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giurista italiano (1912-1996) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Mario Berri (Genova, 6 ottobre 1912 – Roma, 15 marzo 1996) è stato un magistrato e giurista italiano.
Laureato in giurisprudenza (Genova 1934) e scienze politiche (1935), entra in magistratura lo stesso anno della seconda laurea, vincendo il concorso a 89 posti di "uditore di tribunale".
Le prime funzioni giudiziarie le svolge presso il tribunale di La Spezia e poi in quello di Frosinone dal 1936 al 1939.
Nel 1938 si sposa con Maria Vittoria Boselli, dalla quale ha 4 figli.
Fu segretario della Commissione ministeriale per la riforma del codice di procedura civile approvato con il Regio decreto 28 ottobre 1940, n.1443, presieduta dall'allora Guardasigilli Dino Grandi con la collaborazione dei professori Enrico Redenti dell'Università di Bologna, Francesco Carnelutti dell'Università di Milano, Piero Calamandrei dell'Università di Firenze e del dott. Leopoldo Conforti, avvocato generale della Corte di Cassazione.[1]
A fine 1942 è trasferito alla Procura Generale di Cassazione presso la quale rimane sino al suo collocamento a riposo (6 ottobre 1982), lì rivestendo varie qualifiche di magistrato di appello e di cassazione tra cui, dal 24 aprile 1981 al 6 ottobre 1982, primo presidente della Corte di cassazione.
Nella sua lunga carriera di giudice è stato tra l'altro:
È stato collega ed amico del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Vittorio Bachelet e, dopo l'uccisione di questi ad opera delle Brigate Rosse, è diventato presidente del Comitato dell'Associazione Vittorio Bachelet [2]
Oltre a numerosi articoli su «Il Tempo» e altri quotidiani, ha pubblicato
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