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Decessi durante le ascensioni all'Everest

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Decessi durante le ascensioni all'Everest
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Elenco delle morti avvenute durante la scalata del monte Everest: almeno 330 persone sono morte cercando di raggiungere la vetta. Le morti possono avere cause diverse come valanghe, cadute su ghiacciai o crepacci, bufere, temperature molto basse ed elevata altitudine che causano all'organismo malesseri spesso letali come edemi polmonari e cerebrali, assideramento, gravi difficoltà respiratorie e sfinimento.

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La parete Nord dell'Everest
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Elenco dei principali incidenti

Riepilogo
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Anni venti

Il 7 giugno 1922 perirono in una valanga 7 portatori della Spedizione britannica all'Everest del 1922. George Mallory, che era presente e poi morì nella spedizione del 1924, incolpò se stesso per le morti.[1] Solo nel 1999 verrà ritrovato il corpo di Mallory, in un "bacino idrografico" nei pressi del picco dove i ricercatori trovarono altri numerosi corpi nella neve. Nel 1921, durante un sopralluogo per la spedizione britannica, ci furono 2 vittime: un portatore non identificato ed il dottor A.M.Kellas, vittima di un attacco cardiaco.[1][2]

Anni settanta

Il 5 aprile 1970 una valanga provocò la morte di 6 persone della Japanese skiing expedition, stessa sorte toccò a 6 persone della French expedition il 9 settembre 1974.

Anni ottanta

L'11 ottobre 1985 quattro scalatori indiani morirono assiderati; il 17 ottobre 1988 quattro scalatori slovacchi scomparvero, mentre il 7 maggio 1987 quattro scalatori russi morirono dopo una caduta.

Il 27 maggio 1989, sempre a causa di una valanga, morirono 5 polacchi.

Un altro incidente degno di nota si verificò quando la statunitense Francys Arsentiev e suo marito Sergei Arsentiev raggiunsero la vetta stremati e poi di notte cominciarono la discesa, che nelle loro condizioni si rivelò una grave imprudenza: deliranti per la stanchezza, si separarono senza nemmeno accorgersene. Lui arrivò alla tenda ad 8.200 metri la mattina dopo e solo lì si accorse che la moglie non c'era. Lei era a 8.600 metri, viva ma confusa, incapace di muoversi, con gravi congelamenti. Il marito fece il percorso inverso e la raggiunse, un gesto che si rivelò un'impresa viste le sue condizioni, e passò la notte accanto a lei. Quando la mattina del 24 maggio due sudafricani, tra cui Ian Woodall, raggiunsero il luogo, Sergei era sparito. Vennero individuate delle orme che finivano sull'orlo dell'abisso della parete ovest, in fondo alla quale un anno dopo venne ritrovato. Francys morì poco dopo, la mattina del 24 maggio 1998 alle 11: i soccorritori non riuscirono a muoverla, anche perché il posto era pericoloso e il freddo era pungente. Il corpo congelato di Francys rimase vicino alla via principale della vetta per nove anni, finché nel 2007 l'alpinista Ian Woodall guidò una spedizione per spostarlo dietro una sporgenza rocciosa, fuori dalla vista degli escursionisti.[3][4] In seguito Woodall dichiarò: "È stata dura farlo con gli occhi pieni di lacrime, mi ero reso conto che alla fine le montagne sono solo roccia e neve e che bisogna sempre chiedersi se ne vale la pena scalarla".

Anni novanta

Lo stesso argomento in dettaglio: Tragedia dell'Everest del 1996.

L'11 maggio 1996 ci fu un'altra grande tragedia: 8 persone, tra le quali l'esperta guida Rob Hall, primo non-Sherpa ad aver raggiunto la cima per ben cinque volte, morirono assiderate dopo essere state investite da un'improvvisa bufera durante la discesa dalla vetta. Questo disastro, causato anche da disorganizzazione e incomprensioni fra le guide, suscitò ampio clamore e fu oggetto di molti scritti tra gli alpinisti presenti quel giorno, come Aria sottile di Jon Krakauer e The Climb di Anatolij Bukreev. Tuttavia entrambi i racconti danno resoconti contrastanti sui reali eventi accaduti quel giorno.

Anni 2000

Tra gli alpinisti più esperti deceduti si ricorda lo sherpa Babu Chiri morto nel 2001 a seguito di una caduta. Babu Chiri scalò l'Everest diverse volte e nel 1999 rimase sulla cima per 20 ore stabilendo un nuovo record.[5] Salì sulla cima anche due volte in due settimane e detenne il record del tempo di ascesa in 16 ore e 56 minuti.[5]

Anni 2010

Il 18 aprile 2014 avvenne un'altra grande tragedia: una valanga a 5.800 metri provocò la morte di 16 sherpa mentre fissavano delle corde lungo l'itinerario. Nel 2014 morirono in totale 17 persone sull'Everest.

Il 25 aprile 2015 un fortissimo terremoto in Nepal causò una valanga sull'Everest provocando la morte di 19 scalatori (uno è ancora senza nome). Il 2015 è il singolo anno in cui sono morte più persone nella storia alpinistica dell'Everest.

In generale, a causa delle difficoltà e dei pericoli nel trasportare a valle i corpi, molti di coloro che sono morti sulla montagna rimangono nel luogo, ma talvolta restano lì anche per la volontà dei familiari. Capita spesso che alcuni corpi siano spostati dai venti e dal ghiaccio. Anche i soccorritori cadono vittime della montagna, come due alpinisti nepalesi che il 24 ottobre 1984 morirono nel tentativo di recuperare il corpo di Hannelore Schmatz.[6]

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Elenco incidenti mortali

Riepilogo
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Ulteriori informazioni Nome, Data ...
Ulteriori informazioni Maciej Berbeka, 03 Aprile 2013 ...

Paolo Costanza

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Note

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