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famiglia di home computer prodotta dalla Atari Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Atari 8-bit è una serie di home computer a 8 bit prodotti e commercializzati da Atari tra il 1979 e il 1992.
Sono basati sul processore MOS 6502 di MOS Technology e dotati tutti di un hardware di base comune, davvero rivoluzionario per i tempi. Tali computer erano, infatti, i primi in assoluto a essere basati su un set di coprocessori personalizzati che sgravavano la CPU dalla gestione del video e dell'audio.
Si stima che ne vennero venduti circa 4 milioni nel mondo, perciò la serie si piazza al terzo posto tra i computer a 8 bit, dopo Commodore 64 e ZX Spectrum[1]. Sebbene fossero potenti per la loro generazione e tra i più diffusi in Nordamerica, ebbero un successo limitato in Europa a causa dei prezzi comparativi alti. Comunque arrivarono a essere il secondo home computer più venduto in Germania ed ebbero successo anche in mercati emergenti del blocco sovietico, come Cecoslovacchia e Polonia[2].
Nel 1974 Atari, Inc. inglobò la "Cyan Engineering" creando l'Atari Grass Valley Think Tank, un gruppo di ricerca dedito allo sviluppo dei nuovi progetti hardware della società. Fra i tanti progetti, il gruppo di sviluppo, noto anche come "Cyan" per via del precedente nome, realizzò anche la console Atari 2600, presentata nel 1977, al cui sviluppo aveva lavorato anche Jay Miner, il "padre" del futuro Amiga, che aveva realizzato il coprocessore grafico della console noto come Television Interface Adaptor (TIA).[3]. La vita utile della console fu stimata in circa 3 anni ed il gruppo iniziò subito a sviluppare il suo successore. Nella seconda metà del 1977 iniziò però la rivoluzione degli home computer con l'arrivo sul mercato di 3 modelli che riscossero molto successo: l'Apple II, il Commodore PET ed il Radio Shack TRS-80.[4]
Agli inizi del 1978 il nuovo presidente di Atari, Ray Kassar, che si era insediato al posto del fondatore della società Nolan Bushnell dopo che questi aveva venduto nel 1976 l'Atari a Warner Communications, decise di entrare nel neonato mercato dei computer domestici. La console che il gruppo stava sviluppando fu quindi rivista ed il progetto iniziale fu modificato in modo da ottenere 2 sistemi distinti: un sistema di fascia bassa, che sarebbe stato venduto come nuova console giochi (Atari 5200), ed un sistema di fascia alta che sarebbe stato venduto come home computer. Per poter operare come computer il sistema fu quindi dotato di supporto per i caratteri e di grafica bitmap (assenti nella 2600), di capacità di espansione per poter collegare periferiche esterne, dell'Atari BASIC residente in memoria ROM e di una tastiera. Il gruppo di sviluppo aveva già realizzato il successore del TIA, un nuovo chip grafico con prestazioni superiori denominato Color Television Interface Adaptor (CTIA, in seguito potenziato e ridenominato GTIA, Graphic Television Interface Adaptor) per gestire il colore e gli sprite (chiamati dalla Atari "Player-Missile"). Quando Kassar decise il nuovo corso che avrebbe dovuto prendere il progetto, il gruppo di lavoro realizzò un altro chip grafico da abbinare al CTIA per gestire la grafica bitmap (in modalità per i tempi molto all'avanguardia, come nel caso dello scrolling orizzontale e verticale hardware) e le modalità testuali, indispensabili per poter usare il sistema come computer. Venne così creato l'Alphanumeric Television Interface Controller (ANTIC), un vero e proprio microprocessore dotato di un set di istruzioni proprio indirizzato alla grafica, che poteva lavorare indipendentemente dalla CPU del computer, in modalità DMA (Direct Memory Access).
I primi due modelli furono: Candy, la versione di fascia bassa e Colleen, la versione di fascia alta. La differenza principale tra i due modelli era che Colleen era un computer a tutti gli effetti, mentre Candy era meno dotato dal punto di vista hardware, rendendolo una sorta di console da gioco potenziata. Colleen aveva slot di memoria e una ROM, un secondo slot per cartucce da 8 kB, fino a 48 kB di memoria RAM e una tastiera completa e di ottima qualità. Candy, invece, aveva una "tastiera a membrana", 4 kB di memoria RAM base e slot interni (non aggiornabili dall'utente). Entrambi erano dotati dell'esclusivo chipset progettato da Cyan, i coprocessori ANTIC e GTIA (video) e POKEY (suono) e utilizzavano come CPU un MOS 6502. Inoltre, erano fatti di solido alluminio, per venire incontro alle regole della FCC per quanto riguarda i segnali TV.
