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lingua appartenente gruppo linguistico sud-caucasico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La lingua georgiana (nome nativo ქართული ენა, kartuli ena) è la lingua più parlata della famiglia caucasica meridionale, di cui rappresenta la lingua franca, nonché l'unica lingua con una propria tradizione letteraria. È la lingua ufficiale della Georgia, dove conta all'incirca 3,9 milioni di parlanti nativi (l'83% della popolazione). Altre 3,5 milioni di persone la parlano all'estero (soprattutto in Turchia, Russia e Stati Uniti con piccole comunità in Grecia, Iran ed Azerbaigian).
Georgiano ქართული (Kartuli) | |
---|---|
Parlato in | Georgia Iran Azerbaigian Turchia Russia Grecia |
Locutori | |
Totale | 5 milioni |
Classifica | non tra le prime 100 |
Altre informazioni | |
Scrittura | Alfabeti georgiani |
Tipo | SVO + SOV |
Tassonomia | |
Filogenesi | Lingue cartveliche Lingua georgiana antica Lingua georgiana |
Statuto ufficiale | |
Ufficiale in | Georgia Monte Athos (Grecia) |
Regolato da | Governo della Georgia |
Codici di classificazione | |
ISO 639-1 | ka
|
ISO 639-2 | (B)geo, (T)kat
|
ISO 639-3 | kat (EN)
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Linguist List | geor (EN)
|
Glottolog | nucl1302 (EN)
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Linguasphere | 42-CAB
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Estratto in lingua | |
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 ყველა ადამიანი იბადება თავისუფალი და თანასწორი თავისი ღირსებითა და უფლებებით. მათ მინიჭებული აქვთ გონება და სინდისი და ერთმანეთის მიმართ უნდა იქცეოდნენ ძმობის სულისკვეთებით. | |
Traslitterazione Q'vela adamiani ibadeba tavisupali da tanasts'ori tavisi ghirsebita da uplebebit. Mat minich'ebuli akvt goneba da sindisi da ertmanetis mimart unda iktseodnen dzmobis sulisk'vetebit. | |
Si tratta di una lingua agglutinante (nella quale cioè gli elementi si combinano a formare le parole in sequenza lineare), come risulta evidente soprattutto nei verbi. Possiede una flessione nominale articolata in sette casi.
Il sistema fonetico presenta suoni particolari, detti glottalizzati. Le parole georgiane possono avere serie consecutive molto lunghe di consonanti: fino a otto (ad esempio in gvprtskvni "ci sbucci").
Per la scrittura sono stati utilizzati nel tempo tre diversi alfabeti. L'attuale alfabeto georgiano comprende 33 lettere (ridotte dalle originarie 38 nel XIX secolo). Le prime iscrizioni in lingua georgiana risalgono al I secolo-III secolo, sebbene le fonti storiche asseriscano che la scrittura fu introdotta nel III secolo a.C. I primi manoscritti datano al V, e il primo libro a stampa al XVII secolo.
La lingua ha la reputazione di essere difficile da apprendere, soprattutto a causa della complessità del sistema verbale. Non esiste alcuna distinzione di genere tra maschile e femminile.
Numerose parole sono prestiti dalle lingue parlate nelle zone vicine, come l'arabo, il persiano e il turco. Ad eccezione di alcuni termini di origine greca, i prestiti dalle maggiori lingue europee, di origine piuttosto recente, sono avvenuti attraverso la mediazione del russo.
La lingua georgiana comprende circa 17 dialetti, suddivisi in un gruppo orientale e in uno occidentale, alcuni dei quali sono stati fortemente influenzati dal linguaggio dominante della regione in cui risultano parlati. In generale sono più conservativi i dialetti delle regioni montuose. La lingua letteraria si basa sul dialetto cartiliano (pianure orientali).
Il georgiano possiede una vasta letteratura e una prospera poesia popolare, oltre ad essere utilizzato per la tradizione di canto polifonico.
