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filosofo e teologo francese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Nicola d'Autrecourt (in francese Nicholas d'Autrécourt; in latino Nicolaus de Autricuria; Autrécourt-sur-Aire, 1299 – Metz, 1369) è stato un filosofo e teologo francese.
Nato ad Autrécourt, vicino Verdun, studiò a Parigi e ottenne il baccalaureato in teologia e legge e il titolo di magister artium[1].
Dopo una prima convocazione ad Avignone nel 1340, il 19 maggio 1346 le sue posizioni furono condannate da papa Clemente VI come eretiche. Nicola d'Autrecourt fu condannato a bruciare i suoi libri e ritrattare, cosa che fece a Parigi nel 1347.
Il principale assunto del suo pensiero è l'estremo scetticismo portato alle sue ultime logiche conseguenze. È infatti considerato spesso il solo filosofo autenticamente scettico del medioevo[2]. Nicola d'Autrecourt sosteneva che materia, spazio e tempo erano tutti formati da atomi indivisibili, punti ed istanti e che tutti i processi di generazione e corruzione , dipendessero dalla disgregazione e ri-aggregazione di atomi. Vi sono evidenti somiglianze col pensiero di al-Ghazali, con cui venne sicuramente a contatto o direttamente o tramite Averroè[2].
La sua filosofia è spesso paragonata a quella di David Hume, ma è stato anche sostenuto che le somiglianze siano solo superficiali, non ci sono infatti prove che Nicola d'Autrecourt abbia influenzato Hume o altri filosofi moderni.
Una delle sue opere più importanti fu l'Exigit ordo, anche conosciuto come Tractatus universalis o Tractatus utilis (dalle prime due lettere del testo[3]).
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