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disciplina biomedica che studia la relazione tra le malattie, gli eventi e la popolazione Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'epidemiologia è la disciplina biomedica che studia la distribuzione e la frequenza delle malattie ed eventi di rilevanza sanitaria nella popolazione. Avvalendosi della statistica, collabora con altre discipline come la medicina preventiva e clinica, la demografia, la sociologia. Si occupa di analizzare le cause, il decorso e le conseguenze delle malattie. Secondo Last et al. (1998) l'epidemiologia viene definita come:
«Lo studio della distribuzione e dei determinanti delle situazioni o degli eventi collegati alla salute in una specifica popolazione, e l'applicazione di questo studio al controllo dei problemi di salute.»
L'epidemiologia è un termine che deriva dal greco ἐπί, «sopra», δῆμος, «popolo», e λόγος, «discorso, studio»; questa parola composta pertanto vuol dire letteralmente "studiare ciò che avviene sul popolo", con riferimento prediletto alla specie umana. Ciononostante, l'epidemiologia si applica anche ad altri regni e nello specifico sono stati coniati i termini:
Il termine epidemiologia veniva utilizzato in passato soltanto in relazione a patologie epidemiche e non endemiche. I primi riferimenti sono ascrivibili al 1802, nel testo "Epidemiología Española" scritto dal medico spagnolo Villalba.[2] Al giorno d'oggi il termine epidemiologia comprende nei suoi obiettivi entrambe le modalità di trasmissione e tra essi anche le sindemie. Sono incluse inoltre condizioni correlate al concetto di salute, come l'obesità e l'ipertensione.
Scopi dell'epidemiologia:
Per raggiungere i suoi scopi l'epidemiologia si serve della statistica, basata a sua volta sulla matematica, e della demografia.
Per schematizzare, l'articolazione tradizionale dell'epidemiologia è in tre settori (anche se sono comuni i casi di interazione tra settori):
Studia la frequenza e la distribuzione delle malattie e dei parametri di salute nelle popolazioni. Descrive eventi sanitari come malattie, cause di morte e la presenza di fattori di rischio come, ad esempio, il fumo di tabacco, l'inquinamento atmosferico, ecc. È questa la branca che utilizza gli strumenti statistici detti misure di frequenza (come i tassi di incidenza o di prevalenza, rapporti) e informazioni di tipo demografico. Si pone come obiettivo quello di rispondere a domande come: "Chi si è ammalato? Dove? Quando?". L'epidemiologia descrittiva contribuisce all'epidemiologia analitica. Gli strumenti d'indagine utilizzati dall'epidemiologia descrittiva sono:
Studia le relazioni causa-effetto tra fattori di rischio e malattie. Riprendendo l'esempio precedente, l'epidemiologia analitica cerca il nesso tra il fattore di rischio es. "fumo di sigaretta", "inquinamento atmosferico", "campo elettromagnetico", ecc. e l'insorgenza di possibili patologie legata a esso (come cancro al polmone, enfisema, tumore al cervello, complesso della mortalità, ecc.). Come obiettivo principale si propone di rispondere a due domande:
Gli strumenti d'indagine utilizzati dall'epidemiologia analitica sono:
Si occupa della risoluzione di una patologia, o di ridurne l'impatto tramite i metodi epidemiologici.
Valuta l'efficacia degli interventi sanitari adottati in seguito a indagini epidemiologiche. Studi di epidemiologia sperimentale possono essere sia di tipo preventivo (ad esempio la valutazione dell'effettiva riuscita di campagne di sensibilizzazione) sia terapeutico (ad esempio sperimentazioni sui farmaci e tecniche operatorie). Gli studi in epidemiologia sperimentale si possono effettuare a singolo cieco, a doppio cieco o a triplo cieco; rispettivamente sono così definiti gli studi per cui:
Talvolta, specie negli ultimi anni, si osservano utilizzi distorti degli studi di epidemiologia, di determinate malattie ad alto impatto sociale, per pratiche di marketing farmaceutico del tipo disease mongering.[3][4]
L'epidemiologia può essere applicata con metodologia a tematiche che interessano la sanità pubblica. L'insieme degli strumenti utilizzati e degli obiettivi comuni consente di identificare cinque livelli di studio, qui di seguito schematizzati:
Ordine | Strumenti utilizzati | Obiettivi | Fonte |
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I |
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II |
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III |
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IV |
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V |
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Gli studi trasversali (o di prevalenza) sono studi che si basano sull'osservazione del campione in un preciso momento al fine di verificare la presenza di una malattia e contemporaneamente l'esposizione a uno o più fattori di rischio (RF, o FR), o la presenza di qualsiasi altra condizione che possa essere associata al fenomeno che è oggetto dello studio.
Le indagini di prevalenza sono quindi molto simili agli studi descrittivi, ma si differenziano da questi in quanto non utilizzano dati già esistenti, ma prevedono il rilevamento diretto dei dati, riferiti a un preciso momento o a un definito periodo di tempo.
Uno studio trasversale può essere considerato come "una fotografia istantanea" del gruppo di soggetti esaminati (popolazione o campione), in relazione al fenomeno sanitario che è oggetto dello studio e alle caratteristiche del gruppo stesso.
Le tappe di uno studio trasversale sono:
L'epidemiologo è il professionista competente in epidemiologia. L'eventuale tutela del titolo nonché il percorso di qualifica per acquisirlo dipendono dalla legislazione di ciascuna nazione al mondo.
Le materie di studio per diventare epidemiologo sono, a parte medicina, igiene sanitaria e demografia. Data la natura delle epidemie e delle pandemie, l'epidemiologo deve conoscere e utilizzare largamente modelli e tecniche statistiche, ovviamente applicate ad aspetti medico-sanitari e demo-sociali.
Non esiste in Italia una laurea specialistica in epidemiologia né il titolo di epidemiologo è regolamentato per legge.[6] Esiste un corso di epidemiologia nella facoltà di medicina e chirurgia. Pertanto, per diventare epidemiologi (anche per personale non medico) occorre frequentare corsi di specializzazione post laurea o master specifici in epidemiologia.[7]
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