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film del 1976 diretto da Nagisa Oshima Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ecco l'impero dei sensi (愛のコリーダ?, Ai no korīda, lett. "Corrida d'amore") è un film del 1976, scritto e diretto da Nagisa Ōshima, basato su un celebre episodio di cronaca avvenuto nel Giappone degli anni trenta.[1]
Ecco l'impero dei sensi | |
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Una scena del film | |
Titolo originale | 愛のコリーダ Ai no korīda |
Lingua originale | giapponese |
Paese di produzione | Giappone |
Anno | 1976 |
Durata | 102 min |
Rapporto | 1,66:1 |
Genere | erotico, drammatico |
Regia | Nagisa Ōshima |
Soggetto | Nagisa Ōshima |
Sceneggiatura | Nagisa Ōshima |
Produttore | Anatole Dauman |
Produttore esecutivo | Kōji Wakamatsu |
Casa di produzione | Argos Films, Oceanic (Parigi), Oshima Productions (Tokyo) |
Distribuzione in italiano | Medusa Distribuzione |
Fotografia | Hideo Itoh |
Montaggio | Keiichi Uraoka, Patrick Sauvion |
Effetti speciali | Isao Nishimura, Terumi Hosoishi |
Musiche | Minoru Miki |
Scenografia | Jusho Toda |
Costumi | Jusho Toda |
Trucco | Koji Takemura |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Fu presentato in apertura della Quinzaine des Réalisateurs del 29º Festival di Cannes, con un successo tale da costringere a passare dalle cinque proiezioni previste a dodici.[2]
Tokyo, 1936. Il legame tra la giovane cameriera Sada Abe e Kichizo Ishida (detto "Kiki san"), proprietario della pensione presso cui presta servizio, è fatto d'un amore totalmente dominato dai sensi. La relazione parte dall'attrazione reciproca, si evolve attraverso l'estasi sensuale per precipitare, nel finale, in un baratro erotico. I due amanti vivono alimentando (e alimentandosi di) questo tipo di legame, l'uno in funzione del piacere che può dare all'altro, annullando, con l'ossessivo ripetersi degli amplessi, ogni forma di quotidianità tradizionale e di razionalità.
La costante necessità che hanno l'uno dell'altra è tale che non possono impedirsi di copulare nemmeno in presenza di altre persone o all'aperto. Il compulsivo consumarsi del gesto carnale, che diviene sempre più estremo, si conclude con la morte di Kiki, soffocato nell'ultima e mortale trasgressione. Nel finale Abe Sada recide il membro di Kiki - d'evidente valore simbolico e affettivo - e se ne appropria, portandolo dentro di sé per tre giorni, fino all'arresto da parte della polizia.
La scelta degli ambienti, che fanno pensare al teatro (o addirittura al Giappone feudale, se non fosse per i treni, le sigarette e i soldati in partenza per la Manciuria), i pochi personaggi, i colori, le musiche, i canti tradizionali, riescono a esaltare l'aspetto drammatico della relazione più che l'aspetto strettamente sensuale.
Dal punto di vista figurativo, le scelte della regia danno un carattere marcatamente erotico al film, che in molti hanno definito pornografico.[1] È vero che l'obiettivo della macchina da presa mette a fuoco ogni dettaglio della nudità dei corpi impegnati in rapporti in cui non c'è finzione cinematografica, ma è anche vero che la storia è incentrata sull'enorme potere che i sensi possono esercitare sulla vita di due persone, sino a prenderne il sopravvento.[1]
Pur profondamente giapponese, il film è impregnato delle idee del francese Georges Bataille: la passione fisica, il piacere sessuale, il gusto della trasgressione e la morte vi sono indissolubilmente legati.[1]
Il titolo giapponese della pellicola, Ai no korīda, è stato riutilizzato da Chaz Jankel per il suo brano funk Ai No Corrida del 1979, diventato poi un successo internazionale nel 1981 grazie alla reinterpretazione di Quincy Jones.[3]
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