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club calcistico italiano di Cassino (FR) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'A.S.D. Cassino Calcio 1924, meglio nota come Cassino, è una squadra di calcio italiana con sede nella città di Cassino.
ASD Cassino Calcio 1924 Calcio | |
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Azzurri | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | Azzurro |
Inno | Cassino Donato Rivieccio |
Dati societari | |
Città | Cassino (FR) |
Nazione | Italia |
Confederazione | UEFA |
Federazione | FIGC |
Campionato | Serie D |
Fondazione | 1924 |
Rifondazione | 2010 |
Presidente | Nicandro Rossi |
Allenatore | Imperio Carcione |
Stadio | Gino Salveti (3 700 posti) |
Sito web | cassinocalcio1924.it |
Palmarès | |
Trofei nazionali | 1 Coppa Italia Dilettanti |
Si invita a seguire il modello di voce |
Fondata nel 1924, il principale successo nella storia della società è la Coppa Italia Dilettanti vinta nella stagione 1985-1986.
Il colore sociale è l'azzurro. Le partite interne vengono disputate nello Stadio Gino Salveti, intitolato all'omonimo scrittore e poeta cassinate, che può ospitare 3 700 spettatori.
Nella stagione 2023-2024 milita in Serie D, il quarto livello del campionato italiano di calcio.
Nei primi mesi del 1924 nacque l'Unione Sportiva Cassino,[1] la prima squadra di calcio ufficiale; essa è anche indicata da alcune fonti con la denominazione Quis contra nos?[2] (dal latino: "Chi contro di noi?"). Fondatori furono un gruppo di ragazzi che scelsero come primo impianto un campo nella zona di Caira, per poi trasferirsi al neonato "Sferracavalli".
Avendo sede in un comune all'epoca in provincia di Caserta (o di Terra di Lavoro), l'U.S. Cassino si affiliò al Comitato Regionale Campano della FIGC e si iscrisse al campionato campano di Seconda Divisione 1923-1924, venendo inserito nel girone D insieme a Pro Formia, Fondana e Virtus di Sessa Aurunca (il girone fu disputato come quadrangolare a eliminazione diretta con partite di andata e ritorno). Il Cassino, all'epoca biancorosso, debuttò in campionato il 4 maggio 1924 pareggiando per 2-2 la partita di andata con la Virtus[3] ma, perdendo per 7-1 l'incontro di ritorno, fu eliminato; entrambe le partite furono accese, con reclami da ambedue le parti (anche per un'invasione di campo),[4][5] ma alla fine il Comitato Regionale Campano decise di infliggere la sconfitta a tavolino al Cassino per tesseramenti irregolari;[6] vano fu il controricorso presentato alla presidenza federale, che confermò l'eliminazione.[7]
Nella stagione successiva l'U.S. Cassino non si iscrisse ad alcun campionato. Un comunicato della Lega Sud pubblicato su "L'ora" di Palermo del 5-6 maggio 1925 inserì l'U.S. Cassino tra le società campane da proporre al Consiglio Federale affinché le considerasse dimissionarie dalla FIGC non avendo pagato entro il 31 marzo 1925 la tassa annuale.
Nelle stagioni 1930-1931 e 1931-1932 l'A.C. Cassino si iscrisse al campionato provinciale giovanile dell'ULIC, affiliandosi al Comitato Basso Lazio (o di Frosinone) e non a quello di Caserta, a causa dell'accorpamento dell'Alta Terra di Lavoro nel Lazio decretato dal regime nel gennaio 1927.
Il cambio di denominazione e il periodo bellico
Nel 1934 arrivò il definitivo cambio di denominazione in "Cassino Calcio". Negli anni di guerra 1942-1943 la società prese parte al campionato "Persichetti" insieme a Ceccano, Avia-Aquino, Arpino, Sora, Isola Liri, Ceprano e Atina. Fu l'ultima stagione di calcio prima dei bombardamenti che rasero al suolo la città.
Il calcio tornò a Cassino nel 1946, dopo tre anni di pausa. Inizialmente i calciatori indossavano maglie a strisce orizzontali bianconere, poi sostituite da divise azzurre in stoffa di jeans.
