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romanzo scritto da Giorgio Bassani Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'airone è un romanzo di Giorgio Bassani del 1968, vincitore del Premio Campiello nel 1969.[1] Il romanzo costituisce il quinto libro del ciclo Il romanzo di Ferrara.
L'airone | |
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Autore | Giorgio Bassani |
1ª ed. originale | 1968 |
Genere | romanzo |
Lingua originale | italiano |
Serie | Il romanzo di Ferrara |
Preceduto da | Dietro la porta |
Seguito da | L'odore del fieno |
L'airone fu definito dallo stesso Bassani «descrizione di un viaggio verso la morte».[2]
La vicenda si svolge in una domenica d'inverno del 1947.
L'avvocato Edgardo Limentani, ricco proprietario terriero, vive a Ferrara con la moglie Nives, per la quale ha ormai perso ogni interesse, la piccola figlia Rory e la madre. Ha deciso di dedicare la giornata alla caccia, in una valle del delta del Po. Lascia la casa all'alba, perché è atteso nelle prime ore del mattino da una guida, Gavino Aleotti, procuratagli dal cugino Ulderico Cavaglieri, col quale ha di recente riallacciato i rapporti dopo molti anni di silenzio.
Durante il tragitto è sopraffatto da un senso di malessere e di insoddisfazione sempre crescente, tanto che non partecipa alla caccia e lascia fare tutto alla guida, che riesce ad abbattere molti uccelli.
Sulla strada del ritorno Limentani si ferma a Codigoro, dove vive il cugino Ulderico, per pranzare in un ristorante gestito dall'ex-fascista Bellagamba, al quale vuole regalare le prede della caccia che ha ammassato sull'automobile. La vista dell'allegria degli altri avventori e il pensiero dei numerosi figli e della bella famiglia di Ulderico aumentano ancora di più il senso di repulsione verso la vita che si sta facendo strada in lui. Dopo un breve sonno in una stanza del ristorante per smaltire il troppo vino, Limentani, prima di ripartire, fa un giro per il paese. Davanti alla bottega di un imbalsamatore gli torna alla mente un airone ucciso durante la caccia e gli pare di sentirsi come il volatile, «senza la minima possibilità di sortita». Immaginandosi morto, Limentani si sente travolgere da «un'onda improvvisa di felicità» e decide che la sera stessa si toglierà la vita.
Tornato a Ferrara, si chiude in camera senza partecipare alla cena e si prepara accuratamente al gesto estremo.
Il romanzo si conclude con la consueta visita di Limentani all'anziana madre, che come ogni volta gli augura tranquillamente la buona notte.
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