Il georgiano è la più diffusa delle lingue caucasiche meridionali, una famiglia che comprende anche lo svan, il mengrelio (parlato principalmente nella Georgia nord-occidentale) e il laz (parlato principalmente lungo la costa turca del Mar Nero, da Melyat, Rize fino alla frontiera georgiana).
Il gruppo sembra non avere parentele con altre famiglie linguistiche, o almeno nessuna di quelle proposte sembra essere stata dimostrata in modo convincente. È tuttavia possibile un precoce contatto con le lingue indoeuropee.
La variante standard del georgiano è costituita dal dialetto di prestigio della Cartalia, la regione storica in cui è situata la capitale Tbilisi.[1]
Con la lingua standard coesistono quasi una ventina di altri dialetti. La maggior parte di essi sono parlati all'interno del territorio nazionale e sono denominati secondo le province storiche:
Altri quattro dialetti sono parlati da minoranze etniche georgiane al di fuori dei confini nazionali:
Il georgiano standard dispone di 28 consonanti, di cui 6 eiettive. I fonemi sono in rapporto uno a uno con le lettere dell'alfabeto, come illustra la tabella che segue (i simboli a sinistra sono quelli dell'AFI).[4][5]
Labiale | Labiodentale | Dentale | Alveolare | Postalveolare | Velare | Uvulare | Glottale | ||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Occlusiva | sorda aspirata | /pʰ/ ფ | /tʰ/ თ | /kʰ/ ქ | |||||
sonora | /b/ ბ | /d/ დ | /ɡ/ გ | ||||||
eiettiva | /pʼ/ პ | /tʼ/ ტ | /kʼ/ კ | /qʼ/ ყ | |||||
Affricata | sorda aspirata | /t͡sʰ/ ც | /t͡ʃʰ/ ჩ | ||||||
sonora | /d͡z/ ძ | /d͡ʒ/ ჯ | |||||||
eiettiva | /t͡sʼ/ წ | /t͡ʃʼ/ ჭ | |||||||
Fricativa | sorda | /s/ ს | /ʃ/ შ | /x/ ხ | /h/ ჰ | ||||
sonora | /v/ ვ | /z/ ზ | /ʒ/ ჟ | /ɣ/ ღ | |||||
Nasale | /m/ მ | /n/ ნ | |||||||
Vibrante | /ɾ/ რ | ||||||||
Laterale | /l/ ლ |
Il sistema delle occlusive si basa su una triplice opposizione fra sorda aspirata, sonora ed eiettiva, dalla quale è esclusa solo l'eiettiva uvulare /qʼ/.[6] La natura fonemica di tale opposizione è attestata, ad esempio, nelle coppie minime ფური [pʰuɾi] "mucca" vs. პური [pʼuɾi] "pane" e ქუდი [kʰudi] "cappello" vs. კუდი [kʼudi] "coda". La stessa opposizione delle occlusive è presente anche nelle affricate.[7][8] Non c'è però accordo universale sulla presenza di aspirazione nei fonemi /t͡sʰ/ e /t͡ʃʰ/.[9]
I fonemi vocalici sono 5, anch'essi in corrispondenza biunivoca con i simboli dell'alfabeto.[16][19]
Secondo Shosted e Chikovani, la realizzazione di /a/ è tipicamente [ɑ].[20]
Il georgiano non ha vocali lunghe (eccetto che per effetto dell'intonazione nelle domande chiuse; si veda oltre #Intonazione) e non ha dittonghi. Se due vocali appaiono in sequenza appartengono a sillabe diverse: una parola ha tante sillabe quante sono le sue vocali.[19][21]
La caratteristica fonotattica più rilevante del georgiano è la sua grande tolleranza per i gruppi consonantici, specialmente a inizio e a fine parola.
