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associazione italiana (1903-2015) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Collegio araldico è stata un'associazione senza scopo di lucro con sede in Roma. Riuniva studiosi di scienze araldico-genealogiche e di discipline affini per fini culturali.
Come riportano le fonti l'associazione denominata Collegio Araldico fu fondata nel 1903[1]. Le fonti dello stesso Collegio araldico riportano che lo stesso venne fondato, nel 1853, con il nome "Istituto Araldico Romano": questo non corrisponde al vero in quanto l'"Istituto Araldico Romano" e il Collegio Araldico erano due enti differenti e il secondo venne fondato solo nel 1903[1]. Contrariamente a quanto dichiarato ripetutamente su diverse fonti, in primis la stessa Rivista Araldica, esso non venne riconosciuto nel 1858 dalla Sacra Congregazione degli Studi per Decreto del Cardinale Bonelli, sedicente presidente del dicastero, in realtà mai esistito [2]. Ebbe sede, negli ultimi sessant'anni, prima del suo scioglimento, in via dell'Anima 16 a Roma.
Il 19 marzo 2015 nell'ultimo consiglio di presidenza il segretario ereditario ha dichiarato decaduti gli organi elettivi e statuari dell'associazione.
Dal 1910 al 2010, l'associazione ha pubblicato sotto la sua egida il Libro d'oro della nobiltà italiana, pubblicazione periodica, e dal 1903 al 2010 la Rivista araldica. L'editore di entrambe le pubblicazioni era la "Roberto Colonnello editore", ditta individuale di proprietà del segretario ereditario Roberto Colonnello Bertini Frassoni.
Due associazioni, che si dichiarano entrambe eredi del disciolto Collegio araldico e ne hanno entrambe ripreso il nome, sono state rifondate rispettivamente a Roma[3] e a Torino[4] nel 2015.
Dal 2014 i diritti d'autore e le Roialty sul nome Libro d'Oro della Nobiltà Italiana (nuova serie periodica) sono di proprietà della casa editrice Ettore Gallelli-editore, che lo ha infatti formalmente rilevato con registrazione presso l'ufficio pubblico generale delle opere protette dalla legge sul diritto d'autore, dipendente dal Ministero Italiano della Cultura (art. 103 L. 633/1941).[senza fonte]
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