Nel 1948 il Cassino ottenne la sua prima promozione, passando dalla Seconda alla Prima Divisione Laziale. Nello stesso anno venne anche inaugurato il Campo Miranda in viale Dante, impianto dedicato alla memoria di Dario Miranda, famoso centromediano del periodo prebellico, caduto in Africa.
Nel 1953 la squadra toccò un nuovo picco, raggiungendo la Promozione, ove rimarrà fino al Lodo Barassi del 1959.
I deludenti Anni Sessanta
Gli Anni Sessanta iniziarono con l'inaugurazione della prima sede del club presso Palazzo dei De Vendictis, in Via D'Annunzio. Nel decennio la squadra si alternò deludentemente tra Prima e Seconda Categoria.
Nel 1970 iniziò la rinascita, con la vittoria del campionato e il ritorno in Promozione. L'anno dopo la squadra ottenne il secondo posto in Coppa Italia Dilettanti, nella finale di Forte dei Marmi persa 1-0 contro il Montebelluna. Nel 1972 giunse addirittura la Serie D.
Segreti di tali successi furono l'inaugurazione dello Stadio Comunale, successivamente dedicato al poeta e scrittore cassinate Gino Salveti, situato in via Appia; e la trasformazione della società in una Polisportiva tramite una cooperativa a responsabilità limitata per azioni avente lo scopo di coinvolgere tutte le forze sportive della città[8].
Il Cassino, ormai maturo sia dal punto di vista sportivo che dal punto di vista societario, era pronto per il salto nel professionismo, che puntualmente arrivò nel 1978. Dopo una buona stagione d'esordio conclusa al 13ºposto, con la salvezza raggiunta alla penultima giornata pareggiando a Trapani (con il primo gol del giovane Urbano), fece seguito una annata da dimenticare: i problemi finanziari segnarono l'ultimo posto del 1979-1980.
Dopo la retrocessione del 1980 iniziò il declino del calcio a Cassino. Negli anni a venire ci furono poche note positive, come l'esplosione di Domenico Di Carlo. La squadra scese in Promozione, per poi cadere addirittura in Prima Categoria.
Nell'estate 1983 si insediò un nuovo proprietario, la Policassino Coop. Dopo un secondo posto in Prima Categoria, nel 1984-1985 il Policassino salì in Promozione. Il 1986 fu anche l'anno del primo trofeo nazionale della storia: la Coppa Italia Dilettanti, conquistata con la vittoria finale, a Viareggio, contro il Fomia per 3 a 1. Infine nella stagione 1987-1988 la squadra tornò in Serie D (denominata allora Interregionale), grazie alla vittoria in casa contro il Marino all'ultima giornata.
Anni Novanta: la nuova crisi
La Serie D venne mantenuta per quattro anni, tra alti (il settimo posto del 1989) e bassi (la vittoria nello spareggio-salvezza contro la Maddaloense nel 1990). Dopo la retrocessione del 1992, si aprì una fase di incertezza per il movimento calcistico cittadino. La contemporanea ascesa della squadra di basket in Serie B comportò un progressivo distacco degli sportivi. Nel 1993-1994 la Policassino venne condannata alla Promozione, dopo la sconfitta ai rigori nello spareggio contro la Vis Sezze, giocato a Palestrina. Nella stagione 1997-98 ci furono perfino due team diversi in città: il Policassino militante in Promozione e l'A.S. Cassino (in precedenza Rofit) in Eccellenza. L'A.S. Cassino divenne di fatto la prima squadra locale. Le due si sfidarono addirittura in un inedito derby nella fase regionale della Coppa Italia Dilettanti terminato con il punteggio di 1-1, decretante il passaggio del turno della Policassino[9]. Il decennio nero si concluse con un quarto posto in Eccellenza 1998-1999.
La svolta arrivò nella stagione 1999-2000, grazie al presidente Morra che riportò entusiasmo in città. L'A.S. Cassino venne trasformata in "Real Cassino", grazie all'acquisizione del titolo di Serie D del Real Piedimonte. Il campionato fu di vertice e per un soffio si sfumò la C2. La squadra, infatti, arrivò seconda alle spalle del Puteolana.