I gruppi iniziali possono spaziare da 2 a 6 consonanti contigue (ignorando le sequenze prodotte dall'aggiunta di morfemi prefissali, potenzialmente ancora più lunghe); le combinazioni ammesse sono 740. Ai gruppi vanno aggiunte anche le 28 consonanti semplici, che possono trovarsi tutte a inizio parola, per un totale di 768 possibili attacchi sillabici consonantici a inizio di parola.[22]
Se si considerano anche i gruppi prodotti dalla presenza di morfemi prefissali, si può arrivare a sequenze iniziali ancora più lunghe. Ad esempio, l'aggiunta del marcatore dell'oggetto diretto della I plurale gv- agli ultimi due verbi illustrati in precedenza produce le forme გვფრცქვნის /gvpɾt͡sʰkʰvnis/ "ci sbuccia" e გვბრდღვნის /gvbɾdɣvnis/ "ci strappa", con otto consonanti iniziali.
I gruppi finali che non contengono morfemi suffissali vanno invece dalle 2 alle 4 consonanti, per un totale di 244 combinazioni.[22]
La realizzazione fonetica di alcuni gruppi consonantici prevede che ci sia una sola emissione di fiato alla fine di tutta la sequenza. Tali gruppi sono noti come "complessi armonici" (ing. harmonic complexes o harmonic clusters).[23][7] Ad esempio, il complesso iniziale di ბგერა /bgɛɾa/ "suono" è armonico, mentre quello di თბილისი /tʰbilisi/ "Tbilisi" non lo è e prevede due emissioni distinte.[24]
I gruppi di due consonanti identiche sono generalmente realizzati come una consonante geminata (ad es. დამმალა [damːaɫa] "mi nascose"). Tuttavia, in alcuni contesti grammaticali che prevedono l'accostamento di due /v/, la doppia che ne dovrebbe derivare non viene pronunciata come tale; tale anomalia è registrata anche nella scrittura (ad es. წავალ [t͡sʼavaɫ] "andrò" < *წავვალ ts'a-v-val).[25]
Il suono /v/ cade quando costituisce l'ultima consonante di una radice verbale ed è seguito:
Esiste una certa tendenza alla desonorizzazione delle occlusive e delle affricate sonore in fine di parola, sebbene sia meno marcata che in altre lingue.[14][7] La consonante desonorizzata resta generalmente distinta dalla corrispondente sorda per l'assenza di aspirazione.[27]
In rari casi il fenomeno viene registrato anche nella scrittura, soprattutto con la desinenza -d del caso avverbiale (ad es. უნებლიეთ /unɛbliɛtʰ/ "senza volerlo" < *უნებლიედ /unɛbliɛd/).[14]
Fenomeni morfonologici comuni sono l'apofonia, l'epentesi, la sincope, la dissimilazione e la metatesi.
L'accento del georgiano è estremamente debole, non ha alcuna influenza sulla qualità delle vocali e non è mai distintivo. È talmente debole che le regole sulla sua esatta collocazione non sono chiare agli studiosi; quelle che seguono ne descrivono il comportamento più frequente.[19][34]
In ogni caso, l'accento non cade mai sull'ultima sillaba.
Il profilo dell'intonazione nelle frasi dichiarative è relativamente piano e costante.[35] Nelle interrogative presenta una singola variazione, secondo due modalità principali.[36]
Il georgiano è una lingua fortemente agglutinante, sia nella morfologia flessiva sia in quella derivazionale.
I sostantivi sono declinati rispetto al caso (nominativo, ergativo, dativo, genitivo, strumentale, avverbiale e vocativo) e al numero (singolare e plurale), ma non rispetto al genere. Non esiste l'articolo. I casi sono indicati da un apposito insieme di suffissi, che vengono aggiunti direttamente alla radice se il sostantivo è al singolare o alla radice più il suffisso -eb se è al plurale. Ad esempio
etc.
Come i sostantivi, anche i pronomi sono declinati rispetto al caso e al numero e non distinguono il genere. Non c'è distinzione neppure alla terza persona, come invece avviene, ad esempio, nella lingua inglese (ad es. ის is "egli", "ella", "esso"; მისი misi "suo (di lui)", "suo (di lei)" etc).
