La bomba Molotov – detta anche bottiglia incendiaria, bottiglia Molotov, cocktail Molotov (in russo Коктейль Молотова?, Koktejl' Molotova), o semplicemente Molotov – è un ordigno incendiario a corto raggio, lanciato manualmente.

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Bomba Molotov "standard".[1]

È stata impiegata sia come arma d'ordinanza per la lotta anticarro da parte di varie forze armate regolari (soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale), sia come arma improvvisata per azioni di guerriglia o di scontro urbano da parte di vari attori non statali.

Caratteristiche basilari

La versione più semplice di bottiglia incendiaria è costituita da un contenitore che si rompe quando impatta contro una superficie dura (normalmente una bottiglia di vetro frangibile), da un liquido infiammabile e incendiario (contenuto nella bottiglia), e da un pezzo di tessuto poroso che funge da stoppino (inserito nel collo della bottiglia e che pesca nel liquido infiammabile e incendiario, essendone completamente impregnato)[2][3][4][5].

A volte sulla bottiglia di vetro vengono praticate delle incisioni con un utensile tagliavetro, per permetterne una più facile frantumazione al momento dell'impatto contro il bersaglio[6].

Il liquido infiammabile e incendiario può avere una composizione altamente variabile: sola benzina[7]; benzina con additivi gelificanti[8][9]; 2/3 di benzina e 1/3 di olio motore o di diesel[10][11]; metà benzina e metà cherosene[12]; miscela composta da benzina, paraffina e catrame, ottenuta mescolando 1 parte dei primi due con 2 parti del terzo[13]; etanolo, catrame e benzina[14]; napalm di produzione artigianale, ovvero un carburante liquido a base di idrocarburi (solitamente benzina, ma anche olio carburante, olio diesel, cherosene, trementina, benzolo o benzene, toluolo o toluene) miscelato con polvere o scaglie di sapone[15] oppure con pezzetti di polistirolo[16]; eccetera. Solitamente i liquidi infiammabili-incendiari che hanno la consistenza di un gel o di una pasta sono preferiti per l'uso nelle bottiglie incendiarie, poiché aderiscono più prontamente alle superfici del bersaglio e producono una maggior concentrazione di calore[17].

L'utilizzatore infiamma il pezzo di tessuto appena prima di lanciare la bottiglia contro il bersaglio, assicurandosi che sia ben fissato[18] e che bruci bene per evitare che possa staccarsi o spegnersi durante il volo: quando la bottiglia si rompe, il liquido infiammabile e incendiario prende fuoco avvolgendo il bersaglio nelle fiamme.

Storia

Nel corso della Storia le bottiglie incendiarie sono state sviluppate in vari modi a seconda dell'inventiva e delle risorse del loro costruttore, assumendo così varie forme e vari gradi di distruttività.

Le prime attestazioni

L'uso di gettare bottiglie di vetro contenenti liquidi infiammabili-incendiari risale come minimo al XIX secolo, come testimonia il Diario del principe Don Agostino Chigi[19]:

«Giovedì 30 [maggio 1851] Ieri fu gettata una granata di vetro piena di combustibili (simile a quella che in Carnevale fu gettata nel legno [leggi: nella carrozza N.d.r.] del Principe di Musignano) nella bottega del libraio Bonifazi a San Marcello, che scoppiò, per fortuna, senza recar danno alle persone, che vi si trovavano; ed altra simile avanti a quella del libraio mercante di stampe tedesco a Piazza di Spagna, quale però non fece esplosione che questa mattina.»

Durante la Guerra Civile Spagnola

Le bottiglie incendiarie iniziarono a essere usate nei conflitti moderni a partire dalla Guerra Civile Spagnola (1936-1939). Nell'arco del conflitto furono usate da entrambi gli schieramenti: i franchisti le utilizzarono, ad esempio, per contrastare i carri armati sovietici T-26 che sostenevano la Repubblica Spagnola[20]. Anche i repubblicani usarono ordigni simili, come testimoniò Thomas 'Tom' Wintringham, veterano inglese delle Brigate Internazionali[21]:

(EN)

