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Il tramonto dell'Occidente. Lineamenti di una morfologia della storia mondiale (Der Untergang des Abendlandes. Umrisse einer Morphologie der Weltgeschichte) è un saggio di Oswald Spengler in due volumi.
«In der Antike Rhetorik, im Abendlande Journalismus, und zwar im Dienste jenes Abstraktums, das die Macht der Zivilisation repräsentiert, des Geldes.»
«Nell'antichità si aveva la retorica, nell'Occidente si ha il giornalismo e, invero, al servigio di quella cosa astratta che rappresenta la potenza della civilizzazione, il danaro.»
Il tramonto dell'Occidente | |
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Titolo originale | Der Untergang des Abendlandes. Umrisse einer Morphologie der Weltgeschichte |
Copertina del II volume, pubblicato da C.H. Beck a Monaco di Baviera nel 1922. | |
Autore | Oswald Spengler |
1ª ed. originale | 1918-1923 |
1ª ed. italiana | 1957 |
Genere | Saggio |
Sottogenere | filosofia della storia |
Lingua originale | tedesco |
Il primo volume, con il titolo Der Untergang des Abendlandes (Il tramonto dell'Occidente) fu pubblicato nell'estate del 1918 a Vienna e revisionato successivamente dall'autore nel 1922, che nello stesso anno pubblicherà il secondo volume a Monaco. L'edizione finale in due volumi fu pubblicata nel 1923, sempre a Monaco, con l'aggiunta del sottotitolo Umrisse einer Morphologie der Weltgeschichte (Lineamenti di una morfologia della storia mondiale).
Ne Il tramonto dell'Occidente, opera inerente alla filosofia della storia, Oswald Spengler compie un'analisi comparativa di tutte le grandi civiltà. Tale analisi è al fondamento della stessa storia universale. Per Spengler le caratteristiche della "civiltà" consistono nell'essere ognuna un organismo in sé compiuto che, analogamente all'organismo umano, possiede le sue quattro fasi di età: infanzia, giovinezza, maturità, vecchiaia.
Sono otto le civiltà analizzate da Spengler: babilonese, egiziana, indiana, cinese, ellenico-romana, araba, occidentale e centro-americana (Maya). Tra queste, il filosofo tedesco affronta con particolare attenzione quelle antica e occidentale. In questo ambito Spengler osserva che la cultura antica, da lui indicata come "apollinea", sia piuttosto passiva, realizzandosi nel presente, privandosi dei riferimenti passati e futuri; quella "occidentale", invece, è di tipo "faustiano" ovvero tende alla modifica del mondo attraverso la sua continua trasformazione senza alcuna quiete.
Come tutte le altre civiltà anche quella occidentale è destinata all'estinzione e già nel XIX secolo, secondo Spengler, è entrata nella sua fase di "decadenza", indicata come Zivilisation ("civilizzazione"), che corrisponde al suo mantenere in vita modelli culturali già morti. Tale ultimo periodo della civiltà occidentale viene descritto da Spengler, negli anni venti, come caratterizzato dal dominio del denaro e della stampa, intellettualmente arido e politicamente fragile, che resiste alla sua fine solo per mezzo del cambiamento continuo di modelli di riferimento, ma comunque sempre privo di speranza.
L'opera di Spengler ha influenzato importanti studiosi come Erich Rothacker o Ernst Cassirer (Filosofia delle forme simboliche), ma anche un ampio numero di scrittori, pensatori e politici talvolta molto diversi tra di loro:
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