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stato della donna che porta nel proprio utero il prodotto della fecondazione Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La gravidanza, o gestazione, è lo stato della donna, e più in genere dell'esemplare di sesso femminile di una specie di mammiferi[1], che porta nel proprio utero il risultato della fecondazione. Il termine gravidanza deriva dall'aggettivo latino gravidus che significa "gravato, appesantito" (derivato a sua volta dall'agg. gravis "pesante"). La donna incinta viene detta gravida o pregna, in quanto porta dentro di sé un carico, un "peso" (gravedo).
Attualmente sussistono due diverse posizioni in merito all'inizio della gravidanza, situandolo in momenti diversi.
Tali posizioni diverse sono solo apparentemente formali e possono influenzare le decisioni legislative in materia di interruzione della gravidanza e di contraccezione post-coitale, e hanno ripercussioni su molti aspetti della bioetica.[4] La durata della gravidanza è di circa 280 giorni (40 settimane). Il conteggio delle settimane di gravidanza, risultando non sempre possibile determinare l'esatto momento del concepimento, avviene dal primo giorno dell'ultima mestruazione. Le beta-HCG, dosabili nel sangue e nelle urine, sostanze ormonali sulla base delle quali si diagnostica la gravidanza, sono evidenziabili dalla II settimana dal concepimento (IV settimana di età gestazionale).
La fecondazione dell'ovulo da parte dello spermatozoo avviene di norma nel terzo esterno (parte ampollare) della tuba di Falloppio. Lo spermatozoo inizia le sue modificazioni già a livello uterino e con la sua maturazione funzionale detta capacitazione, acquista la capacità di perforare (con il rilascio di enzimi litici) la parete dell'ovulo e quindi di inserire nel suo citoplasma il DNA paterno.
In seguito, lo zigote così formato continua il suo percorso lungo la tuba sino ad arrivare nell'utero e nel frattempo procede il processo di fusione dei patrimoni ereditari dei due genitori (23 cromosomi materni e 23 cromosomi paterni). Questa fase dura circa 24 ore, e solo dopo inizia la segmentazione della cellula uovo fecondata in 2 cellule, poi in 4 e così via sino ad arrivare a 64, e nel frattempo lo zigote si impianta nell'endometrio uterino, che in questa fase del ciclo è pronto ad accoglierlo. In questo momento tutti gli autori sono concordi che si parla correttamente di embrione (per alcuni, come visto sopra, si parla di embrione già al momento della fecondazione).
Il periodo germinale inizia quindi con la fecondazione e termina 2 settimane dopo, con la segmentazione dello zigote e la formazione della blastocisti.
Il periodo embrionale è compreso tra le 2 e le 8 settimane. In questa fase l'embrione, che è formato da diversi foglietti embrionali, inizia ad abbozzare e a differenziare tutti i principali apparati che dovranno costituire l'organismo umano (ectoderma, mesoderma ed endoderma).
Con la fine del periodo embrionale si ha un abbozzo o uno sviluppo quasi completo di alcuni apparati e anche di alcuni organi.
A partire dalla 8ª settimana circa si inizia a parlare correttamente di feto (sino a pochi anni fa tale limite era fissato attorno ai 3 mesi). Tutti gli organi e gli apparati o sistemi arrivano pian piano alla loro struttura semidefinitiva, tale da permettere, al momento della nascita, una autonomia fisiologica dell'organismo.
Per sintetizzare i momenti di tale sviluppo si elencano di seguito i passaggi fondamentali:
Le aree del cervello si cominciano a formare a partire dall'interno. Prima si completano le aree primarie, poi le aree associative e infine le aree prefrontali, di integrazione visiva e di riconoscimento dei volti.
L'ultima fase è la mielinizzazione, ossia l'isolamento degli assoni neuronali con la guaina mielinica, una sostanza che fa da isolante e permette un passaggio efficace dei segnali elettrici.
Si definisce parto l'espulsione spontanea o l'estrazione strumentale del feto e degli annessi fetali dall'utero materno.
Il termine può riferirsi sia all'essere umano come alle altre specie di mammiferi.
Il parto cesareo rappresenta una procedura chirurgica che comporta l'estrazione del feto dall'utero materno mediante un'incisione praticata nell'addome della madre. Tale metodo di nascita può essere programmato o diventare indispensabile in circostanze d'emergenza, al fine di garantire la sicurezza e il benessere sia della madre che del neonato.[6]
Esistono metodi antichi e moderni per prevenire la gravidanza o per interromperla una volta che è iniziata. Tali metodi sono oggetto di riflessione etica e la legislazione che li riguarda riflette le posizioni diversificate esistenti. In questa sede non si entra nel merito specifico, ma si rimanda, per approfondimenti, alle seguenti voci:
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