«We made “petrol bombs” roughly as follows: take a 2-lb. glass jam jar. Fill with petrol. Take a heavy curtain, hail a blanket, or some other heavy material. Wrap this over the mouth of the jar, tie it round the neck with string, leave the ends of the material hanging free. When you want to use it have somebody standing by with a light. Fur a corner of the material down in front of you, turn the bottle over so that petrol soaks out round the mouth of the bottle and drips on to this corner of the material. Turn the bottle right way up again, hold it in your right hand, most of the blanket bunched beneath the bottle, with your left hand take the blanket near the corner that is wetted with petrol. Wait for your tank. When near enough, your pal lights in petrol soaked corner of the blanket. Throw the bottle and blanket as soon as this corner is flaring. (You cannot throw it far.) See that it drops in front of the tank. The blanket should catch in the tracks or in a cog-wheel, or wind itself round an axle. The bottle will smash, but the petrol should soak the blanket well enough to make a really healthy fire which will burn the rubber wheels on which the tank track runs, set fire to the carburettor or frizzle the crew. Do not play with these things. They are highly dangerous.»

(IT)

«Abbiamo realizzato “bombe a benzina” più o meno nel modo seguente: prendi un barattolo di marmellata di vetro da 2 libbre. Riempilo di benzina. Prendi una tenda pesante, un pezzo di lenzuolo o qualche altro materiale pesante. Avvolgilo sull'imboccatura del vaso, legalo attorno al collo con lo spago, lascia libere di penzolare le estremità del materiale. Quando vuoi usarlo abbi qualcuno che stia vicino a te con una luce [leggi: con una fonte d'accensione N.d.r.]. Abbassa un angolo del materiale davanti a te, capovolgi la bottiglia in modo che la benzina fuoriesca attorno all'imboccatura della bottiglia e goccioli su questo angolo del materiale. Rivolta la bottiglia verso l'alto, tienila con la mano destra, la maggior parte del lenzuolo ammucchiata sotto la bottiglia, con la mano sinistra prendi il lenzuolo vicino all'angolo che è bagnato di benzina. Aspetta il tuo carro armato [leggi: il carro armato nemico N.d.r.]. Quando è abbastanza vicino, il tuo compagno d'armi accende l'angolo imbevuto di benzina del lenzuolo. Lancia la bottiglia e il lenzuolo non appena questo angolo si infiamma. (Non puoi lanciarla lontano.) Assicurati che cada davanti al carro. Il lenzuolo dovrebbe impigliarsi nei cingoli o in una ruota dentata, oppure avvolgersi attorno ad un asse. La bottiglia si romperà, ma la benzina dovrebbe impregnare il lenzuolo abbastanza bene da creare un fuoco molto vivo che brucerà le ruote di gomma su cui scorrono i cingoli del carro armato, darà fuoco al carburatore o friggerà l'equipaggio. Non giocare con queste cose. Sono altamente pericolose.»

Durante la Seconda Guerra Mondiale

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Bomba Molotov finlandese prodotta durante la Seconda Guerra Mondiale

Durante la Seconda Guerra Mondiale le bottiglie incendiarie furono ovunque di larghissimo utilizzo, in quanto molto efficaci contro i carri armati (soprattutto se leggeri), molto dannose per il morale del nemico ed economiche da produrre. Si può dire che questo fu il periodo di maggior sviluppo, adozione e uso di questa categoria di ordigni da parte di forze armate regolari: quasi ogni potenza coinvolta nel conflitto sviluppò infatti una sua particolare versione di bottiglia incendiaria. Nel corso della guerra le bottiglie incendiarie vennero affiancate da altre armi anticarro sempre più sofisticate, come ad esempio granate a mano a carica cava (come la RPG-43 o la RPG-6), fucili di grosso calibro (come il Boys o il PTRS-41), mine e artiglierie apposite, e i primi esempi di lanciagranate anticarro spalleggiabili (come il Bazooka o il Panzerschreck). Tuttavia, per tutta la durata del conflitto le bottiglie incendiarie continuarono a rimanere in dotazione ai fanti per le azioni di difesa e offesa a brevissima distanza contro i mezzi corazzati nemici.

