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Karl Dönitz
ammiraglio e politico tedesco (1891-1980) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Karl Dönitz (Grünau, 16 settembre 1891 – Aumühle, 24 dicembre 1980) è stato un ammiraglio e politico tedesco, che fu Reichspräsident dal 30 aprile al 23 maggio 1945, a seguito del suicidio di Adolf Hitler.
Il großadmiral Dönitz servì come comandante della flotta sottomarina (Befehlshaber der U-Boote) nella campagna degli U-Boot tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Sotto la sua amministrazione, la flotta degli U-Boot combatté la battaglia dell'Atlantico, tentando di "assediare" il Regno Unito bloccando i convogli navali carichi di rifornimenti vitali che giungevano dagli Stati Uniti e da altri Paesi [3].
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Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Formazione militare
Karl Dönitz nacque il 16 settembre 1891 a Grünau, all'epoca una cittadina vicino a Berlino ed oggi sobborgo della capitale tedesca. Era figlio di Emil Dönitz e di Anna Beyer, che morì quando Karl era giovane, inoltre aveva un fratello maggiore, Friedrich. Nell'aprile del 1910 si arruolò nella Kaiserliche Marine, la marina imperiale tedesca, entrando in servizio come seekadett, ovvero guardiamarina. Appena un anno dopo al suo ingresso nella marina militare, fu promosso, il 15 aprile 1911, al grado di fähnrich zur see, ovvero di alfiere. All'età di 22 anni, Karl Dönitz ricevette la nomina a ufficiale, con il grado di leutnant zur see (tenente di III classe).
Prima guerra mondiale
Durante la Prima guerra mondiale, Karl prestò servizio a bordo dell'incrociatore leggero Breslau della classe Magdeburg. Fece rapidamente carriera e fu promosso a oberleutnant zur see (tenente di II classe) il 22 marzo 1916. Il 27 maggio dello stesso anno sposò l'infermiera Ingeborg Weber, figlia di un generale; il 3 aprile nacque la loro figlia Ursula. Poco dopo chiese il trasferimento al servizio sottomarini; la sua richiesta fu accolta nell'ottobre del 1916 con l'incarico di ufficiale di guardia a bordo dell'U-39. Nel febbraio 1918 fu nominato comandante dell'UC-25 e il 2 luglio dello stesso anno assunse il comando dell'UB-68. Prese parte all'azione nel Mediterraneo e nel Mar Nero a bordo di questo sottomarino.
Il 4 ottobre 1918, l'UB-68 fu costretto a riemergere a causa di problemi tecnici e la nave fu affondata dal fuoco britannico. Dönitz e 32 membri del suo equipaggio sopravvissero all'affondamento e furono imprigionati a La Valletta, a Malta. Dopo l'armistizio del novembre 1918, Dönitz fu detenuto come prigioniero di guerra in un campo vicino a Sheffield, in Gran Bretagna. Il suo rilascio fu accelerato per motivi di salute e tornò in Germania nel luglio 1919. Il 14 maggio 1920 nacque il figlio Klaus [4][5][6].
Ascesa del nazismo
L'oberleutnant zur see Dönitz continuò la sua carriera nella Reichsmarine, la nuova marina della Repubblica di Weimar, che si era evoluta dalla Kaiserliche Marine come branca navale della Reichswehr. Il 10 gennaio 1922, nel giro di un anno, fu promosso a kapitänleutnant (tenente di II classe). Il 20 marzo, la famiglia Dönitz si allargò con la nascita del figlio Peter. Negli anni successivi, Dönitz fu principalmente attivo come comandante di diverse torpediniere fino al 1° novembre 1928, quando fu promosso a korvettenkapitän (tenente di I classe). Lo stesso giorno assunse il comando della 4. Torpedobootshalbflotille (flotiglia Torpedo), composta dalle nuovissime torpediniere Albatros, Kondor, Möwe e Greif. Fu a capo dell'ispettorato dei siluri [7][4][5][6].