Nel 2003 il timone venne lasciato a Ciro Corcione. L'avventura iniziò male con la retrocessione in Eccellenza, decretata dallo spareggio perso a Frosinone contro il Grottaglie. Fu anche anno dell'ennesimo cambio di denominazione, in "S.S. Cassino 1927". Nei due anni successivi il team si rialzò, con due promozioni consecutive: ritorno in Serie D (dopo lo spareggio ad Anagni contro l'Almas Roma vinto per 2 a 0) e poi, dopo 26 anni, in Serie C. Quest'ultima giunse addirittura all'ultima giornata, quando il Cassino, secondo alle spalle dell'Aprilia, batté 3 a 0 il Bojano, scavalcando la capolista perdente in casa contro il Monterotondo dopo essere passata addirittura in vantaggio. In quanto vincitrice del girone, inoltre, partecipò alla Poule Scudetto della Serie D, venendo però subito eliminata al primo turno, dopo aver collezionato un solo punto nelle sfide con Sorrento e Paganese.
L'avventura di Corcione alla guida del Cassino finì dopo una sola stagione di professionismo con un piazzamento al tredicesimo posto. La società era a rischio fallimento. A poche ore dalla scadenza dei termini per l'iscrizione la proprietà passò così nelle mani di Giuseppe Tedesco, coadiuvato dall'imprenditore Clodomiro Murolo. L'anno successivo il Cassino rischiò addirittura di entrare nei play-off, raggiungendo il punto più alto della sua storia: solo la graduatoria degli scontri diretti con l'Andria frantumerà i sogni promozione.
La stagione 2009-2010 fu l'ultima tra i professionisti per il Cassino. Al termine del campionato, infatti, il presidente Murolo decise di non iscrivere la squadra al campionato per la stagione successiva.
Con la mancata iscrizione in Seconda Divisione, la città rischiò di rimanere senza una compagine calcistica che la rappresentasse, per la prima volta dal 1946. Grazie all'iniziativa degli ultras, nell'estate 2010 nacque la "ASD Nuova Cassino 1924", iscritta in sovrannumero al campionato di Promozione Laziale. La prima stagione fu buona, con una salvezza raggiunta ai play-out contro la Pro Calcio Fondi. In quella successiva, invece, segnata dal passaggio della presidenza da Vendittelli a Patini, il campionato fu da metà classifica. Nel 2012-2013 entrò in proprietà l'imprenditore Cicchetti, con l'intento di costruire un team vincente. Ma fu mera utopia: ulteriori vicissitudini costrinsero la società a smantellare la rosa. Con un organico interamente composto da giocatori locali, il Cassino rimase comunque ai vertici della classifica, sfumando la promozione in Eccellenza nelle ultime giornate. Nell'estate 2013 il sodalizio passò nelle mani di Nicandro Rossi[10]. Nonostante i nuovi innesti, l'inizio di stagione fu da dimenticare. A risollevare le sorti venne chiamato, dunque, il tecnico Antonio Pecoraro. Il Cassino incredibilmente rimontò dal penultimo posto alla vittoria del campionato all'ultima giornata (11 maggio 2014), a termine dello scontro diretto a Sermoneta vinto 1-0. Risale all'estate del 2014 l'ultimo cambio di denominazione: "ASD Cassino Calcio 1924"[11]. Le premesse, con il ritorno in panchina del tecnico artefice della promozione in Serie C, Alessandro Grossi[12], sono di campionato di vertice. Tuttavia l'annata sarà amara per gli azzurri, che concludono il campionato al 5º posto sotto la guida di Massimiliano Babusci, subentrato a Grossi alla 17ª giornata[13]. Babusci viene confermato per la stagione successiva, ma dopo un inizio da dimenticare, la squadra viene affidata ad Ezio Castellucci[14]. La stagione 2015-16 vede un Cassino dai due volti: incostante in campionato, perfetto in coppa. Il 6 gennaio 2016, infatti, sul campo neutro di Latina, gli azzurri travolgono in finale il Colleferro per 4-1, conquistando la Coppa Italia Dilettanti Lazio e accedendo alla fase nazionale[15]. Anche qui i cassinati si rendono assoluti protagonisti arrivando ad un passo dalla finale. In semifinale, dopo un promettente pareggio per 3-3 a Mazara del Vallo (con il primo tempo chiuso in vantaggio di tre reti a zero)[16], gli azzurri vengono però sconfitti per 1-0 in casa nella gara di ritorno, dicendo addio alla coppa[17]. In campionato, la rimonta iniziata dal penultimo posto con l'arrivo in panchina di mister Castellucci, si conclude con la conquista della 5ª posizione.