Le forze armate finlandesi furono tra le prime ad adottare ufficialmente una loro versione migliorata di bottiglia incendiaria, che utilizzarono contro le forze armate sovietiche durante la Guerra d’Inverno (1939-1940) e la successiva Guerra di Continuazione (1941-1944) a fianco della Germania nazista. I finlandesi chiamarono per la prima volta questo ordigno “bottiglia Molotov” o “cocktail Molotov”, in segno di scherno verso l’allora ministro degli esteri dell’URSS, Vjačeslav Michajlovič Molotov: secondo alcune versioni questo termine fu coniato specificatamente a seguito delle dichiarazioni di Molotov secondo cui i bombardieri sovietici non sganciavano bombe ma cibo per i finlandesi (i cosiddetti "cestini del pane di Molotov")[22][23]. La risposta sarcastica furono appunto i "cocktail Molotov", prodotti in massa dall'azienda Alko, il monopolio statale finlandese degli alcolici[14][24]. La Molotov finlandese presenta delle particolarità rispetto alla Molotov "standard" usata fino alla Guerra Civile Spagnola. Essa è infatti costituita da una bottiglia di vetro frangibile, chiusa da un tappo, che si rompe quando impatta contro una superficie dura; da un liquido infiammabile e incendiario contenuto nella bottiglia; e da due grandi fiammiferi da tempesta (antivento) assicurati all'esterno della bottiglia per mezzo di nastro adesivo, lacci, spago, bande elastiche o simili. Fra i fiammiferi e la bottiglia sono presenti strisce di materiale isolante, per impedire che il calore dei fiammiferi accesi frantumi la bottiglia anzitempo. Anche in questa configurazione l'innesco (i fiammiferi) viene infuocato e la bottiglia lanciata contro il bersaglio.

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Bomba Molotov italiana prodotta durante la Seconda Guerra Mondiale[25]

Anche le forze armate dell'Italia fascista svilupparono una loro versione di bottiglia Molotov. L'ordigno era composto da una bottiglia di vetro da 1 litro, chiusa da un tappo metallico a pressione, contenente un liquido infiammabile e incendiario. Un grosso fiammifero-spoletta che fungeva da innesco, protetto da una copertura di tela, era fissato al lato della bottiglia da due anelli di corda. Alla parte superiore di questo fiammifero-spoletta era attaccata una cordicella sottile, che, quando veniva tirata, innescava la spoletta. Per evitare accensioni accidentali, la cordicella aveva una piccola maniglia di legno, che era fissata al collo della bottiglia per mezzo di un anello di filo. Appena prima dell'uso, la maniglia di legno veniva liberata con uno strappo leggero che rompeva l'anello di filo. La maniglia di legno veniva poi tirata con un forte strattone, e la bottiglia immediatamente lanciata con forza contro il bersaglio (se ciò non veniva fatto entro 2 secondi la bottiglia avrebbe potuto scoppiare prima di raggiungere il bersaglio)[26].

La bomba Molotov adottata dal Giappone imperiale era invece costituita da una comune bottiglia di birra, piena di liquido infiammabile e incendiario, munita di una complessa spoletta meccanica ad azione "omni-direzionale" (ovvero che innescava la Molotov indipendentemente dall'angolo di inclinazione con cui essa impattava contro il bersaglio). Vi era una rondella di gomma sotto la spoletta, per renderla impermeabile al liquido, e la spoletta si inseriva nel collo della bottiglia come un tappo a corona. La spoletta era costituita da un percussore contenuto in un alloggiamento e separato da un detonatore contenuto in un supporto da un fermaglio di sicurezza e da una molla di scorrimento. L'alloggiamento del percussore aveva un peso emisferico sulla sommità e poggiava contro la parte inferiore del cappuccio che aveva una forma simile. Anche il fondo del supporto del detonatore era arrotondato e poggiava contro una superficie a camma in modo che anch'esso fosse libero di muoversi. Il fermaglio di sicurezza attraversava l'alloggiamento del percussore e poggiava contro la parte superiore della supporto del detonatore, in modo che nessuna delle due parti fosse libera di muoversi. Sotto il detonatore si trovava un cilindretto contenente una miscela incendiaria composta da nitrato di bario (Ba(NO3)2) e magnesio (Mg). Per usare questa bottiglia Molotov, l'utilizzatore estraeva il fermaglio di sicurezza e poi lanciava la Molotov. Se la Molotov impattava contro il bersaglio dal lato della bottiglia, allora il percussore collegato al peso emisferico si muoveva, per forza d'inerzia e vincendo la resistenza della molla, contro il detonatore. Se invece la Molotov impattava contro il bersaglio dal lato della spoletta, allora era il detonatore a muoversi verso il percussore. Se, invece, la Molotov impattava contro il bersaglio lateralmente, allora sia il percussore sia il detonatore si muovevano l'uno contro l'altro, seguendo il profilo interno della spoletta. In ogni caso, all'impatto contro il bersaglio, la spoletta "omni-direzionale" entrava in funzione: il percussore colpiva il detonatore, questo infiammava la piccola carica "booster" (il cilindretto contenente la miscela nitrato di bario - magnesio), che a sua volta infiammava il liquido infiammabile-incendiario contenuto nella bottiglia[27][28].