L'ufficiale Dönitz continuò la sua ascesa e il 1° settembre 1933 prestò giuramento come fregattenkapitän. Come molti altri ufficiali tedeschi, Dönitz era frustrato dalla caduta dell'Impero tedesco e dalla degenerazione della marina tedesca. Desiderava ardentemente il ripristino dell'ordine ed un nuovo leader. Tuttavia, per sua stessa ammissione, non sarebbe diventato membro onorario del Partito Nazista (NSDAP) fino al 30 gennaio 1944, quando Hitler gli conferì l'Insigne d'Oro del Partito. Nel 1934 assunse il comando dell'incrociatore leggero Emden e compì un giro del mondo con questa nave, che durò un anno. A bordo c'erano molti cadetti e alfieri che poterono acquisire esperienza pratica durante questo viaggio. Nel 1935, la Reichsmarine della Repubblica di Weimar fu fusa con la Kriegsmarine della Germania nazista. Il 1° settembre dello stesso anno Dönitz venne promosso kapitän zur see e comandante della 1. U-bootflotille Weddingen, composta dagli U-7, U-8 e U-9.
Come tutte le altre marine militari del mondo dell'epoca, la Kriegsmarine considerava il suo braccio sottomarino come parte di una flotta di superficie da schierare contro le navi da guerra nemiche, nel caso della Germania principalmente unità navali britanniche e francesi. Karl Dönitz sostenne apertamente la necessità di una flotta da guerra tedesca composta principalmente da U-Boot. Queste imbarcazioni avrebbero dovuto concentrarsi sulle navi mercantili e sulle petroliere britanniche e francesi. Questi erano bersagli relativamente facili e, distruggendo la flotta mercantile nemica, la flotta da guerra sarebbe stata paralizzata a causa della mancanza di carburante e provviste. Sosteneva di poter mettere in ginocchio il nemico con una flotta di 300 nuovi U-Boot di Tipo VII.

Durante la sua prigionia nella Prima guerra mondiale, aveva ideato la strategia del Wolfpack, in cui diversi U-Boot attaccavano simultaneamente le navi mercantili e le loro scorte. A quel tempo, ciò non era ancora possibile poiché gli U-Boot tedeschi non disponevano delle adeguate apparecchiature di comunicazione. Tuttavia, a metà degli anni 1930, i tedeschi avevano sviluppato apparecchiature radio a frequenza ultraelevata (UHF) e i messaggi potevano essere criptati dalla nuova macchina Enigma.
Dönitz aveva una disputa continua con il comandante in Capo della Kriegsmarine, Erich Raeder, che sosteneva una flotta di superficie più grande. A causa delle limitazioni alla costruzione navale previste dal Trattato di Versailles, la Germania disponeva solo di un numero limitato di unità di superficie moderne, che avrebbero sicuramente perso la battaglia contro le superiori navi da guerra britanniche e francesi. Raeder, tuttavia, contava sul Piano Z, l'espansione della flotta d'alto mare, ma questo programma di costruzione sarebbe stato completato solo nel 1945. Il 28 gennaio 1938, Karl Dönitz fu promosso a Führer der Unterseeboote (capo della flotta sottomarina) con il grado di Kommodore (commodoro). Nel 1939, Karl Dönitz scrisse un libro sui suoi piani e le sue idee. Oltre alle tattiche e alle strategie, descrisse anche il suo fanatismo nazista e il suo apprezzamento per il cameratismo tra gli equipaggi degli U-Boot [4][5][6].