I modelli furono annunciati nel 1978 come 400 e 800,[5] anche se non furono diffusamente commercializzati prima di novembre 1979. I nomi dei modelli si riferivano alla quantità di memoria, 4 kB RAM nel 400 e 8 kB nell'800. Quando il prezzo della memoria iniziò a scendere, le macchine furono rispettivamente fornite con 8 kB e 16 kB.
Gli Atari 400 e 800 ebbero un grande successo commerciale: in effetti furono i leader del mercato nel periodo 1980-1982, superando anche gli Apple II.[6]
Il modello 800 era complesso e costoso da costruire perché era composto da piastre di circuiti multipli poste in vari punti dentro la cassa in alluminio. Inoltre, il modello 400 non poteva competere con i nuovi computer usciti nel mercato agli inizi degli anni ottanta.
La FCC introdusse nuove regole specifiche per gli apparecchi digitali nelle case e negli uffici. Una di queste regole, nota come Class B, affermava che le emissioni RF devono essere sufficientemente basse in modo da non interferire con gli altri apparecchi, come radio e TV. Oggi i computer hanno bisogno di schermature per prevenire interferenze, non solo che queste escano fuori.
Nel 1982 Atari produsse il modello Sweet 16 per risolvere questi problemi. Il risultato è un modello aggiornato, simile al 400 e all'800, ma molto più semplice da costruire e meno costoso. Inoltre la tecnologia fab permetteva l'integrazione di un numero di chip in uno condensato. Ad esempio, il modello 800 utilizzava sette schede di circuito, mentre il nuovo usava uno solo.
In quel momento Atari era coinvolta in una sanguinosa guerra dei prezzi. Quando la Texas Instruments entrò nel mercato dei computer, Jack Tramiel della Commodore decise di abbassare i prezzi per tagliarli fuori dal mercato dei computer.
Le cose si misero male per l'Atari: il 1200XL fu un flop, anche perché era troppo costoso da produrre per poter competere nel mercato.
Nell'estate del 1983 furono annunciati nuovi modelli: 600XL, 800XL, 1400XL e il 1450XLD, alla fiera del CES. Questi modelli avevano il linguaggio Atari BASIC incorporato su una ROM ed erano forniti con una Parallel Bus Interface. Erano esteticamemte simili al 1200XL, ma di dimensione più piccola. Il 600 era il modello base; si differenziava dall'800 per le dimensioni, leggermente inferiori, e la memoria, che era di 16 kB contro i 64 kB dell'800. I modelli 1400 e 1450 erano sostanzialmemte degli 800 forniti di un modem interno a 300 baud e di un sintetizzatore vocale; il modello 1450XLD aveva anche un drive floppy disk interno a doppia densità.
Questi modelli tardarono ad arrivare sul mercato a causa di problemi con la nuova linea di produzione. Essi dovevano sostituire il 1200XL nell'estate del 1983, ma non lo fecero fino alla fine dello stesso anno. Alla fine, comunque, riuscirono ad avere una buona diffusione, sia sul mercato americano che su quello europeo.
Alla fine del 1983, però, la guerra dei prezzi, iniziata nel 1982, raggiunse il culmine. Il natale del 1983 la Commodore riuscì a surclassare tutti i concorrenti con il suo modello C64. Come conseguenza di questo fatto, aggiunto all'effetto del crac dei videogiochi del 1983, Atari si trovò a perdere cifre ingenti (in alcuni periodi anche qualche milione di dollari al giorno!). I proprietari, Warner Communications, furono, quindi, costretti a vendere la divisione.
Il modello 800XL fu il computer più venduto di Atari, ma non riuscì a difendere la leadership Atari nel mercato dei computer a 8 bit, conquistata nel 1983 dal Commodore 64.[7]
Anche se la Commodore riuscì a passare indenne la guerra dei prezzi, Jack Tramiel, l'amministratore delegato di quest'ultima, fu estromesso dagli altri azionisti e riuscì da acquistare la Atari dalla Warner, pagandola un prezzo bassissimo. L'idea di Tramiel era quella di produrre un computer ad un prezzo estremamente basso.
Le ultime macchine a 8-bit furono presentate il 5 gennaio 1985 al Winter CES di Las Vegas. Erano il 65XE ed il 130XE. Il 65XE era l'erede dell'800XL. Originariamente chiamato 900XLF, il 65XE era quasi equivalente all'800XL (ad eccetto del PBI). Il 65XE (versione europea) e il 130XE avevano l'Enhanced Cartridge Interface, una variante del Parallel Bus Interface. Il 130XE aveva 128kB di memoria, accessibile attraverso la selezione di banchi (grazie all'FREDDIE e al chip EMMU). Il modello 800XE, disponibile in Europa, era un 130XE con metà di memoria. La sigla XE significa XL-Expanded. Atari introdusse il 130XE con l'intento di cavalcare la popolarità dell'originale 800XL.