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Bomba Molotov giapponese prodotta durante la Seconda Guerra Mondiale[29]
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Bomba Molotov sovietica tipo "KS" (in russo КС?) prodotta durante la Seconda Guerra Mondiale.[30]

Durante la seconda guerra mondiale fu l'Armata Rossa sovietica, sia per le dimensioni di tale forza armata che per l'ampiezza dei fronti sui quali operò, ad utilizzare nel modo più massiccio le bombe Molotov – che per ovvi motivi non venivano chiamate così, ma semplicemente "bottiglie incendiarie". Sul fronte orientale, tali ordigni erano impiegati massimamente contro i mezzi corazzati tedeschi: i Panzer, assolutamente temibili in campo aperto, si imbarcavano spesso in scontri cittadini fra vicoli angusti ed edifici semi-distrutti, fra i quali si appostavano i soldati sovietici. In città come Leningrado e Stalingrado venne ben presto messa a punto una tecnica di combattimento assai efficace ed economica, benché fosse assolutamente necessaria una discreta dose di temerarietà. Seguendo questa modalità i soldati sovietici affrontavano i carri armati dell'Asse individualmente, muniti solo di una spranga di ferro e di una o due Molotov. Arrivando abbastanza vicini al carro nemico, tanto da non essere più sotto il tiro delle sue torrette e mitragliatrici, sprangavano i cingoli del carro in modo da bloccarne la corsa, per poi lanciare la Molotov contro i punti deboli del mezzo (portelli aperti, prese d'aria del compartimento motore, visori e iposcòpi, serbatoi di carburante esterni, eccetera), se necessario anche arrampicandovici sopra. Nel corso della guerra l'Armata Rossa utilizzò tre tipi differenti di bottiglie incendiarie: un modello simile alla Molotov finlandese, un secondo modello dotato di una spoletta d'accensione meccanica, e un terzo modello denominato "KS" ("КС" in cirillico). Quest'ultimo modello fu il più distruttivo messo a punto dai laboratori di ricerca militare dell'URSS: esso era così chiamato a causa del fluido incendiario che conteneva, detto appunto "KS"[31]. Tale fluido era costituito per circa l'80% da fosforo bianco (P4) e per circa il 20% da zolfo (S), disciolti in sesquisolfuro di fosforo (P4S3)[32][33]; quest'ultimo ingrediente era precedentemente sciolto in disolfuro di carbonio (CS2). Veniva aggiunto anche un additivo per migliorare l'adesione del fluido alle pareti del bersaglio, e uno strato di idrocarburi leggeri che, salendo in superficie, assicurava che il fluido non entrasse in contatto con l'aria. Questo particolare modello di bomba Molotov sovietica non necessitava infatti di alcun tipo di innesco esterno (fiammiferi o spolette meccaniche): quando la bottiglia si frantumava impattando contro il bersaglio, il fluido "KS" con cui era riempita si auto-accendeva subito dopo essere entrato in contatto con l'aria, grazie a una reazione chimica spontanea. Il fluido "KS", una volta incendiato, creava una fiamma brillante, una nube di fumo bianco denso e tossico, bruciava fino a tre minuti a una temperatura fino a 1000 °C, ed era capace di penetrare nelle fessure e griglie dello scafo del carro nemico, ustionandone e soffocandone l'equipaggio, spesso raggiungendo il serbatoio e il deposito munizioni di bordo causandone l'esplosione[34]. L'Armata Rossa usò il fluido "KS" anche in un particolare tipo di arma anticarro incendiaria, che lanciava sfere di vetro riempite con tale fluido: il cosiddetto "Ampulomet".

