Statua di Caterina Campodonico
tomba nel Cimitero Monumentale di Staglieno Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La statua di Caterina Campodonico è un monumento funebre che si trova a Genova, nel cimitero monumentale di Staglieno.
Statua di Caterina Campodonico | |
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Autore | Lorenzo Orengo |
Data | 1881 |
Materiale | marmo |
Ubicazione | Cimitero di Staglieno, Genova |
Coordinate | 44°25′46.46″N 8°56′58.34″E |
Capolavoro del realismo borghese,[1] è uno dei più simbolici del cimitero genovese. Opera dello scultore Lorenzo Orengo, la statua, riconosciuta come la realizzazione più nota dell'artista,[2] raffigura Caterina Campodonico (nota anche come Cattainin dae reste), la committente dell'opera.
Caterina Campodonico (1804–1882), nacque in una famiglia povera del quartiere di Portoria, nel 1804. Si era separata pochi anni dopo il matrimonio, vedendosi costretta a versare una ingente somma al marito per abbandono del tetto coniugale.[3] Dopo una vita passata come venditrice ambulante di collane (reste) di nocciole e di canestrelli nei mercati di Genova e dintorni, nel 1880, ammalatasi e notato come i familiari pensassero solamente a spartirsi la futura eredità, decise di spendere i guadagni accumulati in un monumento funebre che commissionò a Lorenzo Orengo[4].
L'opera venne posizionata nel porticato inferiore del cimitero monumentale di Staglieno vicino a monumenti di famiglie borghesi. L'iscrizione funebre in lingua genovese è opera del poeta dialettale Giambattista Vigo (1844–1891).[5]
Quella che segue è l'epigrafe istoriata nel basamento marmoreo. Secondo l'interpretazione comune, basandosi anche dal tozzo di pane che Caterina Campodonico tiene in mano nella statua, con "canestrelli" si intendono "ciambelle" di pane dolce (o i canestrelli di Brugnato), più che gli omonimi dolcetti di pastafrolla.[5][6][7]
«A sôn de vende reste e canestrelli
all’Aeguasanta, a-o Garbo, a San Ceprian
con vento e sô, con ægua zù a tinelli,
A-a maè vecciaia pe asseguaghe un pan.
Fra i pochi sodi, m’ammuggiava quelli
pe tramandame a-o tempo ciù lontan
mentre son viva, e son vea portolianna
Cattainin Campodonico (a paisanna)
In questa màe memoia, se ve piaxe
voiatre che passae pregheme paxe»
«Vendendo collane e ciambelle
all'Acquasanta, al Garbo a San Cipriano
con vento e sole e con acqua a catinelle
per assicurarmi un pane nella vecchiaia.
Fra i pochi soldi, mettevo via quelli
per tramandarmi nel tempo più remoto
mentre son viva, e son vera portoriana
Caterina Campodonico (la paesana)
In questa mia memoria, se vi piace
voi che passate pregatemi la pace»
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