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autovettura del 1899 prodotta dalla Fiat Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Fiat 3 ½ HP (talvolta anche chiamata Fiat 4 HP con riferimento al secondo tipo di esemplari, con ruote a razze e radiatore anteriore), fu il primo modello di autovettura costruito dal 1899 al 1900 dalla neonata Fabbrica Italiana Automobili Torino.
Fiat 3 ½ HP | |
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Una Fiat 3½ HP del 1899 al National Motor Museum, nel Regno Unito | |
Descrizione generale | |
Costruttore | FIAT |
Tipo principale | vis-à-vis |
Produzione | dal 1899 al 1900 |
Sostituita da | FIAT 6/8 HP |
Esemplari prodotti | 26[senza fonte] |
Altre caratteristiche | |
Dimensioni e massa | |
Lunghezza | 2300 mm |
Larghezza | 1420 mm |
Altezza | 1450 mm |
Passo | 1470 mm |
Massa | 680 kg |
Altro | |
Assemblaggio | Torino |
Progetto | Aristide Faccioli |
Stile | Marcello Alessio |
Stessa famiglia | Accomandita Ceirano & C. Welleyes |
Auto simili | Benz Viktoria De Dion-Bouton Type D, E e G Peugeot Type 14, 15 e 25 Renault Type A |
Verso la fine del XIX secolo, il fermento automobilistico che andava diffondendosi in Europa raggiunse anche l'Italia. Tra la fine del XIX secolo e i primi del Novecento, infatti, l'ingegnere veronese Enrico Bernardi ideò un piccolo triciclo a benzina, a tutt'oggi considerato come la prima automobile italiana, la cui produzione venne iniziata dalla Miari & Giusti nel 1894.
L'11 luglio 1899, per volontà di una decina di aristocratici piemontesi che condividevano la passione per l'automobilismo, fu fondata a Torino la FIAT che, alla fine dello stesso anno, iniziò la produzione della "3 ½ HP".
Questo primo modello è derivato dalla "Welleyes", un'automobile progettata dall'ing. Aristide Faccioli e costruita dalla "Accomandita Ceirano", acquisita dalla nascente FIAT.
Il motore, collocato posteriormente, è un bicilindrico raffreddato ad acqua attraverso un radiatore a serpentina (sotto al sedile nei primi esemplari, poi spostato in posizione anteriore, davanti all'assale), dalla cilindrata di 657 cm³ per una potenza effettiva di circa 4 ½ HP (la potenza nominale veniva indicata in 3 ½ HP per fini fiscali) a soli 400 giri al minuto e che consente una velocità massima di 35 km/h. Aveva distribuzione a valvole laterali, con quelle di scarico mosse da un asse a camme e quelle di aspirazione automatiche (a depressione) e lubrificazione "a perdere" (cioè con un oliatore che prelevava l'olio da un serbatoio immergendo delle camme, lo distribuiva sui cuscinetti mediante piccoli tubi in rame e da lì era lasciato cadere nella coppa, dalla quale non era recuperato. Tutto il manovellismo era a vista, con la parte inferiore del monoblocco aperta, a forma di conchiglia).
Il cambio è a tre marce senza retromarcia e dotato di dispositivo di ruota libera, la frizione a cono di cuoio e la trasmissione a catena. Doppio sistema di freni, esclusivamente posti al retrotreno: quello a pedale che agisce sui semiassi e quello a mano sulle ruote. Queste ultime sono di diametro diverso tra l'anteriore, più piccolo, e il posteriore, sono inizialmente a raggi tangenti e poi a razze, fabbricate in legno e dotate di pneumatici 580x55 all'anteriore e 670x55 al posteriore.
Pur essendo una quattro posti, del tipo vis-à-vis, è una vettura molto compatta con un passo di 1470 mm e carreggiate uguali di 1200 mm. Il consumo veniva dichiarato in 8 litri di carburante ogni 100 km.
La carrozzeria era costruita da Marcello Alessio, un noto specialista torinese, pioniere delle carrozzerie per automobili.
Ai primi otto esemplari costruiti nel 1899, se ne aggiunsero altri 18 nell'anno successivo, per un totale di 26 esemplari. Ne risultano sopravvissuti almeno quattro: uno conservato al Centro Storico Fiat, uno al Museo dell'Automobile di Torino, uno all'Henry Ford Museum di Dearborn negli Stati Uniti d'America e il quarto al National Motor Museum di Beaulieu in Gran Bretagna.
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