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lampada a scarica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La lampada fluorescente è una lampada a scarica in cui l'emissione luminosa è indiretta, perché l'emittente non è il gas ionizzato, ma un materiale fluorescente.
Questa lampada è chiamata nel linguaggio comune anche lampada o tubo al neon, in realtà contiene un gas nobile (non necessariamente neon), vapori di mercurio[1][2] e un materiale fluorescente.
È costituita da un tubo di vetro lineare e circolare o variamente sagomato (si distinguono le lampade CFL, Compact Fluorescent Lamp, che hanno il tubo di forma tale da avere poco ingombro, solitamente integrano l'elettronica di alimentazione e sono fornite di attacco E27 o E14). Sono prodotti in questo modo: nel tubo, la cui superficie interna è rivestita di materiale fluorescente dall'aspetto di polvere bianca, viene praticato il vuoto, poi viene introdotto un gas nobile (argon, xeno, neon, kripton) a bassa pressione e una piccola quantità di mercurio, che in parte evapora mescolandosi al gas.
A ognuna delle due estremità del tubo è presente un elettrodo. Il passaggio della corrente sollecita i gas a emettere radiazione nell'ultravioletto. Il materiale fluorescente, investito da tali radiazioni, emette a sua volta radiazione visibile, cioè luce. La radiazione visibile, avendo lunghezza d'onda maggiore di quella ultravioletta, trasporta solo una parte dell'energia cedutale dall'onda ultravioletta: l'energia restante è trasformata in calore, che va a riscaldare il tubo. Una differente composizione del materiale fluorescente permette di produrre una luce più calda oppure una luce più fredda.
A differenza di una lampada a incandescenza, quella fluorescente lineare o circolare non può essere collegata direttamente alla rete, perché:
Per questo motivo si pone in serie alla lampada un dispositivo ad hoc, di norma un induttore (chiamato anche reattore), raramente una resistenza.
Esistono due tipi di alimentatori: elettromagnetici ed elettronici.
A seconda delle tecnologia utilizzata per l'accensione della lampada, questa può richiedere tempi più o meno lunghi per raggiungere la piena luminosità.
Le lampade fluorescenti hanno una vita media maggiore rispetto a quelle a incandescenza, ma la loro durata può essere fortemente influenzata dal numero di accensioni e spegnimenti, a meno che non si usi un pilotaggio elettronico: ognuna di queste operazioni, infatti, riduce la vita della lampada, a causa del deterioramento subito dagli elettrodi per il maggior numero di preriscaldamenti richiesti. Il valore fornito dalle aziende produttrici è generalmente calcolato con cicli di accensione di 8 ore e va dalle 12-15 000 ore delle lampade tubolari alle 5-6 000 ore delle lampade compatte.
Il pilotaggio elettronico, invece, grazie al preriscaldamento controllato dei catodi (elettrodi), ne ritarda il danneggiamento, consentendo un numero di accensioni praticamente infinito (oltre 60 000) e la precisione del controllo ne estende la vita ad almeno 10 000 ore. A differenza delle lampade a incandescenza, queste lampade perdono leggermente in quantità di flusso luminoso emesso nel corso del tempo; inoltre per i modelli meno recenti (con il preriscaldamento non controllato, ad esempio quello a risonanza capacitiva) di lampade compatte possono impiegare generalmente qualche minuto per arrivare al massimo di emissione possibile dopo l'accensione.
Ci sono diversi modi di classificare le lampade fluorescenti in commercio.
Una prima classificazione riguarda la forma del tubo. Vi sono:
Un'altra classificazione riguarda il diametro del tubo. Sono diffusi tubi di diametro:
ove il numero che segue T identifica il diametro, espresso in ottavi di pollice.
Le lampade fluorescenti possono essere classificate anche in base al tipo di polvere fluorescente di rivestimento. In particolare, ci sono:
Anche avendo fissato il tipo di polvere fluorescente utilizzata, se ne può variare la composizione per variare la tonalità luminosa della radiazione visibile emessa dalla lampada. In commercio le tonalità luminose sono identificate tramite il codice di colore, indicato dai produttori sulla confezione. Esso si compone di tre cifre:
Ad esempio il codice 827 indica una lampada fluorescente trifosforo con temperatura di colore 2 700 K.
Temperatura di colore | Serie standard | Serie standard extra | Serie trifosforo | Serie pentafosforo | |
---|---|---|---|---|---|
warm comfort white | 2500 K | 825 | |||
extracalda | 2700 K | 827 | |||
warm white | 3000 K | 630 | 830 | 930 | |
3500 K | 835 | ||||
cool white | 4000 K | 640 | 740 | 840 | 940 |
4500 K | 845 | ||||
daylight | 5000 K | 850 | 950 | ||
6000 K | 860 | 960 | |||
6500 K | 665 | 765 | 865 | 965 | |
skywhite | 8000 K | 880 |
Per le lampade standard e standard extra, qualche produttore utilizzava un vecchio codice di colore a due cifre:
A parità di temperatura di colore, la differenza tra una lampada trifosforo e una pentafosforo è appena percettibile: infatti le lampade pentafosforo, di recente introduzione, hanno una resa cromatica leggermente migliore, poiché hanno uno spettro più ampio e omogeneo, unita ad una luminosità lievemente minore.
Il codice di colore a tre cifre è utilizzato anche per altre sorgenti luminose. In tal caso,
Le lampade fluorescenti contengono mercurio, elemento estremamente tossico che è sufficiente a causare seri danni alla salute anche nella scarsa quantità contenuta in una lampada a fluorescenza. In modo particolare sono a rischio le donne in stato di gravidanza ed i bambini piccoli, poiché il mercurio influisce sullo sviluppo del cervello e del sistema nervoso del feto e del neonato.[3] La Normativa comunitaria RoHS, Direttiva nº 2002/95/CE, proibisce, la decorrenza è 1º luglio 2006, la commercializzazione nell'Unione Europea di apparecchiature elettriche ed elettroniche contenenti sostanze tossiche quali: piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, bifenili polibromurati (PBB), etere di difenile polibromurato (PBDE). La Direttiva esenta dalla proibizione chi commercializza lampade con un contenuto di mercurio non superiore a 5 mg poiché il mercurio è necessario al loro funzionamento. Tale esenzione non è stata riesaminata ed è ancora in vigore.
Una lampada a fluorescenza rotta rilascia vapori e polveri contenenti mercurio. Quando si rompe una lampada a fluorescenza all'interno di un locale, è consigliato uscire dal locale per qualche minuto, arieggiandolo e spegnendo eventuali sistemi di raffrescamento e riscaldamento. Per la pulizia dei residui si consiglia di NON utilizzare aspirapolvere o scopa, ma piuttosto di aiutarsi con cartoncino e nastro adesivo per raccogliere i residui in un barattolo di vetro con tappo ermetico, da smaltire insieme alle lampadine fluorescenti integre (vedi sotto).[1][4]
Dopo l'uso le lampade fluorescenti devono essere smaltite come materiali RAEE, non con il vetro. Possono essere consegnate al centro di riciclaggio, presente spesso presso le discariche comunali, oppure al rivenditore.
C'è chi sostiene che le lampade fluorescenti compatte arrechino fastidio e danni a persone con problemi di fotosensibilità (elettrosensitività, autismo, epilessia, emicrania) ed emettano radiazioni pericolose di UV-B e di UV-C (lampade senza il doppio guscio protettivo e anche alcune lampade alogene)[3]. Tuttavia c'è anche chi[5] ritiene buona parte di tali critiche inconsistenti.
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