Seconda guerra mondiale

Il 3 settembre 1939 la Gran Bretagna e la Francia dichiararono guerra alla Germania, scatenando la Seconda guerra mondiale, quando le truppe tedesche avevano invaso la Polonia due giorni prima. Per la Kriegsmarine, questo momento arrivò troppo presto, poiché non disponeva di un numero sufficiente di navi da guerra. Karl Dönitz dovette accontentarsi di soli 70 U-Boot. Non poté mettere in pratica la sua strategia Wolfpack per attaccare le navi nemiche perché Adolf Hitler gli impose di affrontare direttamente le unità di superficie britanniche attaccando con U-Boot operanti in modo indipendente. Ciò portò ad alcuni successi, come l'affondamento dell'incrociatore da battaglia britannico H.M.S. Royal Oak nel porto di Scapa Flow, in Scozia, da parte di Günther Prien a bordo dell'U-47. Il 1° ottobre 1939, il titolo di Dönitz fu cambiato in Befehlshaber der Unterseeboote (comandante della flotta U-Boot). Il grado corrispondente era Kontr-admiral (contrammiraglio) ricevendo un'ulteriore promozione. Il 1° settembre 1940 fu promosso a Vizeadmiral (vice-ammiraglio).
Gli U-Boot erano molto più economici e rapidi da costruire rispetto alle grandi unità di superficie, il che fece sì che la flotta tedesca di U-Boot si espandesse molto più rapidamente di quella di superficie. L'affondamento della corazzata Bismarck da parte di navi da guerra britanniche il 27 maggio 1941 fu un'ulteriore prova che anche le più potenti unità di superficie tedesche potevano essere sconfitte. Ciò conferì al ramo U-Boot della Kriegsmarine un'importanza crescente, ampliando così la potenza di Dönitz. L'entrata in servizio di nuovi U-Boot gli permise di affondare sempre più navi mercantili alleate, con un impatto notevole sull'economia di guerra britannica. Karl Dönitz era un comandante estremamente motivato. Contattava quotidianamente i suoi U-Boot per essere informato sulle posizioni, sulle scorte di carburante e sulle occasioni di attacco. Questo coordinamento permise a lui e alla sua flotta di U-Boot di preparare e lanciare i loro attacchi nel modo più efficace possibile. Il 14 marzo 1942, Karl Dönitz fu ricompensato per il successo dei suoi U-Boot con la promozione ad ammiraglio.

Nel settembre del 1942, l'U-156 affondò il transatlantico britannico Laconia nell'Atlantico. Tra i passeggeri c'erano circa 1.800 prigionieri di guerra italiani, sorvegliati da centinaia di soldati britannici e polacchi. L'U-156, l'U-506, l'U-507 e il sommergibile italiano Cappellini presero a bordo centinaia di sopravvissuti, ma durante questa azione furono avvistati da un bombardiere americano e attaccati. Gli U-Boot furono costretti a immergersi, abbandonando i sopravvissuti in mare aperto. La maggior parte di loro fu poi salvata dalle navi da guerra franco-vichy. In seguito a questo evento, meglio noto come incidente del Laconia, Dönitz proibì immediatamente qualsiasi azione di soccorso da parte degli U-Boot, che li rendevano fin troppo vulnerabili durante tali azioni. Verso la fine del 1942, erano entrati in servizio così tanti U-Boot di Tipo VII che Dönitz poté mettere in pratica la sua strategia del Wolfpack. Le perdite di navi mercantili alleate raggiunsero il culmine e i tedeschi sembravano aver vinto la battaglia per l'Atlantico.

