Hernán Huarache Mamani
scrittore e curandero peruviano di etnia quechua Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Hernán Huarache Mamani (Chivay, 3 marzo 1943 – 20 ottobre 2016) è stato uno scrittore peruviano di etnia quechua, divulgatore e sostenitore della cultura Inca.
Laureato in Economia e Lingue, Hernán Huarache Mamani ha insegnato lingua quechua e cultura andina presso l'Università di San Agustin di Arequipa. È il fondatore dell'istituto I.N.C.A. (Istituto Nativo di Cultura Andina).[1] Suoi libri sono tradotti in francese, inglese, italiano, tedesco.[2]
Centrale nei testi di Mamani è il rapporto fra l'uomo e la natura, un rapporto che deve essere recuperato affinché l'umanità possa salvarsi dalle conseguenze di quella distruzione dell'ambiente che l'umanità stessa opera. La natura è una Grande Madre, dispensatrice di tutto ciò di cui l'umanità necessita per vivere, ma non per questo essa va intesa come qualcosa da sfruttare, anzi, occorre restituire alla natura ciò che prendiamo, con gratitudine e umiltà.[3]
Mamani è un erede moderno della cultura andina, cultura che ha sempre avuto un rapporto di rispetto e venerazione con la natura, Pachamama in lingua quechua: divinità della terra e della fertilità.[1]
Strettamente connesso a questo tema, è l'altro del ruolo del femminile. La donna è sacra così come lo è la natura: entrambe dànno la vita, entrambe vanno rispettate e entrambe possono essere la fonte di quella spiritualità che oggi l'umanità ha bisogno di recuperare.[1]
I tragici eventi dell'11 settembre 2001 hanno spinto il professor Mamani ad impegnarsi per la realizzazione di un nuovo modello educativo, basato sulla giustizia, la fraternità e l'uguaglianza, cominciando con la fondazione della scuola «de la vida y de la paz» («della vita e della pace») ad Arequipa, in Perù.
L'ideale di Mamani prevede che si forniscano alle giovani generazioni nuovi strumenti educativi che aiutino a comprendere la complementarità della natura femminile e maschile, e a valorizzare le qualità che distinguono l'essere umano dagli animali, per un futuro di pace e armonia che tenga conto delle componenti spirituali di uomini e donne.[4]
«Non siamo giunti su questa terra per lavorare come macchine, ma per vivere la vita con pienezza cercando di arricchire la nostra evoluzione. [...] Nel futuro lo sviluppo dell'Università della Vita e della Pace dovrà contribuire alla creazione di una nuova società, una nuova morale, una nuova economia, una nuova politica, una nuova legislazione, una nuova medicina, e quindi un nuovo approccio fra gli esseri umani e verso tutti gli esseri viventi e il pianeta Terra.»
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