Il movimento dell'Alleluia, noto anche come "la grande devozione", fu una manifestazione a carattere religioso sviluppatasi nel 1233 nell'Italia centro-settentrionale[1]. Sorto nella primavera di quell'anno come uno spontaneo moto di fervore religioso popolare, con il contributo degli ordini mendicanti francescani e domenicani, si trasformò ben presto sia in un'azione moralizzatrice e pacificatrice all'interno di varie realtà cittadine comunali, sia in una vera e propria azione antiereticale.

Su pressione degli ordini mendicanti, in particolare dei domenicani, vennero riformate alcune legislazioni statutarie comunali, inserendo non solo norme contro l'usura, il lusso e i costumi licenziosi, ma anche rigorose disposizioni antiereticali. In particolare, i domenicani Giovanni e Bartolomeo da Vicenza e il francescano Gerardo di Modena arrivarono a sostituire temporaneamente il podestà di Parma, rivedendo gli statuti cittadini, nei quali inclusero, oltre a leggi in favore dei poveri e per la pace civile, anche l'espulsione o l'esecuzione di eretici, sodomiti e altri trasgressori della morale. I frati coinvolti nel movimento dell'Alleluia trovarono ispirazione e sostegno nell'energica politica di lotta contro le eresie promossa dal papa Gregorio IX[2].

Il movimento si esaurì rapidamente nel corso dello stesso anno, facendo registrare un gran numero di conversioni, arresti e condanne al rogo in massa di eretici. [3]

Note

Bibliografia

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