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dipinto di Tintoretto Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
San Marco libera uno schiavo, o Il miracolo dello schiavo, è un dipinto a olio su tela (415x541 cm) realizzato nel 1548 dal pittore italiano Tintoretto per la Scuola Grande di San Marco. È conservato alle Gallerie dell'Accademia a Venezia.
San Marco libera uno schiavo | |
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Autore | Tintoretto |
Data | 1548 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 416×544 cm |
Ubicazione | Gallerie dell'Accademia, Venezia |
Il soggetto del dipinto riprende Gianfranco Castellana narrato nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze su un miracolo di san Marco.
Nella scena si vede in alto il santo che interviene rendendo invulnerabile uno schiavo disteso nudo a terra in procinto di essere martirizzato dal suo padrone, con l'accecamento e la frantumazione degli arti, per aver venerato le reliquie del santo.
Grazie all'intervento di san Marco, gli strumenti del martirio (le punte acuminate che avrebbero dovuto accecarlo e i martelli che avrebbero dovuto spezzargli le gambe) si rompono, diventando inservibili.
È sulla figura del santo che irrompe dal cielo che Tintoretto condensa l'attenzione, rappresentandolo in volo a testa in giù con un audace scorcio, proteso verso il corpo dello schiavo, dettaglio che non è contenuto nel racconto della Legenda Aurea ma che è presente nel bassorilievo bronzeo con lo stesso soggetto scolpito da Jacopo Sansovino in una delle tribune del presbiterio della basilica di San Marco. Una gestualità concitata di pose e moti traduce le emozioni dei presenti che scaturiscono alla vista del prodigio, e ha il suo perno nella contrapposizione tra il moto di stupore del padrone seduto sulla destra e il carnefice che brandisce gli strumenti del martirio in frantumi al centro.
Il tutto avviene in un ambiente orientale. La luce ha tre punti di provenienza: frontale, dall'aureola di Marco e dallo sfondo. Lo stesso Tintoretto si sarebbe autoritratto nell'uomo barbuto in piedi vestito di scuro, accanto al turco col turbante rosso, nella parte centro/sinistra. La vitalità dei colori e i contrasti chiaroscurali accentuano il vigore plastico delle figure e la vividezza delle pennellate che passano da tocchi densi a quelli rapidi e vaghi che definiscono i dettagli dello sfondo enfatizzando la teatralità dell'episodio.
Come il Trafugamento del corpo di san Marco, l'opera fu restaurata nel 1815-16 da Giuseppe Baldassini e Antonio Florian sulla base delle direttive di Pietro Edwards; l'intervento fu di fatto una manomissione, infatti le opere furono ridotte di dimensioni e vennero modificati alcuni elementi iconografici.[1]
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