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romanzo scritto da Victor Hugo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'uomo che ride (L'Homme qui rit) è un romanzo di Victor Hugo pubblicato nell'aprile 1869.
L'uomo che ride | |
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Titolo originale | L'Homme qui rit |
Autore | Victor Hugo |
1ª ed. originale | 1869 |
Genere | romanzo |
Sottogenere | romantico |
Lingua originale | francese |
Ambientazione | Inizio XVIII secolo |
Protagonisti | Gwynplaine |
Hugo scrisse L'uomo che ride, romanzo di ambientazione inglese, in sedici mesi mentre viveva a Guernsey, dopo essere stato esiliato dalla Francia per ragioni politiche. Il titolo originario del libro era Per ordine del re. "Per ordine del re" è rimasto il titolo della seconda parte dell'opera.
«Io sono colui che viene dal profondo. Mylords, voi siete i grandi e i ricchi. Cosa pericolosa. Voi approfittate della notte.[1]»
La notte del 29 gennaio 1690, una nave salpa in tutta fretta e l'equipaggio abbandona un bambino di dieci anni sulla costa inglese, vicino a Portland. Malgrado la burrasca in corso, la nave fa ugualmente rotta verso il mare, ma affonda poco dopo, e gli uomini a bordo, consci della loro sorte, decidono prima di morire di affidare a un messaggio contenuto in una bottiglia il segreto di cui sono portatori.
Intanto, il bambino, disperato, affamato e scalzo, vaga nella tempesta, cercando di raggiungere un filo di fumo che ha intravisto. Nella sua disperata marcia, si imbatte prima in una forca, dove trova un impiccato, e poi in una donna morta di freddo sotto la neve, che tiene in grembo una neonata ancora viva. Il bambino si spoglia del suo camiciotto per scaldare la piccola, e la prende con sé. Insieme alla bimba, attraversa un villaggio, dove nessuno risponde alle sue richieste di aiuto, e infine giunge alla carovana di Ursus. Questi, che accoglie e nutre i due piccoli, è un vagabondo un po' filosofo, un po' poeta e un po' medico che vive con il suo unico compagno, il lupo addomesticato Homo (gioco di parole su Homo homini lupus), in una piccola baracca su ruote, con la quale gira la Gran Bretagna. È proprio dalle parole di Ursus che il lettore viene a conoscenza di una non specificata deformità del bambino e della cecità della neonata.
A questo punto l'azione si sposta avanti di 15 anni. Il bambino trovato in una notte di tempesta è ora diventato un uomo di quasi 25 anni, Gwynplaine. La deformità appena accennata da Ursus è una terribile deformazione del viso a dare quella che sembra una perenne risata. La trovatella cieca, chiamata Dea dal padre adottivo dei due, ha ora sedici anni. I tre vivono di piccoli spettacoli che rappresentano nei vari villaggi attraversati nel loro vagabondare. A una di queste rappresentazioni teatrali, a Londra, assiste la duchessa Josiane, viziosa sorellastra della regina Anna, che si innamora di Gwynplaine.
Una mattina, la vita dei teatranti viene però sconvolta: un "wapentake", importante funzionario di giustizia, conduce Gwynpaine in una prigione, gettando nello sconforto Ursus e Dea. Il funzionario in realtà non viene per arrestare il giovane, ma per farlo parlare con un torturato a morte, Hardquanonne, che riconosce in lui il bambino che 23 anni prima aveva sfregiato permanentemente. Subito dopo, viene letta a Gwynplaine una pergamena, la stessa scritta dagli uomini che lo avevano abbandonato, in cui viene rivelato che è figlio legittimo di Lord Linnaeus Clancharlie, pari d'Inghilterra. Il nobile, che era rimasto fedele al giuramento fatto alla repubblica instaurata da Oliver Cromwell, si era volontariamente esiliato in Svizzera e qui era morto nel 1682. Subito dopo, l'allora re Giacomo II ne aveva fatto rapire l'unico figlio legittimo, Fermain, e lo aveva venduto ad una banda di comprachicos, con l'ordine di renderlo irriconoscibile. Saputo tutto ciò, Gwynplaine riacquista il titolo nobiliare, diventando così Lord Fermain Clancharlie e, inoltre, promesso sposo della duchessa Josiane. Il giorno dopo, viene condotto alla camera dei lord per l'investitura ufficiale, ma, dopo aver preso la parola e aver attaccato l'aristocrazia per la sua indifferenza nei confronti del popolo sofferente, viene deriso e insultato da tutta l'assemblea.
In preda a una cupa disperazione, e sentendosi completamente estraneo al mondo della nobiltà, decide così di tornare da Ursus e da Dea, senza sapere che i due, con Homo, sono stati cacciati dall'Inghilterra e stanno per salpare verso il continente. Non trovandoli dove li aveva lasciati, il giovane vaga per le vie di Londra, fino a quando, guidato dal lupo, incontrato casualmente, li raggiunge su una nave in partenza. Qui, può riabbracciare i suoi compagni e unici amici, ma Dea, già molto debole, spira poco dopo. Gwynplaine però decide di ricongiungersi subito all'amata e di non separarsene più, lasciandosi annegare nelle acque della Manica.
«La notte era fitta e sorda, l'acqua era profonda. S'inabissò. Scomparve con una cupa calma. Nessuno vide né udì nulla. La nave continuò a navigare e il fiume a scorrere[2]»
Hugo è attento alla resa realistica dei costumi inglesi.
Parti del romanzo descrivono l'opulenza e il parassitismo della nobiltà, in contrasto con la povertà in cui versa il popolo. In particolare Hugo si sofferma sul fatto che i nobili inglesi siano definiti lord che nella lingua inglese significa oltre che padrone, anche "Signore" in senso religioso, "Dio". E in effetti i sudditi nella lingua inglese vengono definiti anche subjects, cioè "sottomessi", ma anche in senso lato "cittadini", "persone".
Il protagonista è a sua volta un nobile, figlio di un nobile severamente punito per essere stato "democratico" e "repubblicano", quindi vicino al popolo sofferente. L'autore porta a conoscenza del pubblico la lotta avvenuta nella realtà fra nobili di elevata caratura morale vicini alle persone e al popolo e nobili conservatori che in quel periodo storico opprimevano la popolazione per godere di enormi privilegi.
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