futura denominazione della città»[1].
Esercitò la sua influenza su molti letterati dell'epoca, in particolare su Dostoevskij.
Fu un sostenitore di spicco della teoria delle "specie chiuse", secondo la quale il concetto di umanità è ascrivibile ad una commistione ed interazione del tutto casuale di popoli e tribù che si sono, socialmente e culturalmente, sviluppati indipendentemente gli uni dagli altri. Secondo Danilevskij solo i russi, uniti agli slavi in generale, possono sviluppare armonicamente un'unione di religione, politica, cultura e sviluppo sociale.
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