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film del 1954 diretto da André De Toth Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La città spenta (The City is Dark) è un film del 1953 diretto da André De Toth.
La città spenta | |
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Phyllis Kirk e Gene Nelson in una scena | |
Titolo originale | The City is Dark |
Paese di produzione | Stati Uniti d'America |
Anno | 1953 |
Durata | 73 min |
Dati tecnici | B/N |
Genere | noir |
Regia | André De Toth |
Soggetto | John Hawkins, Ward Hawkins |
Sceneggiatura | Crane Wilbur, Bernard Gordon, Richard Wormser |
Produttore | Bryan Foy |
Fotografia | Bert Glennon |
Montaggio | Thomas Reilly |
Musiche | David Buttolph |
Scenografia | Stanley Fleischer |
Trucco | Gordon Bau |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Negli Stati Uniti il film è noto anche con il titolo alternativo di Crime Wave, mentre in Italia come La città è spenta.
Steve Lacey, appena uscito di prigione, cerca di ricostruirsi una esistenza. Il malcapitato viene però perseguitato da un poliziotto, il detective Sims, il quale non crede nel suo desiderio di redimersi. La situazione precipiterà quando tre ex compagni di cella, evasi dal carcere di San Quintino, cercheranno rifugio in casa sua e di sua moglie Ellen. Temendo per la vita di quest'ultima, l'uomo cederà alle pressioni dei tre fuggitivi e li seguirà nel tentativo di rapinare una banca.
La pellicola è un adattamento cinematografico del racconto Criminal Mark pubblicato sul The Saturday Evening Post, scritto a due mani da John e Ward Hawkins.
«È da quando avevo iniziato a fare cinema che desideravo girare un film così.»
Il regista spiegò come il suo scopo fosse quello di proiettare lo spettatore direttamente all'interno degli avvenimenti; per questo ritenne fondamentale girare con grande rapidità, accettando, se non esibendo volontariamente, errori e imperfezioni inammissibili in un film realizzato in studio. Un esempio fu la sequenza della rapina finale, girata in una vera banca che la troupe ebbe a disposizione per una sola notte: De Toth dichiarò che l'urgenza con cui dovettero lavorare lo aiutò ed è avvertibile sullo schermo. Inoltre, il regista rifiutò l'utilizzo di Humphrey Bogart, nel ruolo del tenente ispettore Sims, voluto dai produttori, sostenendo che la presenza di un attore di tale caratura avrebbe comportato uno stanziamento di denaro ben maggiore e avrebbe altresì impedito quel tipo di lavorazione voluto fortemente.[3]
Il film uscì in Italia il 22 ottobre 1953, in anticipo rispetto agli Stati Uniti in cui fu distribuito a partire dal 12 gennaio 1954.
La prima revisione cinematografica italiana impose il divieto di visione ai minori di 16 anni. Una seconda revisione del 1977, atta ad abbassare il divieto ai minori di 14 anni, decretò l'eliminazione di due scene di violenza: lo strangolamento del veterinario Hessler e l'uccisione del capo dei banditi nella banca e dell'altro gangster Hastings.[4]
«[...] è congegnato con abilità e condotto con ritmo serrato; da una materia più che risaputa, ricava buoni effetti spettacolari. [...] Regia, fotografia e interpretazione, risentono d'uno sperimentato, abilissimo « mestiere ».»
«Ci sono almeno due motivi di interesse in questo originale B-movie [...] Il primo è di ordine tematico. Apparentemente il film ci mostra la difficoltà di riscatto da parte di chi è caduto una volta nel crimine: «quando uno ha commesso una colpa non riesce più a liberarsene: ti tengono stretto come in un laccio, e tirano, tirano finché cadi giù un'altra volta» dice il protagonista Steve, riprendendo un classico tema noir. Tuttavia, questo aspetto viene affrontato in una prospettiva rovesciata, tipica degli anni '50, e cioè dal punto di vista di un microcosmo piccolo-borghese che viene minacciato dalla violenza della società che lo circonda. Il fatto che il film sia quasi interamente ambientato di notte sembra così non alludere tanto alle zone di buio nell'interiorità dell'eroe ex-criminale, quanto alle tenebre che circondano il suo tentativo di serrarsi in una tranquilla dimensione domestica [...] La sceneggiatura, spesso un po' frettolosa in alcuni snodi narrativi, è invece coerente nell'eliminare i toni moralistici che solitamente accompagnano i noir anni '50 sulla borghesia minacciata [...]. La più vistosa originalità di La città spenta sta però nel modo in cui è stato girato, aggiornando i procedimenti del semidocumentarismo, e rovesciandone l'ideologia tranquillizzante che, almeno esteriormente, tendeva ad avere negli anni '40. Quello che De Toth ricerca è un effetto-realtà in grado di rendere più coinvolgente per lo spettatore quest'invasione dello spazio familiare: la macchina da presa cerca di porsi nel mezzo dell'azione, con riprese lunghe che tendono alla fluidità del piano-sequenza, interpreti che avanzano fino a primissimi piani, inquadrature che violano gli equilibri figurativi tradizionali. Come al solito, questa ricerca di realismo non va intesa in senso teorico e ideologico, quanto come volontà di maggior efficacia narrativa, ma è evidente che siamo agli antipodi rispetto alla rispettabile teatralità borghese di Ore disperate. [...]»
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