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Con il termine avestico gāθā (gāthā, lett. "canto religioso") si indicano in questa voce i cinque "canti religiosi" che risultano essere la parte più antica dell'Avestā, probabilmente risalenti almeno agli inizi del primo millennio a.C., e che vengono direttamente attribuiti al profeta iranico Zarathuštra.
Le gāthā zarathuštriane si presentano come composizioni liriche religiose e sono raccolte nello Yasna: dal XXVIII al XXXIV, dal XLIII al LI e la LIII. In totale diciassette "inni" (hātì), per 238 strofe e 896 versi. Solo il LIII Yasna risulta controverso in quanto probabilmente recenziore.
Questa parte delle gāthā dell'Avestā è in assoluto la più antica ed importante dell'intera opera in nostro possesso, tratta della rivelazione ricevuta da Zarathuštra ed è redatta in una lingua diversa e più arcaica rispetto a quella utilizzata nelle restanti parti.
Originariamente queste gāthā erano suddivise in cinque gruppi, in base alla loro differente metrica, e raccolte nel Gasanik Nask, il primo nask ad essere recitato durante le cerimonie. Questo gruppo testuale possiede origini antichissime ed è stato tramandato per lungo tempo per via orale, questo spiegherebbe le sue parti corrotte, quelle mancanti e quelle prive di coerenza.
Le gāthā di Zarathuštra sono così suddivise:
La maggior parte degli studiosi[2] attribuisce la redazione delle gāthā alla figura storica di Zarathuštra, altri[3] formulano dei dubbi al riguardo[4].
Così Gherardo Gnoli riassume le ragioni della loro attribuzione al profeta iranico:
«Le Gāthā hanno infatti una evidente ispirazione unitaria e sono composte in uno stile originale e caratteristico che le contraddistingue nettamente dalle altre parti dell'Avesta»
Anche per Arnaldo Alberti:
«Le gāthā, in definitiva, sono i canti del santo profeta Zarathuštra Spitāma e contengono il messaggio che egli, ispirato da Ahura Mazdā, rivolge agli Arii dell'Irān affinché non dimentichino e non tradiscano mai la loro fede monoteista»
Se sull'attribuzione delle gāthā a Zarathuštra, per quanto pur con alcune autorevoli distinzioni e con un dubbio generale sul LIII Yasna, vi è sufficiente concordia tra gli studiosi, più difficile è trovare una posizione univoca tra gli stessi rispetto alla loro datazione e quindi al periodo, e il luogo, in cui sarebbe vissuto il profeta iranico.
Secondo Jamsheed Choksy[5] considerando che l'antico avestico utilizzato nelle gāthā è comunque successivo alla differenziazione nelle lingue indoeuropee tra proto-iraniano e proto-indiano, quindi successivo al XVIII secolo a.C. ma precedente all'introduzione delle stesse gāthā nel canone avestico quando l'antico avestico cadde in disuso tra il X e il VI secolo a.C., incrociando tali dati filologici con la descrizione della vita rappresentata nelle gāthā e le risultanze archeologiche dell'Età del Bronzo nell'Asia centrale (intendendo con questa l'area compresa tra il Mar Caspio, la Transoxania e l'Afghanistan) conclude che Zarathuštra con ogni probabilità deve essere vissuto tra il XVIII e il XV secolo a.C.[6].
Per Arnaldo Alberti invece:
«La datazione della nascita dell'Avestā (e di conseguenza quella del profeta Zarathuštra) si va così a collocare, a ragion veduta, in un'epoca più vicina al secolo IX che al VII, meno che meno nel VI secolo a.C. come paiono volere non pochi validi iranisti.»
Per Gherardo Gnoli:
«Per quanto riguarda l'epoca, le teorie più attendibili sono quelle che collocano Zoroastro nella prima meta del I millennio a.C. tra il VII e il VI secolo a.C. o tra il X e il IX secolo a.C.»
Sempre per lo Gnoli la patria di Zarathuštra quindi il luogo di formazione delle gāthā :
«In conclusione per, mentre per la data resta incerta una scelta da farsi nell'arco di tempo che coincide con la prima metà del I millennio a.C., per la patria di Zoroastro l'incertezza riguarda, in sostanza, l'intero orizzonte iranico orientale riflesso nella geografia storia dell'Avesta, incluse le sue regioni a sud dell'Hindukuš, l'odierno Sistan irano-afgano, cioè le antiche terre di Drangiana e Aracosia»
Jacques Duchesne-Guillemin identifica nella Corasmia, nella Battriana e nel Sistan l'area in cui sarebbe vissuto Zarathuštra ricordano che:
«Gli scavi della Corasmia e della Battriana hanno rivelato l'esistenza in queste regioni, fin dalla prima meta del I millennio a.C., di una civiltà urbana. Ne consegue che Zarathustra, il quale ignora una civiltà di questo tipo, se è vissuto in quella zona è vissuto al più tardi nei primissimi secoli di questo millennio.»
Di analogo avviso è Albert de Jong il quale sostiene che Zarathuštra è probabilmente vissuto agli inizi del primo millennio a.C. in un'area oggi compresa tra l'Afghanistan e il Turkmenistan[7].
Per Paul Du Breuil Zarathuštra sarebbe vissuto durante o dopo la grande siccità verificatasi nell'Asia centrale intorno al IX secolo a.C.[8].
Stanley Insler, uno dei più noti studiosi delle gāthā a livello mondiale, nonché sanscritista e filologo, ha definito le stesse "un libro di enigmi"[9].
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