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commedia di Tito Maccio Plauto Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Mostellaria (la Commedia del Fantasma) è una commedia di Plauto ed è inserita nel ciclo della beffa. È sicuramente una delle più note commedie plautine, e semplifica la tipologia fondamentale dell'intreccio comico di Plauto, cioè l'inganno, la gozzoviglia, la pigrizia e la beffa come motori degli eventi.
Mostellaria -La commedia del fantasma- | |
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Commedia | |
Mosaico di un gruppo di attori in scena (Pompei) | |
Autore | Tito Maccio Plauto |
Titolo originale | Mostellaria |
Lingua originale | |
Genere | Palliata |
Ambientazione | Ad Atene, tra la casa di Teopropide e quella di Simone |
Personaggi | |
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Nella commedia il vecchio Teopropide parte per un viaggio in Egitto. Il figlio Filolachete, prima ragazzo diligente e atletico, comincia a sperperare tutto il patrimonio del padre in banchetti e si indebita enormemente con un usuraio per liberare l'amata cortigiana Filemazio. Improvvisamente Teopropide torna dal suo viaggio e così l'astuto schiavo Tranione inganna il padrone dicendogli prima che la casa (in cui in quel momento si trovavano Filolachete e amici a banchetto) è stata infestata da un fantasma, poi che tutto il patrimonio è stato speso per acquistare una nuova casa. Alla fine Teopropide capisce di essere stato ingannato e si accinge a torturare lo schiavo Tranione ma grazie all'intercessione dell'amico Callidamate lo schiavo, il padre e il figlio si riconciliano.
La cosa che solitamente rimane più impressa nelle commedie plautine sono i personaggi, sempre molto dettagliati, dinamici irriverenti e volgari al fine di scatenare la risata, e forse è proprio la loro volgarità ed irriverenza a renderli così concreti e comici, ogni personaggio ha dietro di sé uno studio psicologico e un tipo di carattere, molte volte le peculiarità dei personaggi vengono palesate tramite i cosiddetti "nomi parlanti" che spiegano già da soli il personaggio.
Nella commedia è assente il prologo, sostituito dal dialogo tra i due servi Tranione e Grumione nella prima scena del primo atto.
La commedia si apre con un iniziale dialogo tra due servi: Tranione e Grumione. Questa discussione, che è un vero e proprio litigio, funge da riassunto per descrivere a grandi linee i fatti antecedenti al momento in cui la scena si svolge: Teopropride, il padrone dei due servi, è partito per l'Egitto lasciando il figlio Filolachete da solo ad Atene. Filolachete ha sfruttato l'assenza del padre per darsi a una vita smodata. Come infatti afferma subito dopo lo stesso Grumione, Filolachete, prima della partenza del padre, era un ragazzo a modo, atletico e dedito agli studi. L'atto prosegue con una scena tra il ragazzo, Filemazia e Scafa. Le due si stanno preparando per un banchetto cui prenderanno parte con Filolachete e il suo amico Callidamate, insieme alla prostituta Delfio.
Mentre il banchetto procede tranquillamente, sopraggiunge Tranione il quale ha scoperto dell'arrivo di Teopropide al porto di Atene. Ovviamente questa è una pessima notizia per il gruppo di banchettanti, che ha sperperato il patrimonio di Teopropride. L'astuto Tranione ha però un'idea per salvare i suoi amici dalla collera paterna: fa nascondere i banchettanti all'interno della casa di Filolachete, cosicché egli possa attuare il suo piano. Così lo schiavo, dopo aver fermato il vecchio Teopropide che stava per entrare in casa, racconta che la dimora era stata infestata dal fantasma di un uomo ucciso molti anni prima dal precedente padrone. Il vecchio crede alle parole del suo servo e scappa.
Il terzo atto si svolge principalmente nella piazza della città.
L'usuraio Misargiride, che aveva prestato a Filolachete il denaro per poter riscattare la propria amante Filemazia, incontra Tranione. Nel frattempo giunge, con lo stupore di Tranione, Teopropide. Quest'ultimo viene così a sapere del prestito effettuato da Misargiride. Tranione si sente perduto, ma recupera l'animo e inventa una nuova bugia, facendo credere a Teopropide che i soldi erano stati usati per comprare una nuova casa, dato che quella vecchia era ormai irrecuperabile.
Così il vecchio Teopropide resta ancora all'oscuro dei bagordi che stanno avvenendo nella sua dimora e del fatto che il suo patrimonio è stato quasi del tutto sperperato.
Dopo che Tranione si è allontanato, Teopropide incontra due uomini che cercano di entrare nella sua casa e non riuscendoci iniziano a bussare. Essi sono Fanisco e Pinacio, schiavi del migliore amico di Filolachete, Callidamate, che in quel momento è in casa, occupato a festeggiare. Teopropide, parlando con i servi di Callidamate, capisce l'inganno tesogli da Tranione e decide di vendicarsi del figlio e del servo.
L'atto si apre con Tranione che ormai si rende conto di non poter più nascondere il suo inganno al vecchio e, dopo aver fatto fuggire il suo giovane padrone insieme agli altri banchettanti dalla casa, si prepara ad affrontare il padrone. Quest'ultimo dopo aver parlato con il servo, si accinge a torturarlo, ma sopraggiunge Callidamate che riesce a distoglierlo dal suo intento.
Alla fine Teopropide perdonerà Filolachete e Tranione.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 220276165 · BAV 492/47842 · LCCN (EN) no2013094702 · GND (DE) 4295293-1 · BNF (FR) cb137362728 (data) · J9U (EN, HE) 987007405119005171 |
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