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Bomba Molotov inglese tipo "No. 76 Mk I" prodotta durante la Seconda Guerra Mondiale[35]

Anche il British Army adottò una sua versione di bottiglia Molotov, denominata "Incendiary Hand or Rifle Grenade No. 76 Mk I". Anch'essa, similmente alla Molotov sovietica, impiegava fosforo. Più precisamente, essa era costituita da una bottiglia di vetro a collo corto da 1/2 pinta, chiusa da un tappo a corona. La bottiglia conteneva 28 cc di miscela fosforosa, composta per il 75% da fosforo e per il 25% da solfuro di fosforo; 21 cc di acqua; 110 cc di benzina; e una striscia di gomma grezza. Sopra il liquido riempitivo veniva lasciato un 10% di spazio libero, per evitare che il liquido, espandendosi, potesse rompere la bottiglia. Durante lo stoccaggio la striscia di gomma si scioglieva, aumentando la viscosità del liquido. La Molotov veniva lanciata o proiettata con forza sufficiente per rompersi all'impatto contro il veicolo corazzato nemico: una volta rotta, la miscela di fosforo si accendeva spontaneamente a contatto con l'aria, producendo un effetto incendiario e fumogeno. La Molotov inglese non doveva essere agitata prima del lancio, poiché l'agitazione provocava la formazione di un'emulsione in cui le particelle di fosforo, venendo protette dall'aria da uno strato d'acqua, avrebbero poi avuto difficoltà ad incendiarsi[36].

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Bomba Molotov americana tipo "M1" prodotta durante la Seconda Guerra Mondiale[37]

Le forze armate USA decisero anch'esse di munirsi di una granata a mano simile a una bottiglia Molotov, che chiamarono "Frangible Grenade, M1". Questa granata era costituita da una comune bottiglia di vetro da 1 pinta dotata di un tappo metallico aggraffato, e poteva contenere vari riempitivi chimici. Se la bottiglia era riempita con benzina addensata (gelificata), veniva dotata di una apposita spoletta o accenditore tipo "M3". Tale accenditore era costituito dal corpo cilindrico dell'accenditore, da un percussore e da una cartuccia a salve, ed era fissato attorno alla bottiglia con una cinghia tipo "Timmerman". Prima del lancio il fermaglio di sicurezza veniva rimosso. Quando veniva lanciata, la bottiglia si rompeva, liberando la cinghia e la sicura della cinghia. Ciò consentiva al percussore, azionato dalla sua molla, di accendere la cartuccia a salve: la vampa della cartuccia a salve infiammava il contenuto della bottiglia rotta. A volte la "Frangible Grenade, M1" veniva riempita non con sostanze incendiarie ma bensì velenose, come ad esempio acido cianidrico (HCN) in forma liquida: in questo caso non era prevista alcuna carica di scoppio o accenditore, la dispersione del contenuto si verificava quando la bottiglia veniva frantumata[38].

Rimarchevolmente, solo la Germania mancò di adottare una sua versione d'ordinanza di bottiglia incendiaria tipo Molotov. Tuttavia, sembra che esistano tracce secondo le quali tali ordigni sarebbero stati adottati e usati dal Volkssturm, nell'ultimissima fase della guerra in Europa[39].

Durante la Seconda Guerra Mondiale le bottiglie incendiarie furono utilizzate non solo dagli eserciti regolari di vari Paesi, ma anche da molti gruppi di guerriglia e formazioni di Resistenza. Furono usate, ad esempio, durante la rivolta del ghetto di Varsavia fra aprile e maggio 1943. Quella che segue è una descrizione di prima mano dei loro effetti:

«La bottiglia ben indirizzata colpisce il carro armato, le fiamme si diffondono rapidamente, si ode il colpo dell'esplosione e la macchina rimane immobile. L'equipaggio viene bruciato vivo. Gli altri due carri armati si girano e si ritirano. I tedeschi che si nascondevano dietro di loro si ritirano nel panico. Li lasciamo con pochi colpi ben mirati e delle granate.»

