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pittore belga Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
James Sidney Edouard, Barone di Ensor (Ostenda, 13 aprile 1860 – Ostenda, 19 novembre 1949) è stato un pittore e incisore belga.
Introverso e misantropo, trascorse gran parte della sua vita nella sua città natale, dedicandosi a una pittura che fu una delle manifestazioni più significative del periodo e che si pose al centro della cultura del tempo. Nel 1877 s'iscrisse all'Accademia di belle arti di Bruxelles, dove rimase fino al 1880, entrando in contatto con gli ambienti anarchici e intellettuali della città e dove, nel 1881, tenne la prima mostra personale.
Le opere di questo periodo, che arrivò fino al 1885 circa, formano il cosiddetto periodo scuro, in cui i colori sono profondi e cupi, con una luce attenuata ma vibrante; in questo si vede l'influenza del naturalismo tipico della tradizione fiamminga e dei realisti francesi, in particolare di Gustave Courbet. I temi preferiti si rifanno alla tradizione fiamminga: nature morte, ritratti, interni borghesi intimi e malinconici, paesaggi dall'orizzonte piatto e basso, con una luce suggestiva che ricorda William Turner. Queste opere si avvicinano parzialmente all'impressionismo di Édouard Manet, di Edgar Degas e di Claude Monet, senza tuttavia arrivare all'ariosa immediatezza, all'abbandono alla natura, alla luminosità che sfalda la forma.
Verso il 1885, rielaborando l'uso del colore brillante degli impressionisti e la grottesca immaginazione dei primi maestri fiamminghi, come Hieronymus Bosch e Pieter Bruegel il Vecchio, Ensor si rivolse verso i temi e gli stili dell'avanguardia. Si accostò così a suo modo al simbolismo e al decadentismo, svolgendo un ruolo determinante nel rinnovamento dell'arte belga e anticipando le correnti dei fauves e dell'espressionismo. Il distacco dalla visione naturalistica rivela nel pittore quella crisi del rapporto tra l'uomo e la natura, e quella tendenza all'allusione simbolica tipica di tutta l'arte postimpressionista.
Questo processo di trasfigurazione della realtà è basato su un linguaggio fatto di colori puri e aspri, con vibranti colpi di pennello interrotti che accrescono l'effetto violento dei suoi soggetti. La tavolozza si schiarisce e appaiono elementi inquietanti come maschere, scheletri, spettri e demoni, usati per mettere in satira gli aspetti più tipici del mondo borghese. L'antica immagine della morte si nasconde dietro maschere spaventose, cariche di un simbolismo ambiguo e ossessivo, tipico del clima decadente di fine secolo.
La vena grottesca oscilla tra ironia e inquietudine, in una specie di incubo in cui sogno e realtà si confondono, anticipando il surrealismo. Per i suoi soggetti, Ensor prese spesso spunto dai vacanzieri di Ostenda, che lo riempivano di disgusto: ritraendo gli individui come pagliacci o scheletri, o sostituendo le loro facce con maschere di carnevale, rappresentò l'umanità come stupida, vana e ripugnante.
Il suo lavoro esercitò un importante influsso sulla pittura del XX secolo: i suoi soggetti aprirono la strada al surrealismo e al Dadaismo, mentre la sua tecnica, in modo particolare l'uso del pennello e il senso del colore, condusse direttamente all'espressionismo. Alla cultura del suo tempo Ensor non partecipò attivamente, anche perché le sue opere erano spesso rifiutate alle esposizioni, per la loro eccentricità; si limitò a unirsi al gruppo di artisti d'avanguardia, denominato La Chrysalide, poi al gruppo noto come Les XX e a pubblicare alcuni scritti violentemente polemici verso la critica ufficiale.
Molto importante è anche la sua produzione di incisioni e disegni, con paesaggi e scene di vita quotidiana: anche in queste opere l'intreccio di sogno e realtà precorre il surrealismo. Con il nuovo secolo i critici rivalutarono e apprezzarono il suo stile, ma la sua vena artistica aveva ormai perduto quella carica aggressivamente ironica e fantastica che ne aveva costituito il carattere più originale.
Morì il 19 novembre 1949 a Ostenda. Nella casa in cui ha passato gran parte della sua vita è oggi presente un museo dedicato al suo lavoro.
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