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Melukhkha (talvolta trascritto Meluḫḫa, ma anche Melulha o Melukha) è un termine sumero che indicava un paese straniero con cui l'impero accadico di Sargon commerciava via mare (fine del III millennio a.C.).
Alcuni studiosi[senza fonte] pensano si trattasse dell'attuale Eritrea, ma la maggior parte segue l'opinione di Asko Parpola e del fratello Simo, che ritengono si tratti della civiltà proto-indiana di Harappa. Infatti, pesi e sigilli sumeri sono stati rinvenuti negli scavi tanto di Harappa quanto di Mohenjo-daro (ed un sistema di conversione delle rispettive unità di misura: decimale per i vallindi e sessagesimale per gli accadici). Non sono stati comunque rinvenuti testi bilingui, il che avrebbe permesso la traduzione della misteriosa lingua vallinda.
Il commercio tra i due popoli avveniva, con ogni probabilità, sfruttando la stagionalità dei monsoni, via mare e sottocosta, dal momento che i battelli accadici non erano strutturati per affrontare il mare aperto.[senza fonte]
In alcuni testi neo-assiri, che documentano i successi del re assiro Assurbanipal, il termine indica la Nubia[1].
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