Castello Manservisi

castello a Castelluccio, Alto Reno Terme Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Castello Manservisimap

Il Castello Manservisi è una dimora storica in stile neogotico e dalle sembianze di castello medievale, situata al centro del borgo di Castelluccio, nel comune di Alto Reno Terme, in Emilia-Romagna. Ospita il Museo etnografico LabOrantes.

Fatti in breve Localizzazione, Stato ...
Castello Manservisi
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Localizzazione
Stato Italia
Regione Emilia-Romagna
LocalitàAlto Reno Terme
Indirizzovia Manservisi 3, Castelluccio
Coordinate44°09′09.42″N 10°55′40.83″E
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Stileneogotico
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Storia

Il complesso di Castelluccio era di proprietà della famiglia dei Nanni-Levera, nobili possidenti dell'Appennino che avevano fatto fortuna al servizio del cardinale Lambertini, futuro Papa Benedetto XIV.[1]

Nel 1886 Alessandro Manservisi, assieme ad altri tre soci in seguito liquidati, acquistò il complesso e diede in via ad importanti lavori di ristrutturazione secondo la moda del tempo.[1] Al cantiere parteciparono abili scalpellini e maestri del ferro battuto a mano, che scolpirono e forgiarono grate, lampioni, mensole, anelli per legare cavalcature, ferramenta per infissi di legno.[1]

Nella nuova dimora signorile i Manservisi organizzavano feste e ricevimenti nel periodo estivo, a cui partecipavano l'alta borghesia e la nobiltà bolognese e alcuni artisti dell'epoca, tra cui si segnala Alfredo Testoni.[2]

Alla morte di Alessandro Manservisi, nel 1912, il complesso architettonico subì nuove trasformazioni per accogliere una colonia scolastica. Fu quindi rinnovato con terrazze e coperture, e ampliato, ad esempio con l'aggiunta degli spazi oggi adibiti a museo.[1][3]

Descrizione

Il castello è al centro del borgo di Castelluccio, situato a 810 m s.l.m. lungo il crinale tra il Monte Cavallo e il Monte Tresca, a dominare le vallate sottostanti.[4]

Il complesso attuale rivela proporzioni e linee tipiche di quell'architettura romantica che fu di moda nell'ultimo trentennio del XIX secolo e agli albori del Novecento, quando venne pesantemente rimaneggiato in stile neogotico, con l'aggiunta di torri, portici e archi a sesto acuto.[1][5]

All'interno si scoprono lo scalone affrescato, sale e saloni ancora arredati e stufe in maiolica colorata. Nei sotterranei sono presenti alcune grotte.[4] Nella Sala degli "arazzi" sono esposte otto tele a trama grossa realizzate a inizio Novecento da Giacomo Lolli (1857-1930). Le tele, restaurate, raffigurano degli arazzi a trompe-l'œil.[6]

L'antica casa Nanni, che precedeva la costruzione del castello, venne usata come scuderia.[3][7]

Museo etnografico LabOrantes

Riepilogo
Prospettiva

Il museo etnografico LabOrantes occupa un'intera ala del castello e si articola in 26 sale, affermandosi come il museo più grande dell'Appennino bolognese.[8]

Il museo documenta la vita della comunità dell'Appennino bolognese, conservando oggetti e strumenti legati alla cultura montanara e alle attività della tradizione, ormai abbandonate a seguito dell'urbanizzazione e dei cambiamenti nello stile di vita nel corso del Novecento. L'esposizione, nata grazie all'iniziativa della Pro Loco, si è arricchita successivamente di materiali donati dagli stessi abitanti.[9]

Percorso museale

Il percorso museale è articolato in due sezioni: la prima, quella etnografica, raccoglie ed espone oggetti della tradizione, dell'attività artigianale e della vita domestica. In particolare, è stato ricostruito l'ambiente della cucina, in cui sono esposti gli strumenti per la raccolta delle castagne, capi d'abbigliamento d'epoca e rudimentali sistemi d'illuminazione.[9]

La seconda sezione invece espone arredi sacri ed oggetti liturgici provenienti dall'Oratorio parrocchiale di Castelluccio, dal Santuario della Madonna del Faggio e dal santuario della Madonna del Ponte. La raccolta si compone di tavolette votive, ex voto, libri, paramenti, abiti talari, addobbi religiosi e varie testimonianze di religiosità popolare. Di particolare interesse, si segnala un presepe del XVII secolo. L'esposizione è corredata da supporti informativi utili all'approfondimento dei contenuti trattati.[9]

Note

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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