All'inizio del 1943, l'incapacità della flotta di superficie tedesca di contrastare le navi da guerra britanniche fu causa di una discussione tra Adolf Hitler ed Erich Raeder, comandante in Capo della Kriegsmarine; Hitler minacciò di far demolire tutte le navi di superficie tedesche e di dispiegare i loro cannoni nelle batterie costiere. Raeder poté impedirlo solo dimettendosi, nella speranza che il suo successore avesse più successo. Il 30 gennaio 1943, Karl Dönitz fu promosso comandante in Capo della marina tedesca e ricevette il grado corrispondente di Grande ammiraglio. Dönitz riuscì tuttavia a convincere Hitler del fatto che le unità di superficie della Marina tedesca erano indispensabili. Concordarono che la flotta d'altura avrebbe continuato a esistere, ma che tutti i nuovi programmi di costruzione sarebbero stati interrotti, solo la costruzione di U-Boot sarebbe continuata. Nel 1943, le sorti della battaglia per l'Atlantico iniziarono a volgere a favore degli Alleati. In questa fase della guerra, gli americani stavano costruendo più navi di quante gli U-Boot tedeschi potessero affondare. Inoltre, un numero crescente di U-Boot veniva affondato dalle scorte alleate, dotate di tecnologie radar all'avanguardia, e dagli aerei delle portaerei di scorta che proteggevano i convogli. Anche la decifrazione del codice Enigma ridusse notevolmente il successo dei tedeschi. Nonostante le perdite tedesche, Hitler continuò ad avere la massima fiducia nel suo comandante della Kriegsmarine. Anche Karl Dönitz subì perdite personali nel 1943, quando il suo figlio minore Peter fu ucciso il 19 maggio. Era ufficiale di guardia a bordo dell'U-954 quando fu affondato nell'Atlantico settentrionale da navi da guerra alleate, con tutto l'equipaggio perso. Il secondo duro colpo per Dönitz arrivò quando il figlio maggiore Klaus affondò nella torpediniera S-141 al largo delle coste inglesi il 13 maggio 1944 [4][5][6].
Presidente del Reich


Verso la fine della Seconda guerra mondiale, Adolf Hitler si era trincerato nel suo Führerbunker sotto la Cancelleria del Reich a Berlino. Nel suo testamento politico, redatto il giorno prima del suo suicidio, il 30 aprile 1945, Hitler nominò il grand'ammiraglio Dönitz come suo successore; Dönitz stesso si aspettava che Hermann Göring, che si era candidato apertamente a quell'incarico, o Heinrich Himmler, che aveva tentato invano di raggiungere accordi di pace con gli Alleati senza però informare Hitler, succedessero al Fuhrer, ma entrambi erano caduti in disgrazia. Inoltre, Hitler si sentiva tradito dai vertici della Wehrmacht, della Luftwaffe e delle SS perché, a suo avviso, gli avevano fatto perdere la guerra. La Kriegsmarine non aveva avuto un ruolo significativo in questa sconfitta e, inoltre, il dittatore tedesco non era certo deluso dai risultati della guerra degli U-Boot. Pertanto, Karl Dönitz sembrava il successore più logico di Hitler.
Il ministro della Propaganda Josef Goebbels fu nominato Reichskanzler, ma si suicidò il 1° maggio 1945. Lo stesso giorno, il grossammiraglio Dönitz divenne Reichspräsident e comandante in Capo delle forze armate tedesche. Istituì il suo governo a Plön, vicino a Flensburg, vicino al confine con la Danimarca. Il governo Dönitz era anche noto come governo di Flensburg. Dönitz aveva scelto questo luogo perché sperava di essere arrestato dagli Alleati dopo l'inevitabile sconfitta della Germania, piuttosto che dai vendicativi sovietici. La stessa notte, Dönitz annunciò alla radio, rivolgendosi alla popolazione tedesca, che Adolf Hitler era morto da eroe e che la Germania avrebbe continuato a combattere per impedire che il paese venisse invaso dalle truppe sovietiche. Il merito più grande del governo di Flensburg fu l'evacuazione via mare di 2,5 milioni di soldati e civili tedeschi dalle aree tedesche e polacche che erano state conquistate dai sovietici.
