Cronografo del 354
opera in latino del 354 d.C. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
opera in latino del 354 d.C. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Cronografo del 354 (in latino Chronographus anni 354) è un calendario illustrato per l'anno 354, opera del calligrafo Furio Dionisio Filocalo e offerto a (o commissionato da) un aristocratico romano di nome Valentino.[1]
Composto a Roma negli ultimi mesi del 353 e probabilmente presentato a Valentino il 1 gennaio 354, oltre al calendario illustrato, per cui è maggiormente famoso, contiene una collezione di testi cronologici di tipo amministrativo, pagano e cristiano, non conservati altrove: tra questi la lista di un secolo di praefecti urbi di Roma, una delle solo tre liste complete di consoli romani (divenuta la base della cronologia della Repubblica Romana), e una serie di biografie dei vescovi di Roma, da cui ebbe origine il Liber pontificalis.[1]
Il testo ebbe una certa fortuna: si rifanno ad esso o ne copiano le illustrazioni un calendario annotato per l'anno 449 di Polemio Silvio, un planisfero del 579, il ciclo pasquale di Colombano di Bobbio nel 602 e un'opera anglosassone del 689.
Il codice originale giunse probabilmente almeno fino al X secolo, per andare poi perduto; nei secoli precedenti, però, era stato già copiato in tutto o in parte diverse volte; tra queste copie vi è l'ora scomparso "Lussemburghese" e il manoscritto "San Gallo 878" della biblioteca dell'abbazia di San Gallo. Il manoscritto Lussemburghese fu riscoperto nel Rinascimento e se ne trassero una serie di copie, la migliore delle quali è il manoscritto "Romano", eseguito sotto la supervisione dell'erudito Nicolas-Claude Fabri de Peiresc, che però fu eseguita dopo la perdita di alcune pagine.
Theodor Mommsen ne pubblicò il calendario nel I volume del CIL e il resto, senza illustrazioni, nel IX volume dei Monumenta Germaniae Historica Auctorum Antiquissimorum (Chronica Minora), alla fine del XIX secolo.
Il Cronografo contiene la prima attestazione della celebrazione del Natale il 25 dicembre, che potrebbe risalire però a una fonte del 336.[2][3]
Comprende:
I manoscritti contengono anche un'aggiunta spuria, non appartenente al testo originale, che però è stata tramandata insieme al Cronografo:
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