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La legge 11 febbraio 1886, n. 3657 (o legge Berti da Domenico Berti, Ministro dell'Istruzione nel Governo Depretis V che l'aveva proposta)[1] è una legge del Regno d'Italia promulgata durante il Governo Depretis VII nel 1886.
Integrata da un regolamento di attuazione, la legge fissava a nove anni il minimo per essere ammessi al lavoro, indicava in dodici anni l'età minima per il lavoro notturno e per questi venne indicato un massimo di otto ore lavorative.[1] Il regolamento di attuazione indicava anche una sanzione che andava dalle 50 alle 100 lire per ogni fanciullo indebitamente tenuto al lavoro; tali sanzioni erano inferiori a quelle del testo originario di 7 anni prima che arrivavano anche a 500 lire per ogni individuo.[2]
Tale legge non fu mai attuata completamente, perché mancavano i presupposti economici e politici, inoltre lo Stato non si era mai occupato di nominare una commissione di ispettori che verificassero la sua attuazione. La legge Berti è rimasta in vigore fino al 1902, anno dell'approvazione della legge Carcano.[1]
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