I tempi sono ormai maturi per il salto di categoria, che puntualmente avviene l'anno seguente. Già dalla prima giornata, gli azzurri dimostrano le loro intenzioni, rifilando un 6-0 agli storici rivali del Formia[18]. Abbandonata al primo turno la Coppa Italia[19], la squadra di Castellucci si dedica completamente al campionato, dominato dall'inizio alla fine e raggiunge con tre giornate di anticipo la promozione[20]. Dopo 7 anni dalla rifondazione, dunque, il Cassino raggiunge la Serie D, tornata ad essere, a seguito della riforma dei campionati del 2014, il quarto livello del calcio italiano.
Sancito il divorzio con Ezio Castellucci per divergenze economiche[21], la panchina viene affidata a Corrado Urbano, che torna a guidare gli azzurri a distanza di 17 anni, quando proprio a Cassino iniziò la sua carriera da allenatore[22]. Il primo anno di Serie D vede un Cassino posizionato nella parte medio-alta della classifica, concludendo la stagione al settimo posto in classifica. Il colpo di mercato estivo è Imperio Carcione, che torna a vestire la maglia azzurra a dieci anni di distanza[23]. Guidati dall'esperienza in mezzo al campo del capitano, la squadra conclude il campionato 2018-19 al quinto posto, qualificandosi per i play-off, dove verrà sconfitta in semifinale dal Lanusei[24]. Nella stagione 2019-20 il Cassino si distingue nella competizione "Giovani D Valore" per essere, a livello nazionale, la squadra di Serie D più virtuosa nell'utilizzo degli under[25]. A seguito dell'interruzione anticipata dei campionati a causa del Coronavirus[26], gli azzurri concludono la stagione al 7º posto del Girone G. In estate viene sancito il divorzio con mister Urbano[27].
Cronistoria della ASD Cassino Calcio 1924 |
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Il colore con cui il Cassino disputa le gare casalinghe è l'azzurro, solitamente utilizzato sia per la maglia che per i pantaloncini. Per le gare fuori casa la divisa tradizionale è composta da maglietta e pantaloncini bianchi.
Nel corso della sua storia ha però utilizzato anche altre divise casalinghe, come la maglietta a righe orizzontali bianco-nere (nella stagione 1946-47), a bande orizzontali bianco-azzurre o a strisce verticali bianco-azzurre, come in occasione della vittoria del campionato di Serie D 2005-06.
Per le gare in trasferta, ha invece utilizzato casacche composte da maglietta e pantaloncini completamente blu notte, gialla con inserti blu, gialla con inserti verdi, rossa con inserti blu e viceversa, quest'ultima per richiamare i colori del simbolo della Terra di San Benedetto della quale la città di Cassino è stata il fulcro tra il 700 e il 1500.
Le numerose vicissitudini societarie, che hanno portato a continui cambi di denominazione, non consentono di individuare un'uniformità nel simbolo adottato dalla squadra azzurra nel corso della sua storia.
Lo stemma adottato dal 2010, anno della rifondazione per mano dei tifosi, è uno scudetto di colore azzurro, con al centro lo stemma della città di Cassino che sormonta un pallone, volutamente di cuoio, in segno di rottura con il recente passato e come richiamo, invece, ai valori antichi del calcio popolare. In basso è presente il vero anno di nascita del calcio a Cassino, il 1924.
L'inno ufficiale del Cassino Calcio è Cassino, composto dal cantautore cassinate Donato Rivieccio.