Gli aggettivi in funzione attributiva concordano con il sostantivo solo nel caso e non nel numero (ad es. კარგი კაცი k'argi k'atsi "l'uomo buono", კარგი კაცები k'argi k'atsebi "gli uomini buoni"); la declinazione, inoltre, è semplificata rispetto a quella dei sostantivi. Quando invece l'aggettivo viene sostantivato, si comporta in tutto e per tutto come un nome e può andare al plurale (ad es. კარგები k'argebi "quelli buoni"). Tutti i quantificatori, compresi i numerali, sono trattati alla stregua degli altri aggettivi qualificativi e sono seguiti dal sostantivo al singolare (ad es. ერთი კვირა erti k'vira "una settimana", ორი კვირა ori k'vira "due settimane", ბევრი კვირა bevri k'vira "molte settimane" etc).
Il georgiano fa un uso quasi esclusivo di posposizioni - l'equivalente delle preposizioni italiane, ma poste dopo i sostantivi a cui si riferiscono, anziché prima (ad es. ეჭვი ech'vi "dubbio" → ეჭვს გარეშე ech'vs gareshe "senza dubbio"). Le più comuni sono clitiche e vengono scritte attaccate al sostantivo (ad es. საქართველოში sakartvelo-shi "in Georgia", მაგიდაზე magida-ze "sul tavolo"). Ciascuna posposizione richiede che il sostantivo modificato sia in un caso specifico, tipicamente il genitivo o il dativo (in maniera simile alle preposizioni di molte lingue indoeuropee, come il tedesco, il russo o il latino).
L'argomento più complesso della morfologia georgiana è il verbo. I verbi sono tradizionalmente divisi in quattro classi, a ciascuna delle quali sono associati un modello generale di coniugazione e una sfumatura semantica prevalente:
Ogni classe richiede inoltre una specifica sintassi dei casi (si veda oltre in #Sintassi).
La coniugazione si basa sull'aggiunta e sulla sottrazione di un gran numero di affissi alla radice (sia prefissi, sia suffissi). Una singola voce verbale può così arrivare ad avere sette o otto morfemi diversi in contemporanea, ad esempio:
Il verbo manifesta inoltre una concordanza polipersonale: vengono codificate la persona e il numero sia del soggetto che dell'oggetto, tipicamente quello indiretto.
Sebbene i verbi delle singole classi aderiscano ad alcune regole comuni, la loro coniugazione non è del tutto uniforme: la scelta di alcuni morfemi è regolata da casistiche molto complicate, oppure è imprevedibile. Un grandissimo numero di verbi sono irregolari, soprattutto quelli di uso comune (su vari livelli: alterazioni morfonologiche, radici suppletive, terminazioni anomale etc). Questo stato di cose fu messo in evidenza già da Francesco Maria Maggio, l'autore della prima grammatica georgiana (datata 1643), che accingendosi a trattare del verbo scriveva:
«Etsi coniugationes verborum innumerae quidem sunt, quippe fere verborum quodlibet vendicat sibi suam, dicam tamen et breviter, quae usui deserviunt magis, et quae sub unica ratione et lege conveniunt.»
«Benché le coniugazioni dei verbi siano innumerevoli, dal momento che quasi qualsiasi verbo richiede la sua, tuttavia esporrò, anche se brevemente, quei (verbi) che servono maggiormente all'uso e che obbediscono a una sola logica e legge.»
L'aspetto più complesso della sintassi è l'uso dei casi nella codifica degli argomenti verbali. In quasi tutti i contesti l'allineamento morfosintattico è quello di una lingua nominativo-accusativa. Il soggetto va quindi al nominativo e l'oggetto al dativo. In alcuni casi il soggetto logico viene espresso come un oggetto grammaticale e l'oggetto logico come un soggetto grammaticale, fenomeno tradizionalmente noto come inversione (ad es. გოგოს აქვს წიგნი gogos akvs ts'igni "la ragazza ha un libro", lett. "alla ragazza è-avere un libro").