Anche la Resistenza italiana impiegò le bombe Molotov in varie azioni di guerriglia, riuscendo peraltro ad improvvisare modelli capaci di auto-accendersi: prevedevano infatti che l'incendio venisse innescato dal contatto tra un apposito acido, contenuto all'interno della bottiglia, e una sostanza basica presente sulla superficie esterna. Le Molotov costruite con questa configurazione non rivelavano la posizione dell'utilizzatore, dato che non necessitavano dell'accensione di una miccia o di un pezzo di tessuto prima del lancio: una caratteristica tattica sempre utile, specie durante gli attacchi notturni. Questo tipo di bottiglia incendiaria viene descritto diffusamente da Giovanni Pesce nelle sue memorie[40]:

«Zoni, Belia, Anelli, Sandro, Grassi, Bosetti, sono ragazzi veramente in gamba, addestrati all'uso delle armi, pistole, mitra, moschetti, ma non in quello degli esplosivi. Soltanto Grassi sa impiegarli. Abbiamo bombe ad alto potenziale, una buona scorta, ma le bottiglie Motolov bisogna che le confezioniamo da noi sul posto. [...] Sono venuto all'appuntamento con tre bottiglie piene di benzina. Zoni ha con sé involti e bottigliette con ingredienti varii. Parlo dell'impiego delle bottiglie Molotov: dall'incendio di un deposito alla distruzione di una automobile e dei suoi occupanti; racconto della sua formidabile potenza contro i carri armati. Quando la bottiglia colpisce la torretta del carro il liquido infuocato cola tra le fenditure, scende all'interno nell'abitacolo degli inservienti. Non si può immaginare cosa accada agli uomini all'interno di un carro armato colpito nel tentativo di uscirne, gli abiti in fiamme! Né, usciti che siano, quale sorte li attenda, facile bersaglio dei mitra. Se il carro è molto vicino è possibile lanciarvi all'interno, attraverso il portello alzato, una granata a mano. Spio i volti dei sei ragazzi: la loro espressione è quella di fanciulli ai quali si racconta una storia incredibile.
"Dammi quella bottiglia di benzina," dico a Belia. L'afferro e ne verso via mezzo bicchiere: ora dentro la bottiglia c'è un poco di spazio che riempio completamente di acido solforico, liquido pesantissimo che si deposita sul fondo. Con un tappo chiudo poi la bottiglia e con uno spago lego il tappo come se fosse uno spumante. [...] Mi faccio dare da Zoni il pacchetto di clorato di potassa (sono 75 grammi), poi quello dello zolfo (15 grammi), infine quello dello zucchero in polvere (10 grammi). Metto le tre polveri sopra un pezzo di carta, con un bastoncino miscelo il tutto, adagio, e lascio la miscela da una parte; stendo su un'asse un pezzo di carta da pacchi.
Zoni mi porge la bottiglia della gomma arabica. Stendo la colla con il pennello in abbondanza fino a coprire tutta la carta: spargo la miscela di zolfo, clorato di potassa e zucchero sopra la carta incollata: ne afferro i lembi e, come se setacciassi, distribuisco la miscela in modo uniforme.
"Adesso," esclamo, "dobbiamo aspettare che la colla si asciughi." Trascorriamo un quarto d'ora parlando del lavoro che ci aspetta. Quando la carta è asciutta e la miscela risulta bene aderita, avvolgo la bottiglia distesa sulla carta dalla parte dove si trova la polvere; con uno spago lego la bottiglia incartata, tutt'attorno. Usciamo per la prova. I ragazzi mi seguono. Scendiamo in un profondo fossato, dal letto asciutto. Dico loro di cercare dei sassi e di farne un mucchietto.
Li faccio allontanare: i ragazzi si riparano dietro gli alberi. Lancio la bottiglia da pochi passi contro i sassi; dai cocci si sprigiona una fiammata.
Il fuoco dura pochi minuti, violento, quasi rabbioso, coperto da un fumo denso. Torniamo alla capanna. I ragazzi sono emozionati e mi chiedono l'origine dell'incendio. Spiego: l'acido solforico, più pesante della benzina, quando fuoriesce dalla bottiglia infranta, lambisce la carta preparata con la polvere e la reazione chimica che ne consegue fa sprizzare la prima fiammella, e la benzina s'incendia.»