Con il rifiorire del mercato dei videogiochi, trainato dalla Nintendo, Atari produsse il XE Game System (XEGS), messo in commercio nel 1987. Il XEGS era venduto assieme ad una tastiera esterna, un joystick, una pistola (XG-1) e un paio di giochi. Questo modello non ebbe un grande successo anche a causa della confusa strategia commerciale di Atari che puntava a proporre un dispostivo per ogni tipo di pubblico ed ogni fascia di prezzo, commercializzando nello stesso periodo il 2600 Jr., il 7800 e questo XEGS.
Il 1º gennaio 1992, la Atari abbandonò lo sviluppo dei suoi computer a 8-bit.
Il cuore del computer era la Microprocessor Unit (MPU), descritta generalmente come la Central Processing Unit (CPU). Questa unità era un microprocessore MOS 6502 o un suo derivato: nei primi modelli 400 e 800 fu usato un 6502B, una versione del 6502 certificata per supportare frequenze di clock fino a 3 MHz, mentre nei modelli più recenti, nella serie XE/XL e nelle console 5200 e 7800 fu usato un 6502 modificato da Atari stessa, detto SALLY. SALLY, rispetto al 6502 standard, presentava il segnale HALT connesso al piedino 35 ed un secondo segnale R/W sul piedino 36 (in aggiunta a quello già presente sul piedino 34). Il segnale HALT era usato dal processore ANTIC per arrestare SALLY ed usare in esclusiva il bus della memoria del computer per poter prelevare dati e istruzioni video dalla RAM.[8]
Il lavoro principale della squadra della Atari detta Cyan fu la creazione di due chip LSI avanzati, detti ANTIC e CTIA. Essi furono il cuore della grafica di Atari. ANTIC era un vero microprocessore con istruzioni grafiche. Una sequenza completa di istruzioni era nota come Display List. Le istruzioni permettevano la gestione di caratteri o grafica, ottenere informazioni dal video, la gestione dello scrolling e del buffering. ANTIC utilizzava il DMA (Direct Memory Access) per accedere alla memoria video. Tutto questo senza nessun intervento della CPU principale.
Il GTIA, versione aggiornata del precedente CTIA, riceve le informazioni grafiche dal chip ANTIC e gestisce gli sprite (per Atari, Player/Missile), il rilevamento delle collisioni, le priorità e il controllo della luminosità su tutti gli oggetti grafici. Il GTIA effettua un DAC (Digital to Analog Conversion - Conversione dal digitale all'analogico) per il video.
Il terzo chip personalizzato, detto POKEY, gestiva l'input dalla tastiera, il suono e la comunicazione con la porta seriale (più tardi in congiunzione con il PIA). Era provvisto di timers, un generatore di numeri casuali ed interrupt mascherabili. POKEY aveva 4 canali audio quasi indipendenti, ognuno con un suo controllo di frequenza, suono e volume.
Presente sui modelli della serie XL e XE il chip custom MMU presiede alla selezione delle varie regioni di memoria ROM di cui gli Atari a 8 bit sono dotati. Sul solo modello 130XE è presente invece il chip EMMU che permette anche la selezione del banco di memoria RAM in uso permettendo così l'accesso ai 128 kB di memoria RAM di cui il sistema è dotato.
Presente sulla serie XE degli home computer, l'Atari FREDDIE è un chip di tipo RAM address Multiplexer utilizzato per accedere alla memoria di sistema. Permette alla CPU ed al chip ANTIC di accedere alla memoria in modo indipendente.
Durante la vita degli Atari a 8 bit per questi modelli vennero messe in commercio un certo numero di periferiche. Tra queste:
Le periferiche Atari usavano una porta SIO proprietaria che permetteva di collegare in cascata più periferiche. Queste periferiche intelligenti erano più care rispetto ai dispositivi dotati di logica standard IBM.
Gli Atari a 8-bit avevano incorporato nella ROM il sistema operativo.
Gli Atari 400/800 avevano le seguenti versioni:
I nuovi modelli della serie XL ed XE avevano le seguenti versioni:
La presenza della nuova versione del sistema operativo incluso nei modelli XL ed XE creava alcuni problemi di compatibilità con alcuni dei vecchi software scritti per i modelli 400 ed 800. Per questo motivo Atari sviluppò il Translator Disk, un software su floppy disk che caricava nei computer XL ed XE la versione del sistema operativo (B o A) dei modelli 400/800.
I modelli XL/XE avevano poi incorporato l'Atari BASIC. I primi modelli erano dotati della revisione B, gli ultimi della revisione C.
