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supercentenaria ecuadoriana (1889-2006) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
María Esther Heredia Lecaro, vedova Capovilla (Guayaquil, 14 settembre 1889 – Guayaquil, 27 agosto 2006), è stata una supercentenaria ecuadoriana vissuta 116 anni e 347 giorni.
È stata l'ultima persona in vita fra i nati documentati negli anni 80 del XIX secolo. È la quattordicesima persona più longeva della storia, ed è inoltre, dietro a Francisca Celsa dos Santos per soli due giorni, la seconda persona più longeva di sempre di tutta l'America meridionale.[1]
María Esther Heredia Lecaro nacque il 14 settembre 1889 da un'agiata famiglia ecuadoriana:[2] il padre, di origine spagnola, era un colonnello dell'esercito nazionale.[2] Terza di cinque figli, durante l'infanzia soffrì di una certa fragilità fisica; venne dunque portata a risiedere in una fattoria della zia, nei pressi della sua Guayaquil, dove consumò giornalmente sia latte caprino che d'asina.[2] Iniziò ad andare a scuola a 11 anni, quando il primo istituto fu inaugurato.[2] In gioventù coltivò le arti, la musica, la pittura, il ricamo e la danza, amando particolarmente il valzer.[2][3] Da adulta consumava sempre tre pasti, senza mai fumo e alcolici forti: rivendicò infatti di bere «solo un piccolo bicchiere di vino a pranzo e niente di più».[2]
Nel 1917, a 27 anni, sposò un uomo italiano di etnia veneta, nato a Pola, in Istria, nell'allora Impero austro-ungarico, Antonio Capovilla.[2][3] Questi, venuto alla luce nel 1864, dopo un periodo nell'esercito cileno come ufficiale e ingegnere, si era trasferito in Ecuador, dove, sempre nell'ambito militare, aveva ricoperto importanti ruoli nella flotta, in qualità di esperto di mine navali e siluri.[2] Antonio morì nel 1949 ad 85 anni.[2][4][5][6] Dal matrimonio nacquero cinque figli: il primo, nato nel 1918, morì a 2 anni nel 1920;[2] Emma, la figlia maggiore, venne alla luce nell'anno della morte del fratello, scomparve nel 1999 a 79 anni.[2] I tre figli minori erano invece tutti vivi negli anni di fama internazionale della donna: Hilda, nata nel 1924, Irma, nata nel 1926, e Annibal, nato nel 1928.[2] Negli ultimi vent'anni della sua vita visse presso la casa della figlia più anziana vivente, Hilda.[2][3]
A 103[2] anni soffrì di un grave disturbo gastrico che la costrinse a letto e la indebolì al punto che un sacerdote le somministrò l'estrema unzione.[2] Tuttavia si riprese, e per quanto indebolita, godette sempre di ottima salute.[2] Infatti sino ai 111 anni fu in grado di camminare senza l'ausilio di un qualsiasi tipo di strumento.[2] Più tardi necessitò di un deambulatore.[2] Sino a 114 anni era ancora in grado di uscire di casa; conservava la maggioranza delle sue abitudini di vita, tra le quali svegliarsi abbastanza tardi la mattina, consumare regolarmente tutti i pasti, riposare nel primo pomeriggio e andare a letto presto.[2] Per quanto riguarda le sue abitudini alimentari, faceva colazione con caffè e latte caldo, accompagnati da pane con marmellata o formaggio.[2] Per pranzo gradiva particolarmente lenticchie e pollo, mentre nel pomeriggio consumava cibi dolci, come gelato o torte.[2]
Negli ultimi due anni di vita la sua salute iniziò a declinare più vistosamente: smise di uscire di casa, la sua memoria si indebolì e ebbe maggiori difficoltà a camminare.[2] Tuttavia continuava a leggere il giornale con qualche difficoltà ma senza occhiali.[4] A 116 anni venne ricoverata per un disturbo allo stomaco; per quanto riuscì a guarire, la malattia la indebolì e questo le fece perdere la capacità di camminare autonomamente (anche se con deambulatore); d'allora in avanti avrebbe necessitato dell'aiuto di due persone.[2] Poco più tardi, dopo la verifica dei documenti spediti dalla famiglia al Guinness dei Primati, il 9 dicembre 2005, María Capovilla venne "incoronata" Decana dell'umanità, sottraendo il titolo alla statunitense Elizabeth Bolden e annullando il riconoscimento dato all'olandese Hendrikje van Andel-Schipper (1890-2005);[7] venne dunque indicata come Decana retroattivamente dalla morte della portoricana Ramona Trinidad Iglesias-Jordan (1889-2004).[2][4]
A partire dal 2006 la sua salute subì un ulteriore calo: con forti difficoltà d'udito, continuò a leggere giornali e a guardare la televisione, comunicando a stento con i familiari, e solo con l'ausilio di apparecchi esterni. È stato inoltre indicato avesse difficoltà a rimanere in stazione eretta sulla sua poltrona, senza però rinunciare al suo ventaglio.[2] Estremamente religiosa, continuò a pregare molto frequentemente, durante la mattina e la notte.[2]
Il 25 agosto 2006, nonostante fosse «in forma», María Capovilla contrasse una polmonite,[8] che la costrinse ad un'ospedalizzazione immediata.[8] La donna, debilitata dalla malattia, morì il 27 agosto, due giorni dopo il ricovero.[8][5] Il suo decesso venne definito come inaspettato dai familiari, certi che sarebbe giunta al suo 117º compleanno, che sarebbe stato celebrato solo 18 giorni dopo la sua scomparsa.[5] Le sopravvissero tre dei cinque figli, 12 nipoti, 20 bisnipoti e 2 tris-nipoti, il più giovane dei quali nato nel febbraio 2003.[3][9]
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