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specie di animali della famiglia Suidae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'ilochero (Hylochoerus meinertzhageni, Thomas 1904) è un mammifero della famiglia Suidae, e unico rappresentante del suo genere. È diffuso nelle zone boscose dell'Africa equatoriale.
Ilochero | |
---|---|
Hylochoerus meinertzhageni | |
Stato di conservazione | |
Rischio minimo[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Artiodactyla |
Famiglia | Suidae |
Genere | Hylochoerus |
Specie | H. meinertzhageni |
Nomenclatura binomiale | |
Hylochoerus meinertzhageni Thomas, 1904 |
I maschi adulti possono raggiungere i 2 m di lunghezza e i 110 cm di altezza al garrese, con un peso che può superare i 220 kg.[2][3] Le femmine sono più piccole dei maschi. L'ilochero è generalmente considerato il più grande membro della famiglia Suidae.
A differenza della maggior parte degli altri suidi, l'ilochero ha una folta copertura di pelo, che però tende a diradarsi con l'età. Il pelo è nero corvino in superficie, ma vicino alla pelle diventa di un color arancio intenso. Le orecchie sono abbastanza grandi e romboidali, le zanne sono di dimensioni minori rispetto al facocero ma più grandi che nel potamochero. Ciononostante, esse possono raggiungere una lunghezza di 35 centimetri.[4]
Anche se conosciuto da millenni dalle popolazioni locali, la scoperta di questo animale da parte degli occidentali avvenne solo nel 1904, a causa dei vari tabù e superstizioni che spingevano gli indigeni all'omertà. Il nome specifico gli fu assegnato in onore di Richard Meinertzhagen che ne uccise un esemplare in Kenya e lo spedì via mare al Museo di storia naturale di Londra.[5]
L'ilochero vive nella foresta vergine dell'Africa centro-occidentale, confinato soprattutto nelle aree verdi della Guinea e del Congo. Si spinge tuttavia fino all'altopiano etiopico e nei monti del Ruwenzori. Il suo habitat preferito è costituito dalle foreste inframmezzate a preterie, ma lo si può trovare anche nelle savane alberate e negli ambienti subalpini fino ad un'altitudine di 3.800 metri. L'incapacità di sopportare la bassa umidità o periodi prolungati di esposizione ai raggi diretti del sole fa sì che questi animali siano assenti nelle zone aride o dagli spazi aperti privi di una densa copertura arborea.[3]
Vive in grossi gruppi di 20 o più individui composti dalle femmine con i piccoli e spesso un unico vecchio maschio.[2] Subito prima della nascita della prole, però, le coppie si isolano e non tollerano la presenza di altri individui. Questo fatto ne pregiudica l'addomesticabilità e l'allevamento in cattività, poiché questi animali richiederebbero grandi spazi. Per il resto, è molto meno aggressivo degli altri suidi. Quando i piccoli hanno circa una settimana di vita, le femmine ritornano con il branco e tutti i membri del gruppo si prendono cura dell'allevamento e della protezione dei nuovi nati.[4] L'ilochero è considerato un animale notturno, tuttavia nei periodi più freddi è facile avvistarlo anche durante il giorno ed è stato suggerito che sia diurno nelle regioni dove non si sente minacciato dalla presenza dell'uomo.[2]
Presenta una dieta molto più strettamente erbivora rispetto agli altri suidi e non grufola quasi mai per trovare il cibo, che consiste soprattutto di erba, frutta e foglie.
L'ilochero è preda di pochi animali. Vivendo in habitat perlopiù forestali, è al sicuro dal leone, mentre il leopardo attacca preferibilmente i cuccioli e le femmine; ciononostante, alcuni leopardi maschi hanno sviluppato una tecnica particolare per uccidere anche i verri, ovvero gli esemplari maschi: dopo un lungo agguato, il felino balza sulla schiena del suino e, mentre questo si dimena, gli assesta terribili zampate e gli morde il collo. Quindi si ritira, e aspetta che la preda muoia dissanguata. Questa tecnica è comunque potenzialmente molto pericolosa e pochi leopardi specializzati la usano.
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