Durante la Rivoluzione Cubana

Le bombe Molotov furono usate anche durante la Rivoluzione Cubana (1953-1959). Ernesto 'Che' Guevara nel suo libro La guerra di guerriglia descrive, con tanto di illustrazioni, un sistema per innestare una bomba Molotov su un fucile, in modo da creare una sorta di lanciagranate improvvisato[41]:

(ES)

«Cuando se está bien cerca, el "cóctel Molotov" es un arma de extraordinaria efectividad. Cuando no se ha llegado a tiro de "cóctel", pueden emplearse escopetas con un dispositivo especial. Estas armas, bautizadas por nosotros en la guerra con el nombre de M-16, consisten en una escopeta calibre 16, recortada, con un par de patas agregadas en forma tal que éstas formen un trípode con la punta de la culata. El arma así preparada estará en un ángulo aproximado de 45 grados; éste se puede variar corriendo hacia adelante o hacia atrás las patas delanteras. Se carga con un cartucho abierto al que se le han sacado todas las municiones. Este se adapta perfectamente a un palo lo más cilíndrico posible, dicho palo viene a ser el proyectil y sobresale del cañón de la escopeta. En la punta que sobresale se le agrega un complemento de latón con un amortiguador de goma en la base y una botella de gasolina. Este aparato tíra las botellas encendidas a 100 metros o más y tiene una puntería bastante exacta. Es un arma ideal para cercos donde los enemigos tengan muchas construcciones de madera o material inflamable y también para disparar a los tanques en terrenos abruptos.»

(IT)

«Quando si sia ben vicini, la “bottiglia Molotov” è un’arma di straordinaria efficacia. Quando non si è ancora a tiro di Molotov, si possono usare fucili con un dispositivo speciale. Queste armi, da noi battezzate con il nome di M-16, consistono in un fucile calibro 16 raccorciato, con un sostegno in modo da formare un treppiede con l’estremità del calcio. L’arma così disposta fa un angolo di circa quarantacinque gradi che può essere regolato facendo scorrere in avanti o in dietro i supporti anteriori. Si carica con una cartuccia aperta vuotata di tutta la carica [leggi: priva del proiettile o dei pallini N.d.r.], a cui si adatta un bastone il più cilindrico possibile, che diventa il proiettile ed esce dalla canna del fucile. A questa estremità si adatta un allungamento di latta con un ammortizzatore di gomma sulla base e una bottiglia di benzina. Questo apparecchio lancia le bottiglie incendiarie a cento metri o più e ha una mira abbastanza precisa. È l’arma ideale per assedi dove i nemici abbiano molte costruzioni in legno o comunque in materiale infiammabile e anche per fermare i carri armati su terreno impervio.»

In altri conflitti

Bottiglie incendiarie di tipo Molotov sono state utilizzate – e sono tuttora utilizzate – in un numero talmente elevato di guerre, guerriglie, rivoluzioni, insurrezioni e sommosse da rendere impossibile la loro elencazione completa.

A titolo puramente indicativo, si possono citare gli Anni di Piombo (fine anni 1960 - inizi anni 1980) e la Guerra in Iraq del 2003 o Seconda Guerra del Golfo (2003-2011). Nel primo di questi conflitti, le bombe Molotov furono largamente utilizzate contro le forze di polizia come strumento di guerriglia urbana[42][43]. Nel secondo, è possibile segnalare almeno un episodio sicuramente documentato accaduto il 19 settembre 2005 a Bassora: in uno scontro fra truppe britanniche e insorti locali, questi ultimi riuscirono a distruggere con una salva di Molotov un veicolo corazzato da combattimento della fanteria inglese[44][45][46].

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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