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quotidiano locale di Trieste Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Piccolo è il principale quotidiano di Trieste. Esso è anche diffuso nella provincia di Gorizia (con le edizioni di Gorizia e Monfalcone), in Istria (con un'edizione per l'Istria, è stato per lungo tempo abbinato in omaggio a La Voce del Popolo) e, in maniera significativamente minore, in provincia di Udine.
Il Piccolo | |
---|---|
Stato | Italia Slovenia Croazia |
Lingua | italiano |
Periodicità | quotidiano |
Genere | stampa locale |
Formato | broadsheet |
Fondatore | Teodoro Mayer |
Fondazione | 1881 |
Sede | Via Mazzini, 14 - Trieste Corso Italia, 74 - Gorizia Via F.lli Rosselli, 20 - Monfalcone |
Editore | Nord Est Multimedia[1] |
Diffusione cartacea | 20.254[2] (2017) |
Direttore | Luca Ubaldeschi |
ISSN | TS2499-1619 GO2499-1627 |
Sito web | www.ilpiccolo.it/ |
Il nome "Piccolo" deriva dal primo formato del giornale (30x45,5 cm).
«Saremo indipendenti, imparziali, onesti. Ecco tutto.»
Il giornale, fondato da Teodoro Mayer, pubblicò il suo primo numero il 29 dicembre 1881, un unico foglio fronte e retro, nelle dimensioni di un tabloid antelitteram. Al costo di 2 soldi, vendette 32 copie.
A Trieste, allora parte dell'Austria-Ungheria, nel corso del XIX secolo erano stati fondati diversi giornali, quasi tutti legati a movimenti politici, quindi Mayer decise di fondare un quotidiano semplice ed economico, che potesse diventare rapidamente il punto di riferimento della popolazione di lingua italiana. Nonostante non fosse un giornale schierato (non aveva infatti il bollino rosso, costoso permesso per i giornali politici), era molto vicino alle posizioni degli irredentisti. Divenne in breve tempo il giornale più diffuso della città.
La sede del quotidiano venne data alle fiamme da un gruppo di cittadini filo-austriaci la notte del 23 maggio 1915 - giorno della dichiarazione di guerra del Regno d'Italia all'Austria-Ungheria - durante la quale vennero bruciate anche le sedi delle principali associazioni filo-italiane. Alcuni collaboratori del giornale (tra cui Silvio Benco e Riccardo Guerreschi) vennero generosamente assunti dal quotidiano socialista Il Lavoratore, senza che a nessuno venisse imposto di cambiare linea politica[3].
Il quotidiano potrà riprendere le pubblicazioni solo il 20 novembre 1919 per opera della Società Editrice Italiana Roma-Trieste, sempre controllata da Teodoro Mayer, nominato poi nel 1920 Senatore del Regno.
Sotto la direzione di Rino Alessi, arrivato a Trieste come corrispondente di guerra, Il Piccolo sostiene alle elezioni del 1921 il Blocco Nazionale, e inizialmente terrà posizioni antifrancesi, specie negli editoriali, dove rivendicherà posizioni di primo piano per l'Italia nella politica danubiana. Durante gli anni del fascismo il giornale si schiera apertamente dalla parte del regime, lodato dall'Alessi nei suoi articoli con lo stile enfatico e violento tipico della propaganda di quegli anni[4].
Con l'assassinio del cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss nel 1934 il quotidiano denuncia i pericoli che l'ascesa della Germania nazista può portare all'Italia, originariamente da un punto di vista nazionalista, con le analisi del caporedattore Mario Nordio e gli articoli di fondo del direttore. Il 25 gennaio 1938 il giornale pubblica un fondo del direttore in cui viene criticato il crescente clima di antisemitismo, in aperta polemica con la pubblicazione de Il Regime Fascista di Farinacci, sottolineando il ruolo della borghesia ebraica triestina nel movimento irredentista. Infatti due delle sei medaglie d'oro al valor militare della città erano attribuite a volontari di religione israelita. Vengono poi annunciate proprio a Trieste, e successivamente approvate nel mutato clima politico, le leggi razziali. Nello stesso anno 1938 Teodoro Mayer, nonostante le storiche posizioni filo-italiane e la vicinanza al regime che gli avevano valso la qualifica di "ebreo discriminato per benemerenze eccezionali", fu costretto a cedere il pacchetto di azioni alla Società editrice del Piccolo, costituita all’uopo dal direttore responsabile Rino Alessi. Alessi manterrà la duplice posizione fino al 27 luglio 1943 e sosterrà enfaticamente l'antisemitismo e il Patto d'Acciaio con la Germania nazista.
L'antifascista Silvio Benco, che con l'avvento del regime aveva collaborato esclusivamente alle pagine della cultura, cura la direzione tra il 29 luglio e l'11 ottobre 1943, quando i nazisti occupano Trieste. Durante l'occupazione si susseguono diversi direttori e "redattori responsabili", mentre il personale tenta di attuare una sorta di resistenza passiva. Durante questo difficile periodo il corrispondente dall'Istria Manlio Granbassi documenta per primo i massacri delle foibe. Il giornale sospenderà le pubblicazioni il 28 aprile 1945, pochi giorni prima della resa tedesca in città. Dopo la Liberazione quindi, per un breve periodo, l'unico quotidiano in lingua italiana che esce in città è Il Nostro Avvenire, su posizioni filo-jugoslave.
Nel secondo dopoguerra, il ruolo di quotidiano più diffuso a Trieste viene preso dal "Giornale Alleato", pubblicato dal Governo Militare Alleato della Venezia Giulia fino al 5 marzo 1947, quando il Piccolo viene pubblicato nuovamente ma rinominato "Giornale di Trieste". Manterrà questo nome per tutta la durata dell'amministrazione Anglo-Americana del Territorio Libero di Trieste. Dopo la firma del Memorandum d'Intesa di Londra e il conseguente passaggio di consegne tra il Governo Militare Alleato e il Governo Italiano, il 26 ottobre 1954 il quotidiano riprende la testata storica.
Nell'ottobre 2018 l'editore GEDI dispone il trasferimento da via Guido Reni (sede di proprietà con uno storico stabilimento tipografico) a via Mazzini 14 (tre piani in affitto)[5].
Dati ADS (Accertamenti Diffusione Stampa).
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