Dallo schema nominativo-accusativo si discostano però due "tempi", uno dei quali è l'aoristo, l'equivalente del passato remoto italiano. In questo ambiente i verbi di 1ᵃ classe (transitivi) e quelli di 3ᵃ classe (intransitivi inergativi) hanno il soggetto all'ergativo e l'eventuale oggetto diretto al nominativo; i verbi di 2ᵃ classe (intransitivi inaccusativi) e quelli di 4ᵃ classe (verbi di sentimento) non alterano l'uso dei casi. Ne risulta che il nominativo è al contempo il caso dell'oggetto dei transitivi e il caso del soggetto di gran parte degli intransitivi, fatto che ha portato all'interpretazione tradizionale di un allineamento ergativo (in particolare di un'ergatività cosiddetta "scissa", perché assente negli altri tempi). Rimane tuttavia anomala la 3ᵃ classe, che è composta da verbi intransitivi con soggetto all'ergativo. A fronte di tale anomalia e di un'analisi semantica delle classi verbali, Alice Harris ha proposto che l'allineamento sia in realtà attivo-inattivo, con il caso ergativo usato come agentivo e il nominativo usato come pazientivo.
L'ordine delle parole è piuttosto libero e tutte le disposizioni sono ammesse per motivi di enfasi. Se però la frase non è marcata (cioè se non si pone l'enfasi su nessuno dei suoi costituenti), l'ordine è SVO o SOV.
Il georgiano ha un ricco sistema di derivazione dei vocaboli. Aggiungendo alcuni prefissi e suffissi specifici a una radice, si possono da questa derivare molti sostantivi e aggettivi. Per esempio, dalla radice -kart-, possono essere derivate le successive parole: kartveli (una persona georgiana), kartuli (la lingua georgiana) e sakartvelo (Georgia).
La maggior parte dei cognomi georgiani terminano in
La desinenza -eli è una particella nobiliare, equivalente al francese de, al tedesco von o al polacco -ski. Almeno due cognomi georgiani di personaggi storici sono famosi all'estero: Eduard Shevardnadze e Stalin, il cui cognome era Dzhugashvili. Negli anni '90, la squadra di calcio britannica del Manchester City ebbe un numero di giocatori georgiani che avevano il nome con queste desinenze, come Georgi Kinkladze, Murtazi Shelia, Kakhaber Tshkadadze e Mikhail Kavelashvili.
Il georgiano ha un sistema di numerazione vigesimale, ovvero basato sul numero 20, come il basco o il francese antico. Per esprimere un numero più grande di 20 e minore di 100, per primo viene stabilito il numero delle ventine e il numero rimanente viene sommato. Per esempio, il 93 viene scritto (in lettere) ოთხმოცდაცამეტი - otkh-m-ots-da-tsamet'i (quattro-volte-venti-e-tredici).
La fase predocumentaria, in cui si situa la formazione della lingua georgiana a partire dal proto-cartvelico, è stata ricostruita da vari linguisti tramite il metodo comparativo (primi fra tutti T. Gamq'relidze, G. Mach'avariani e G. Klimov). È caratterizzata da due momenti di rottura:
(La cronologia assoluta indicata fra parentesi è stata ricavata utilizzando metodi di glottocronologia.)[37]
All II secolo d.C. risale invece probabilmente la più antica allusione al georgiano parlato. In una lettera di Marco Cornelio Frontone a Marco Aurelio, l'oratore romano si immagina gli Iberi che si rivolgono all'imperatore nella loro lingua incomprensibile:[38]
«Quod vero patris tui laudes a me in senatu designato et inito consulatu meo dictas legisti libenter, minime miror. Namque tu Parthos etiam et Hiberos sua lingua patrem tuum laudantes pro summis oratoribus audias. Nec meam orationem sed patris tui virtutem miratus es, nec laudatoris verba sed laudati facta laudasti.»