Il sistema operativo standard Atari conteneva al suo interno solamente alcune routine per accedere a basso livello ai dati contenuti nei floppy disk. Questo strato era detto resident disk handler. Uno strato aggiuntivo, il file management system, era necessario per gestire l'accesso ai dati a livello di file system. L'insieme di questi strati costituiva il sistema operativo per dischi, conosciuto come Atari DOS: come nella maggior parte dei DOS dell'epoca doveva essere caricato dal floppy disk ad ogni avvio della macchina. L'Atari DOS, a differenza della maggior parte dei DOS dell'epoca che avevano un'interfaccia a riga di comando, era invece interamente gestito con un'interfaccia a menù.
Le versioni che si sono succedute sono state:
Altre versioni di DOS prodotti da terze parti erano disponibili, a volte contenenti funzioni abbastanza avanzate, come lo SpartaDOS X.
Tra i molti software distribuiti per gli atari 8-bit, un grande numero di linguaggi di programmazione sono stati disponibili. Tra questi:
In seguito sono diventati popolari i tool di sviluppo cross platform, i quali girando su PC IBM Compatibili, permettono lo sviluppo di software nativo per gli home computer.
La famiglia Atari 8-bit fu molto utilizzata nel campo dei videogiochi. Per i loro tempi erano computer molto potenti; solo con l'arrivo del Commodore 64, uscito tre anni dopo, le masse poterono accedere a un home computer con capacità veramente paragonabili. Gli Atari in particolare erano notevoli per il gran numero di colori che possono utilizzare simultaneamente (120), mentre altri computer dell'epoca arrivavano a fatica a 8. Buone per i giochi erano anche le capacità sonore del loro hardware POKEY[9]. Inizialmente, ai tempi dell'Atari 400/800, molti giochi uscirono su cartuccia. L'Atari in particolare beneficiò dei suoi stessi giochi che già produceva come arcade e per le proprie console, e che venivano convertiti anche per i propri computer[10]. I supporti più largamente utilizzati per le pubblicazioni commerciali divennero comunque dischetti e cassette. Atarimania (principale sito con banca dati del software Atari 8-bit[11]), contando anche edizioni diverse dello stesso gioco, annovera oltre 5800 videogiochi commerciali per Atari 8-bit[12], 4700 pubblicati su floppy[13], 3100 su cassetta[14] e 400 su cartuccia[15]. Una piccola libreria di 32 cartucce uscì con il lancio della console Atari XEGS, comunque con le apposite periferiche aggiuntive la console può eseguire anche dischi e cassette[16]. La produzione di software per Atari 8-bit iniziò a calare piuttosto presto negli USA, per via della pirateria. Tuttavia alla fine degli anni '80, con gli Atari 8-bit ormai poco costosi, ci fu un'ondata di nuovi giochi su cassetta a basso costo editi da produttori europei, come la Codemasters; molti sono conversioni da altri sistemi, ma ci sono anche alcuni titoli notevoli che non uscirono in America[9].
Secondo una selezione fatta dalla rivista Retro Gamer, dieci dei più grandi giochi per Atari 800XL (generalmente eseguibili su tutti i modelli, se la RAM è sufficiente) sono Star Raiders, Encounter!, Rainbow Walker, Pastfinder, Boulder Dash, Dropzone, Rescue on Fractalus!, Bounty Bob Strikes Back, The Eidolon, Yoomp! (homebrew del 2007)[17]. Tra i più notevoli giochi usciti esclusivamente per Atari 8-bit, la stessa rivista ricorda Caverns of Mars, Eastern Front 1941, Sidewinder, Mirax Force, Plastron[18]. Per la versione console Atari XEGS, la rivista considera giochi "essenziali" Tempest Xtreem (conversione homebrew di Tempest 2000), Rescue on Fractalus, Xenophobe, Space Harrier, Robotron: 2084, Star Raiders II[19]. In una classifica dei migliori titoli per Atari 8-bit basata sul sondaggio dei lettori, oltre a vari giochi già citati (tra cui Star Raiders arrivato al primo posto) vennero nominati M.U.L.E., Mercenary, Donkey Kong, Miner 2049er, Zybex, Defender, Ballblazer, Alley Cat, Pac-Man, Bruce Lee, Alternate Reality: The City, Rally Speedway, Shamus, Spelunker, Elektra Glide, Draconus, Pole Position, Montezuma's Revenge[20].
Diverse riviste in America ed Europa furono dedicate nello specifico alla famiglia Atari 8-bit. Le riviste ufficiali dell'Atari furono Atari Connection (mentre Atari Age era dedicata soprattutto alle console) e poi Atari Explorer che si dedicò anche all'Atari ST. Tra le principali riviste indipendenti, negli Stati Uniti uscirono A.N.A.L.O.G. e ANTIC (1982-1990, per un totale di 88 numeri), che prese il nome dal chip video ANTIC. Nel Regno Unito uscirono Page 6 e Atari User, in Germania Atari Magazin, in Cile Mundo Atari.[21][22]
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