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film del 1973 diretto da Juan Antonio Bardem e Henri Colpi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'isola misteriosa e il capitano Nemo è un film del 1973 diretto da Juan Antonio Bardem e Henri Colpi.
Il film è un riassunto dello sceneggiato televisivo L'Île mystérieuse trasmesso in sei puntate della durata di circa 50 minuti ciascuna a partire dal 17 dicembre 1973 sul primo canale dell'ORTF[1][2].
L'isola misteriosa e il capitano Nemo | |
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I naufraghi giungono sul Nautilus | |
Titolo originale | L'isola misteriosa e il capitano Nemo La isla misteriosa L'Île mystérieuse |
Paese di produzione | Spagna, Italia, Francia |
Anno | 1973 |
Durata | 120 min (Spagna) 97 min (Italia) |
Rapporto | 1,66:1 |
Genere | avventura |
Regia | Juan Antonio Bardem, Henri Colpi |
Soggetto | Jules Verne |
Sceneggiatura | Jacques Champeaux, Juan Antonio Bardem, Monica Venturini |
Produttore | Jacques Bar |
Casa di produzione | Filmes Cinematografica Cité Films Copercines |
Distribuzione in italiano | Titanus |
Fotografia | Enzo Serafin |
Montaggio | Antonio Gimeno, Paul Cayatte |
Musiche | Gianni Ferrio |
Scenografia | José Luis Galicia, Jaime Pérez Cubero |
Costumi | León Revuelta |
Trucco | Emilio Puyol |
Interpreti e personaggi | |
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«[...] è un bell'esempio di cinema guastatore, appeso soltanto per il titolo a un'opera letteraria. Inutile stendere l'inventario delle cose soppresse o aggiunte o alterate o cambiate di posto o in qualche modo sciupate; è meglio parlare del fumettone originale, dove il capitano Nemo, che compare quasi subito (si capisce, è Omar Sharif), si annunzia come un antesignano di James Bond nel campo della radioattività, e spoglio d'ogni dolcezza e gravità soprannaturale, riesce nel totale alquanto spigoloso, atrabiliare e antipaticuccio. Del resto nessuno dei cinque naufraghi è simpatico, nemmeno il cane Top, né poi lo scimpanzé, né da ultimo l'aggiunto Ayrton, l'ex pirata, tutti accomunati da un tocco approssimativo e scorbutico, quale appunto richiede la psicologia attivistica del fumetto. E sebbene si parli di uomini costretti a rifare in solitudine il cammino del progresso umano movendo dall'età del ferro, quel cammino è così sommario che l'interesse didascalico è nullo; e nel film non si sente né il tempo che passa né la pazienza che vince, ma soltanto una casuale combinazione di fatti strani in un immane teatro di posa all'aperto [...]»
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