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tiratrice scelta sovietica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Natal'ja Kovšova in russo Наталья Венедиктовна Ковшова? (Ufa, 26 novembre 1920 – Sutoki, 14 agosto 1942) è stata una militare sovietica, cecchino dell'Armata Rossa durante la seconda guerra mondiale.
Natal'ja Kovšova | |
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Nascita | Ufa, 26 novembre 1920 |
Morte | Sutoki, 14 agosto 1942 |
Dati militari | |
Paese servito | Unione Sovietica |
Forza armata | Armata Rossa |
Unità | 528º Reggimento fucilieri |
Anni di servizio | 1941-1942 |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Fronte orientale |
Decorazioni | Eroe dell'Unione Sovietica |
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Combatteva con l'osservatore e amica Marija Polivanova. Natal'ja combatté coraggiosamente per tutta la durata della guerra; fu uccisa in uno scontro contro la Wehrmacht vicino a Novgorod nell'agosto del 1942. Il 14 febbraio 1943 le fu conferito postumo il titolo di Eroe dell'Unione Sovietica, la più alta onorificenza dell'Unione Sovietica.[1]
Nacque il 26 novembre 1920 a Ufa, in Russia. Poco dopo la sua nascita, la famiglia si trasferisce a Mosca, dove studiò in una scuola superiore. Dopo il diploma, iniziò a lavorare presso un istituto di ricerca sempre a Mosca in attesa di essere ammessa nell'aviazione, qui conobbe una ragazza di nome Marija Polivanova; le due divennero buone amiche.[2]
Quando nel 1941 scoppiò la guerra, si unì a un'unità di milizia Narodnoe opolčenie a Mosca, insieme a Polivanova, all'età di 21 anni. Questi gruppi nacquero quando i tedeschi iniziarono a bombardare le città e i paesi russi. Natal'ja fu a capo del dipartimento di osservazione e comunicazione, motivo per cui trascorse molte notti dentro la torre di controllo. Dopo questa esperienza, frequentò l'addestramento per cecchini presso il 528º Reggimento Fucilieri e al termine, fu inviata al fronte con il reggimento.[3][4]
Nel gennaio 1942, le due amiche iniziarono a combattere come cecchini contro i tedeschi sul fronte nord-occidentale. Natal'ja era il tiratore della squadra mentre Marija era il suo osservatore. Entrambe combatterono nella battaglia di Mosca, con il 528º Reggimento, impiegato a difesa della capitale: durante la battaglia, si dimostrò un cecchino esperto uccidendo molti soldati tedeschi; nel contempo scavò anche numerose postazioni anticarro, postazioni di mitragliatrici e trincee per la fanteria. Si occupò di addestrare i nuovi soldati all'uso dei fucili e addestrò anche gli studenti migliori a diventare cecchini, insegnando loro la tecnica di tiro e trasmettendo le sue abilità di tiro. Per le sue azioni nella battaglia di Mosca, Natal'ja Kovšova fu insignita dell'Ordine della Stella Rossa.[1] Durante la guerra, espresse un grande odio nei confronti dei tedeschi, ispirata dalla propaganda sovietica che spiegava come i soldati sovietici stessero combattendo per la loro liberazione.
Nel 1942 scrisse a sua madre:"Puoi sentire storie orribili dai residenti locali che sono stati nelle mani dei maiali fascisti. Le donne con cui viviamo hanno avuto un ospite che è venuto a trovarci e ha detto che i tedeschi hanno sparato a suo fratello e a quattro suoi amici solo perché erano usciti dopo le 16". Il 7 luglio 1942 scrisse nuovamente a sua madre:"Mia carissima mamma! Ti prego, non arrabbiarti perché non ti ho scritto di essere stata ferita. Non volevo farti preoccupare senza motivo, visto che non è successo nulla di grave... Sono tornata con la mia unità il 2 giugno 1942. Ora io e Mashenka [Marija] lavoriamo con i giovani cecchini. Hanno buone potenzialità. Nelle ultime due settimane di giugno i nostri studenti hanno abbattuto 3 Fritz. Non male! Qualche giorno fa cinque di noi sono andati in ricognizione senza dire nulla al comandante. Eravamo proprio sotto il naso dei tedeschi e loro non se ne sono accorti!".[1]
Il 14 agosto 1942, il reggimento di Natal'ja Kovšova fu impegnato nei combattimenti vicino al villaggio di Sutoki-Byakovo, nell'Oblast di Novgorod.[5] I mitraglieri e i cecchini resistettero all'offensiva tedesca nelle trincee. I soldati sovietici furono uccisi uno dopo l'altro, finché rimasero solo Kovšova e Polivanova, entrambe ferite. Poiché la cattura non era un'opzione accettabile per loro, Natal'ja decise di estrarre la spoletta di una granata e di aspettare per far saltare in aria i soldati tedeschi appena entrati in trincea facendosi esplodere, sacrificando in questo modo se stessa e Polivanova e ferendo o uccidendo diversi soldati tedeschi.
Fu insignita postuma del titolo di Eroe dell'Unione Sovietica, in riconoscimento del suo sacrificio. Si stima che Natal'ja Kovšova e Marija Polivanova abbiano ucciso insieme oltre 300 soldati tedeschi.[4][6] Negli anni sessanta le fu intitolato anche un peschereccio sovietico.[7]
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