edificio religioso di Catania Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La chiesa di Sant'Agata la Vetere fu la prima cattedrale di Catania, dal 380 al 1094, e si trova nella piazza omonima nel quartiere San Biagio della Calcarella o Anfiteatro romano di Catania. Assai antica, è stata più volte distrutta e riedificata a causa di eruzioni e terremoti che hanno colpito la città.
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Chiesa di sant'Agata la Vetere
Chiesa di sant'Agata la Vetere, prima Cattedrale di Catania
264 – È consacrata una piccola edicola dal vescovo catanese Everio occultata tra le rovine dell'ex "pretorio", il palazzo del proconsole romano Quinziano, ovvero presso il carcere, area oggi occupata dall'edificio della chiesa di Sant'Agata al Carcere.
380 – Col patrocinio di Severino hanno inizio i lavori della primitiva chiesa e sede della cattedra vescovile che vi rimase per 770 anni. Con la proclamazione dell'edificio a chiesa cattedrale avviene il trasferimento delle spoglie o reliquie di Agata già custodite nella chiesa di San Leone.
1094 – La cattedra vescovile è spostata dal vescovo Ansgerio nella nuova cattedrale normanna eretta dal gran conte Ruggero. Da questo momento l'ex cattedrale è chiamata la Vetere ovvero "l'antica".[2]
1772 – La ricostruzione comportò un aggregato edilizio leggermente più spostato a ponente, di dimensioni più ampie, con un'unica navata, di stile più austero rispetto al primitivo tempio, più affine al sobrio modello dell'ordine francescano cui apparteneva: Padri Minori Osservanti.
1933 – costituzione dell'ente morale che gestisce la chiesa
1990 – Con l'evento sismico noto come Terremoto di Carlentini, detto anche "di Santa Lucia" perché avvenuto il 13 dicembre, la chiesa è temporaneamente chiusa per restauri ed è stata riaperta al culto solo nel 2003. I lavori di restauro hanno reso l'edificio un tempio agatino, hanno riportato alla luce numerosi reperti riguardanti la Santa e altre scoperte archeologiche.
La chiesa ha una sobria facciata in stile tardo barocco, racchiusa tra paraste di candida pietra calcarea. Al centro, spiccano il massiccio portale con timpano ad arco spezzato e la grande finestra intermedia. Oculi, fanali e targhe marmoree completano il prospetto che si chiude in alto con un cornicione aggettante sormontato da frontone.
L'interno costituito da un'unica navata, è molto lineare e semplice.
Nelle adiacenze dell'ingresso, protetta da una teca, è collocata la cassa in legno che per oltre 500 anni custodì le spoglie di sant'Agata.
Recenti scavi archeologici, all'interno e all'esterno della chiesa, hanno riportato alla luce le strutture appartenenti alla precedente chiesa medievale.
Navata destra
Prima arcata.
Varco: uscita laterale destra.
Seconda arcata: Cappella di Sant'Agata. Il dipinto Antonio Pennisi del 1851 raffigurante il Martirio di Agata. L'episodio ritratto fa riferimento al martirio praticato con la recisione delle mammelle, è presente la figura di San Pietro Apostolo e un angelo. Un'iscrizione reca una breve biografia della martire. È presente un piccolo quadro raffigurante Santa Lucia. le due sante martiri quasi coeve sono accomunate dal medesimo destino. La santa siracusana si reca personalmente in questi luoghi del martirio di Agata per impetrare la grazia nei confronti della madre gravemente ammalata. È consuetudine durante i solenni festeggiamenti agatini la collocazione in questo sito di una urna col corpo giacente della santa.
Terza arcata: Cappella. Dipinto.
Navata sinistra
Prima arcata: Dipinto.
Nicchia: ambiente contenente reliquie e simulacri.
Terza arcata: Cappella della Vergine degli Angeli. Sulla sopraelevazione è custodito il dipinto di Paolo Ferro Vaccaro del 1851 raffigurante la Madonna degli Angeli.
Presbiterio
Primitivo sepolcro di Sant'Agata con iscrizione di Francesco Castro.[3]
Il sarcofago inferiore d'epoca romana con rilievi, sulla superficie anteriore sono presenti due grifoni speculari e simmetrici.
Il coperchio è d'epoca bizantina con rilievi di carattere religioso.[6]
Negli ambienti sotterranei[7] della chiesa è possibile accedere ad ambienti ipogei anticamente usati dai cristiani per sfuggire alle persecuzioni, le fondamenta della chiesa primaziale, la cripta cimiteriale, la camera mortuaria e due colatoi seicenteschi.
Pagine 158 e 159, Vincenzo Cordaro Clarenza, "Osservazioni sopra la storia di Catania cavate dalla storia generale di Sicilia" , Tomo primo, Catania, Salvatore Riggio, 1833.