«Non mi stupisco poi che tu abbia letto volentieri l'elogio che io rivolsi a tuo padre in senato da console designato e all'entrata in carica. Effettivamente tu ascolteresti anche i Parti e gli Iberi lodare nella loro lingua tuo padre, come se fossero oratori eccelsi. Perché tu non hai ammirato la mia orazione, ma la virtù di tuo padre, e non hai elogiato le mie parole di lode, ma l'opera di lui che veniva lodato.»
L'evoluzione del georgiano, per quanto concerne la lingua scritta, fu una conseguenza della conversione dell'élite georgiana al cristianesimo, nella metà del IV secolo. La nuova lingua letteraria venne costruita su un'infrastruttura culturale già ben definita, appropriandosi delle funzioni, convenzioni, e stato dell'aramaico, la lingua letteraria della Georgia pagana, e la nuova religione nazionale.[39] I primi testi georgiani sono iscrizioni e palinsesti risalenti al V secolo. Il georgiano ha una ricca tradizione letteraria. La più antica opera letteraria sopravvissuta in georgiano è il "Martirio della santa regina Shushanik" (Tsamebay tsmindisa Shushanikisi, dedoplisa) di Iakob Tsurtaveli, del V secolo d.C. Il poema epico nazionale georgiano, "Il cavaliere dalla pelle di leopardo" (Vepkhistqaosani), di Shota Rustaveli, risale al XII secolo.
La storia del georgiano può convenzionalmente essere divisa in:
Il georgiano è stato scritto in una varietà di alfabeti nel corso della sua storia. Attualmente un alfabeto, chiamato mkhedruli ("militare"), è quasi completamente dominante, mentre gli altri sono oggetto di interesse per gli studiosi, perché è necessario conoscerli per la consultazione di documenti storici.
Lo mkhedruli ha 33 lettere di uso comune, delle quali attualmente più di mezza dozzina sono obsolete. Le lettere dello mkhedruli corrispondono ai suoni della lingua georgiana.
Secondo i resoconti tradizionali scritti da Leonti Mroveli nell'XI secolo, il primo alfabeto georgiano venne creato dal primo re dell'Iberia caucasica (nota anche come Kartli), Pharnavaz, nel III secolo a.C. Tuttavia, i primi esempi di quest'alfabeto, o la sua versione modificata, risalgono al V secolo d.C. Nel corso di molti secoli, l'alfabeto venne modernizzato. Ci sono adesso tre alfabeti georgiani completamente diversi, chiamati asomtavruli (lettere maiuscole), nuskhuri (lettere minuscole) e mkhedruli. I primi due sono utilizzati insieme come lettere maiuscole e minuscole, formando un singolo alfabeto usato dalla chiesa ortodossa georgiana e chiamato khutsuri (dei sacerdoti).
Nello mkhedruli, non ci sono forme separate per le lettere maiuscole. Tuttavia, talvolta, un effetto maiuscolo, chiamato mtavruli (titolo o intestazione), viene ottenuto graduando e posizionando le lettere ordinarie in modo che le loro dimensioni verticali siano tutte identiche rispetto alla linea di base. Questo modo di scrivere le lettere viene spesso utilizzato nelle pagine di intestazione, titoli di capitoli, iscrizioni monumentali e simili.
Il georgiano ha un sistema derivazionale della parola che permette la derivazione di nomi da radici verbali, sia con prefissi che con suffissi. Per esempio:
È anche possibile derivare i verbi da sostantivi:
In modo similare, i verbi possono essere derivati dagli aggettivi:
ერთი (ert'i) (uno), ორი (ori) (due), სამი (sami) (tre), ოთხი (ot'khi) (quattro), ხუთი (khut'i) (cinque), ექვსი (ek'vsi) (sei), შვიდი (shvidi) (sette), რვა (rva) (otto), ცხრა (ts'khra) (nove), ათი (at'i) (dieci).
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