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album di Mina del 1999 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Mina Nº 0 è un album in studio della cantante italiana Mina, pubblicato il 12 novembre 1999 dalla PDU.
Dopo gli album-tributo dedicati a Battisti, Jannacci e ai Beatles, Mina reinterpreta nove brani di Renato Zero.
«Ne è uscito un disco certo monografico [...] ma che somiglia piuttosto a un'antologia per la varietà di atmosfere»[1] forse dovuta alle canzoni scelte, come sempre, in totale libertà dalla Tigre e che vanno dallo Zero più provocatorio degli anni '70 a quello più "rassicurante" dell'ultimo periodo. L'album - dalla copertina molto sobria con la sagoma nera di Mina appena sporcata dal suo nome e dal titolo del disco - si apre con l'inedito Neri, che Mina esegue in coppia proprio con Zero, brano che «pare un proclama, ironico e giaculatorio, sulla scelta del nero: un costume, un gioco, una distinzione di nobiltà d'animo, chissà [...]. A cantare, insieme, cantano bene [...]. Più sublime e astratta la Mina, più teatrale e sentimentale lo Zero»[2].
Il cielo, prima cover del disco, «parte come la Salty Dog dei Procol Harum, poi diventa una ballata ambient»[3] «drammatica, sussurrata, di gran lunga più avvincente della reinterpretazione di Luciano Pavarotti»[4]. I migliori anni della nostra vita «conserva la sua anima romantica ma si apre a una struttura più ariosa e leggera, perdendo in pathos»[5], mentre Fermoposta «diventa un manifesto camp con le mille voci di Mina»[6]. Per Galeotto fu il canotto e Profumi, balocchi e maritozzi «Mina rispolvera lo stile birignao-balneare delle origini e crea un clima quasi cabarettiristico»[7]. «Interessante dal punto di vista musicale e vocale la popolarissima Mi vendo [...] che diventa con la regia dell'arrangiatore Massimiliano Pani un funky-salsa-jazz interpretato con toni bassissimi, come se Mina si volesse mascolinizzare per entrare nei panni del protagonista en travesti»[1]. Amico «è languidissima e delicata, strapazza qualsiasi cuore sensibile quando Mina intona "Io e te lo stesso pensiero, io e te il tuo e il mio respiro". Un canto-amplesso, il capolavoro del disco, la cosa migliore incisa dai tempi di Napoli»[3]. Infine, la «bellissima Cercami, che conserva il suo fascino solitario e disperato»[8], e Ha tanti cieli la luna, che «concludendo il viaggio, inanella delirio gotico e spleen leopardiano [. In essa] Mina si fa elegiaca e perversa, trasognata e caustica nel ritrarre una luna da feuilleton, amica di lupi mannari, pescatori, malavitosi e jazzisti, ispiratrice e simbolo di sogni e ribalderie»[9].
«Questo non è il confronto tra il mito di Mina e altre assenze leggendarie, vicine e lontare (i Beatles senza Lennon, Battisti-Mogol senza Lucio), quindi un gioco di specchi che mira a rassicurare e stupire; è invece sedersi in cucina davanti a un barattolo di nutella, ridere e sporcarsi le mani. Sporcare le pagine scritte con parole nuove (in Profumi, balocchi e maritozzi). Essere complici assoluti»[10].
La prima traccia Neri è cantata in coppia con Renato Zero, che appare anche in Profumi, balocchi e maritozzi.
La grafica di copertina riprende l'imballaggio del famoso profumo Chanel n°5.
Nel n. 46 del settimanale Sorrisi e Canzoni TV del 1999, Renato Zero, entusiasta dell'omaggio di Mina alla sua musica, ha scritto una lettera per lei: «Cara Mina, meraviglia. Incredulità. Ipereccitazione. Sconquasso. Rigonfiamento delle coronarie. Non so descrivere il tipo di sensazione che provo ascoltandoti mentre, con disarmante naturalezza, ti vai impadronendo del mio pentagramma-pensiero e di quelle storie che credevo sarebbero rimaste esclusiva prerogativa del mio essere. Ma tu e io sappiamo di possedere il "NERO", colore-incolore. Un segno distintivo che ci rende simili per scelta molecolare ed epidermica. Un ingrediente indispensabile per sopportare noi stessi. Il nostro carattere bizzarro. La nostra insospettata fragilità. Ci siamo, perciò, piaciuti e riconosciuti subito. Prima madre, poi amica. Prima donna e poi complice. E adesso, prima di sostituire il pannolino, mi faccio coraggio e mi preparo ad affrontare "l'esame". Grazie per aver raccolto questa mia disordinata energia in dieci splendidi e significativi momenti. Per aver ridato smalto al mio tempo. Ma, soprattutto, per essere quella che sei. Così distante dall'effimero. Così vicina al senso vero dei rapporti umani e professionali. Dieci canzoni per ritrovarti. Per ritrovarmi. Una fortuna che molti ci invidieranno. "Così restiamo 'neri', ma sì! Per non mischiarci, se mai. Più nero c'è"... e più siamo... noi! Il tuo compagno di banco, Renato Zero».
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