Il 4 maggio 1945, i tedeschi nei Paesi Bassi, in Danimarca e nella Germania nordoccidentale si arresero agli inglesi. Il reichspräsident Dönitz inviò un appello alla capitolazione al feldmaresciallo britannico Bernard Law Montgomery, aggiungendo però di voler continuare a combattere contro le truppe sovietiche, come aveva annunciato al suo popolo. Il giorno successivo, inviò l'ammiraglio generale Hans Georg von Friedeburg, suo successore come comandante in capo della marina tedesca, al quartier generale del generale Dwight Eisenhower, il comandante supremo americano delle forze alleate in Europa, con la stessa richiesta. Gli Alleati, tuttavia, respinsero la richiesta e chiesero la resa incondizionata della Germania. Minacciato da ulteriori bombardamenti alleati sulle città tedesche, Dönitz cedette e il 7 maggio la Germania si arrese ufficialmente. Il giorno dopo, fu firmato un altro accordo di capitolazione, questa volta alla presenza dei sovietici. Il 23 maggio 1945, i membri del governo Dönitz furono arrestati per crimini di guerra dalla Commissione alleata di controllo. Karl Dönitz era capo di Stato da soli 23 giorni [4][5][6].
Il processo

Dal 20 novembre 1945 al 1° ottobre 1946, nella città tedesca di Norimberga si svolse il processo di Norimberga, durante il quale 22 alti dirigenti nazisti furono processati per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. I quattro capi d'accusa erano: 1. cospirazione per condurre una guerra di aggressione, crimini contro la pace, 2. condurre una guerra di aggressione, 3. crimini di guerra e 4. crimini contro l'umanità. Karl Dönitz fu uno dei dirigenti nazisti al processo, ma fu accusato solo dei primi tre capi d'accusa. Sebbene avesse rilasciato regolarmente dichiarazioni antisemite e anticomuniste durante la guerra in discorsi e messaggi radiofonici, non era collegato ai crimini contro l'umanità nei campi di concentramento e di sterminio. Durante la prima sessione pomeridiana del 10 maggio 1946, Dönitz fu interrogato su una particolare affermazione, quando parlò del "veleno dell'ebraismo in continua diffusione".
Il tribunale non lo dichiarò colpevole del primo capo d'accusa, ma lo dichiarò colpevole dei capi d'accusa due e tre. Le accuse contro Dönitz si basavano in gran parte sulla Weisung 154, l'ordine di guerra sottomarina illimitata che violava il Protocollo della Marina del 1936, firmato anche dalla Germania, nonché sull'ordine di Laconia che Dönitz aveva emesso in seguito all'incidente di Laconia. La difesa di Dönitz ottenne un sostegno inaspettato, tra gli altri, dall'ammiraglio americano Chester Nimitz, il quale affermò che anche gli americani avevano condotto una guerra sottomarina illimitata nel Pacifico. Dönitz non fu ritenuto responsabile dell'ordine di Laconia. Fu condannato a dieci anni di reclusione e scontò la pena nel carcere di Spandau, nell'allora Berlino Ovest [4][5][6].
Morte

Karl Dönitz fu rilasciato il 1° ottobre 1956 e si ritirò con la moglie nel villaggio di Aumühle, vicino ad Amburgo, nella Germania settentrionale. Qui scrisse i libri "Zehn Jahre und zwanzig Tage" (Dieci anni e venti giorni) e "Mein wechselvolles Leben" (La mia vita varia). In entrambe le opere autobiografiche, sottolineò la sua vita di ufficiale apolitico, proprio come aveva fatto nella sua difesa al processo di Norimberga. In età avanzata, colse ogni occasione per distanziare il suo nome e quello della marina tedesca dai crimini contro l'umanità commessi dal regime nazista. Si sarebbe comportato come un soldato che doveva obbedire agli ordini. Karl Dönitz morì di infarto, all'età di 89 anni, il 24 dicembre 1980. Il 6 gennaio 1981 fu sepolto senza onori militari nel cimitero di Waldfriedhof ad Aumühle-Wohltorf, sebbene alla presenza di centinaia di ex ufficiali tedeschi e stranieri e di altri veterani di guerra [4][5][6].
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