opera romana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il commentarius Numae (it. commentario di Numa) o liber Numae (it. libro di Numa) o Liber commentarii regii (it. Libro commentari regio) è un'opera non si sa se vera o inventata in cui dovevano essere raccolte le leges regiae attribuite al rex Numa Pompilio e di Romolo raccolte dallo stesso Numa[1]. Quest'opera non ci è pervenuta.
Il libro scritto da Numa dovrebbe contenere tutte le leges regiae emanate da Numa Pompilio e quelle di Romolo raccolte dallo stesso Numa[1]. Ci sono due leggende riguardanti questo libro: una che fu scritto su corteccia di tiglio[2], la seconda invece dice che fu scritto su scudi bronzei o tavole bronzee[3]. Il libro doveva essere strutturato in sezioni poiché le fonti ci parlano di varie di queste riguardanti i riti sacri[4]. Le sezioni dei riti sacri secondo le fonti sarebbero otto, ogni sezione e riservata a una determinata categoria di persone atti a precisi riti sacri:
Per quanto riguarda le altre leges regiae non riguardanti il diritto sacro probabilmente anche ad esse erano dedicate numerose sezioni (per esempio una sezione poteva essere dedicata alle leges par(r)icidas)[senza fonte].
Gli storici ritengono anche se non sempre ci sono fonti che ne parlano che quest'opera fu riutilizzata dai re successivi dell'età regia e questo sarebbe provato dal fatto che alcune norme vengono attribuite a più re o alla somiglianza di alcune di queste, dal cui utilizzo probabilmente nacquero altre leges regiae, tra questi ci sarebbero Tullo Ostilio[11] Anco Marcio[8] e Servio Tullio[12] rispettivamente terzo, quarto e sesto re di Roma di cui alcuni di essi modificarono o crearono nuove leges regiae provenienti o ispirate dall'opera di Numa Pompilio.
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.