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storico locale di Torino Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Caffè del Progresso è uno storico locale di Torino, in Piemonte (Italia).
Caffè del Progresso | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Località | Torino |
Indirizzo | Corso S. Maurizio, 69 |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Uso | commerciale |
Realizzazione | |
Architetto | Alessandro Antonelli |
Il Caffè del Progresso venne fondato agli inizi dell'Ottocento, ed era originariamente collocato nel palazzo di via Vanchiglia, angolo via Verdi, di Torino, in un'area un tempo isolata.[1] Il locale, progettato da Alessandro Antonelli per volere di Carlo Emanuele Birago di Vische, aveva la planimetria che ricordava lo scafo di una nave,[1][2] e doveva ospitare le riunioni segrete dei carbonari.[1][2][3] Secondo quanto documenta Teresio Rovere in un suo articolo del 1934, i cospiratori che giungevano sul posto "entravano nella sala a pianterreno, e per una botola si calavano in una prima sala sotterranea, dalla quale per un'altra botola passavano in una sottostante sala dove si indugiavano in lunghi e misteriosi conversari".[4] Inoltre, il Caffè presentava anche due piani innalzati,[5] sale in stile Impero arredate con poltroncine in velluto rosso e tavoli in marmo,[5] e due gallerie che conducevano fino a Palazzo Madama e ai Murazzi del Po. Fra i clienti del Caffè del Progresso vi furono Cavour, Vittorio Emanuele II e i suoi generali Lamarmora, Galletti e Cialdini, Garibaldi, e il Circolo degli Artisti di Torino.[4][6][7] Il Caffè del Progresso venne anche ospitato al piano terra della vicina Casa Scaccabarozzi, costruita fra il 1840 e il 1881, e situata in Via Giulia di Barolo.[8][9] Il Caffè venne chiuso quattro anni dopo la morte del suo ultimo proprietario, il garibaldino Alessandro Dalmazzo, durante la prima metà del Novecento.[1] Sul palazzo venne murata un'epigrafe che recita:[5]
«Questo palazzotto fu fatto costruire cent'anni fa dal marchese Birago de Vische Carlo Emanuele I su disegni dell'ing. Alessandro Antonelli. Qui convennero i più illustri carbonari e i più alti personaggi d'Italia, fautori dell'unione, dell'Indipendenza, e della libertà degli Italiani: da Cavour a Garibaldi, a Francesco Crispi. Fu fatto restaurare dal dott. G.A. Martinetti su disegni di degli Ing. Ganeo e Fanti; ne eseguì le opere l'Impresa Strambi e C., 1931-IX.»
In seguito, il Caffè del Progresso riaprì presso Casa Antonelli.[8][9]
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