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Il *Brahmajālasūtra (l'asterisco "*" prima del titolo in sanscrito intende indicare che tale titolo è "ricostruito" e non "attestato" in quella lingua; lett. "Sūtra delle rete di Brahmā"; cinese: 梵網經, Fànwǎng jīng; giapponese: Bonmō kyō; coreano: 범망경 Pŏmmang kyŏng; vietnamita: Phạm võng kinh) è un testo buddista mahāyāna inserito al T.D. 1484.24.997a–1010a nel Lǜbù, tradotto, secondo la tradizione, dal sanscrito al cinese da Kumārajīva nel 406 in due rotoli facendo parte di un testo molto più lungo, il Bodhisattvaśīlasūtra, composto in 120 rotoli e non giunto a noi, anche se diversi studiosi lo ritengono un apocrifo cinese.
Il Brahmajālasūtra non va confuso con il Brahmajalasutta conservato nel Dīgha Nikāya del Canone pāli.
Il primo rotolo tratta del Buddha Vairocana (qui inteso come manifestazione del Dharmakāya) e dei dieci sentieri che il bodhisattva deve percorrere.
Il secondo rotolo, di gran lunga il più famoso, tratta invece dei precetti del Bodhisattva (bodhisattvasaṃvara), ovvero quelle regole, divise in "maggiori" (10) e "minori" (48), che chi, dopo aver pronunciato il voto del bodhisattva (praṇidhāna) ne intraprende il cammino di perfezionamento, deve rispettare.
Tali regole consistono in:
Il Brahmajālasūtra (giapponese 梵網經 Bonmō kyō) ha un ruolo del tutto particolare nel buddismo giapponese. Tale peculiarità risiede nel fatto che in molte scuole buddiste giapponesi i monaci non vengono ordinati per mezzo del Vinaya (giapponese: 律, ritsu), segnatamente del Cāturvargīya-vinaya (Quadruplici regole della disciplina, 四分律 pinyin: Shìfēnlǜ, giapp. Shibunritsu, contiene 250 regole per i monaci e 348 regole per le monache) dell'antica scuola indiana dei Dharmaguptaka, come è costume per tutte le scuole buddiste estremo orientali, ma esclusivamente per mezzo del Bonmō kyō.
La ragione di questa scelta risiede nella riforma che il monaco giapponese Saichō (最澄, 767-822), fondatore della scuola Tendai, intraprese nel IX secolo. Saichō propose al governo imperiale di consentire l'ordinazione dei monaci anche per mezzo del Bonmō kyō e non più solo per mezzo Shibunritsu. Il governo accolse la richiesta di questo maestro buddista dopo una settimana dalla sua morte, avvenuta nell'822.
Conserviamo un testo, il Shijō shiki (四条式), redatto da Saichō nell'819 in cui egli spiega le ragioni della sua scelta, ragioni che verranno ulteriormente precisate nel dotto Kenkairon (顯戒論), scritto nello stesso anno.
I successivi fondatori di diverse altre scuole buddiste giapponesi come quelle Zen Rinzai e Zen Sōtō, quelle del buddismo della Terra Pura e quelle del buddismo Nichiren, furono tutti monaci tendai ordinati secondo Bonmō kyō e non secondo lo Shibunritsu, tale tradizione sui "precetti" è proseguita anche nelle loro rispettive scuole.
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