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Meuricoffre
cognome Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Storia
Inizialmente commercianti di seta a Lione, uno dei capostipiti della famiglia decise di cambiare il proprio cognome da Mörikhofer a Meuricoffre. In quel tempo Napoli era il centro principale dello smercio di seta, per cui la famiglia nel 1760 scelse di aprire un'attività in quella città mandandovi il giovane Frederic-Robert. In seguito altri rappresentanti del casato si trasferirono a Napoli dove i Meuricoffre acquisirono sempre maggiore importanza tanto che in una loro dimora vi soggiornò perfino Mozart. Però è solo con Achille Meuricoffre che la famiglia intraprende l'attività bancaria e il loro istituto diventerà più tardi uno dei principali di Napoli, soprattutto sotto la guida dei suoi figli Oscar e Tell.
Tuttavia nel 1904 la banca si trovò sull'orlo del fallimento e, a quel punto, la famiglia decise di vendere. Ad acquistarla fu il Credito Italiano che nel luglio del1905 apre una filiale gestita da John Meuricoffre fino alla sua morte.
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Bibliografia
- AA.VV., Quando crolla lo Stato, (a cura di P.Macry), Liguori, Napoli, 2003;
- H. Acton , Gli ultimi Borboni di Napoli (1825-1861), Mursia, Firenze, 1997;
- D.L. Caglioti, Vite Parallele, Il Mulino, 2006;
- D.L. Caglioti, 'I Meuricoffre da Goethe al Credito Italiano: cinque generazioni di banchieri protestanti a Napoli (XVIII-XX secolo)', in M Doria & R Petri (eds), Banche multinazionali e capitale umano. Studi in onore di Peter Hertner, Milano, FrancoAngeli, 2007
- E. Capriati, Ritratto di Famiglia. I Meuricoffre, Millennium, Angri, 2003;
- E. Capriati, Oscar e Tell Meuricoffre: banchieri evangelici nella Napoli del XIX secolo, in Ginevra-Napoli/Naples -Geneve, Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", Napoli 2010
- R. De Cesare, La fine di un regno, Newton Compton, Roma, 1975 (ristampa dell'ed. 1909);
- L. De Matteo, Noi della meridionale economia, ESI, Napoli, 2002;
- T. Gatani, Rapporti Italo-Svizzeri-Point d'argent, point de Suisses!, Il Pungitopo, Patti, 1987;
- E. Varriale, Svizzeri nella Storia di Napoli, Marotta, Napoli, 1998.
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