Il Cassino gioca le gare casalinghe presso lo stadio Gino Salveti di via Appia Nuova, impianto inaugurato nel 1967 insieme al centro sportivo di cui fa parte. Sebbene fosse conosciuto all'epoca come "Stadio dei Ventimila", la sua capienza massima era di diecimila spettatori, oggi ridotti a 3.700 con la chiusura del settore prato e il posizionamento dei seggiolini in tutti i settori.
In precedenza, dal 1947, il Cassino giocava presso il campo sportivo di viale Dante intitolato a Dario Miranda, vecchio centromediano della formazione prebellica. Oggi vi si trova un parcheggio, ancora chiamato dai cassinati Campo Miranda.
Gli impianti prebellici di cui si ha notizia furono il campo di via Caira, nell'area in cui sorgeva il concentramento di prigionieri austriaci della prima guerra mondiale ed, in seguito, il campo di via Sferracavalli nell'area dove attualmente sorge la scuola media Conte.
Il Cassino svolge le sue sedute di allenamento presso le strutture del centro sportivo di via Appia Nuova.
Cronologia degli sponsor ufficiali[31]
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Il settore giovanile del Cassino, svolge le sue attività all'interno del centro sportivo di via Appia, nelle strutture adiacenti allo stadio Salveti.
Tra i prodotti migliori del vivaio cassinate, che hanno calcato la Serie A, si segnalano Corrado Urbano, Domenico Di Carlo, ed Angelo Ogbonna, quest'ultimo facente parte del Montecassino, scuola calcio affiliata al Cassino[32].
Ottimi livelli sono stati raggiunti da Mauro Rufo, Mario Buccilli, Leonardo Rossi e Vittorio Cozzella, i quali vantano numerose presenze in Serie B.
Dal dopoguerra ad oggi sono solo quattro gli allenatori rimasti sulla panchina del Cassino per più di tre stagioni consecutive e che ne detengono, quindi, i record di presenze. Con 167 panchine, l'allenatore più longevo è Carlo Orlandi, alla guida del Cassino dal 1971 al 1976 e nel 1998-99. Al secondo posto troviamo Antonio Lillo (166), seguito da Alessandro Grossi con 156 panchine e da Giuseppe Capaccione (96)[33].
In 30 stagioni sportive a partire dall'esordio a livello nazionale in Serie D nel 1972-73:
In 46 stagioni sportive conteggiate dal 1947-1948:
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
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1º | Prima Divisione | 5 | 1947-1948 | 1950-1951 | 30 |
Promozione | 10 | 1953-1954 | 1987-1988 | ||
Campionato Dilettanti | 2 | 1957-1958 | 1958-1959 | ||
Prima Categoria | 5 | 1959-1960 | 1964-1965 | ||
Eccellenza | 8 | 1992-1993 | 2016-2017 | ||
2º | Prima Divisione | 1 | 1952-1953 | 16 | |
Seconda Categoria | 4 | 1962-1963 | 1967-1968 | ||
Prima Categoria | 4 | 1968-1969 | 1984-1985 | ||
Promozione | 7 | 1994-1995 | 2013-2014 |
Competizione | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
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Coppa Italia Semiprofessionisti | 2 | 1973-1974 | 1979-1980 | 6 |
Coppa Italia Serie C | 2 | 2006-2007 | 2007-2008 | |
Coppa Italia Lega Pro | 2 | 2008-2009 | 2009-2010 | |
Scudetto Dilettanti | 1 | 2005-2006 | 1 | |
Coppa Italia Serie D | 9 | 1999-2000 | 2019-2020 | 9 |
Coppa Italia Dilettanti | 3 | 1970-1971 | 2015-2016 | 3 |
Il conteggio esclude ogni forma di competizione disputata esclusivamente in ambito regionale.
Nel 1971 il Cassino raggiunse il record di 53 gare ufficiali senza sconfitte, attirando su di sé l'interesse della "Domenica Sportiva". La striscia positiva partiva dalle ultime due partite della stagione 1968-69, abbracciava l'intero 1969-70 e si concludeva nella stagione 1970-71[37].
Le prime manifestazioni di tifo organizzato si formarono ad inizio anni '70. Il gruppo più longevo, tuttora in attività, è quello dei Fedayn Cassino[39], fondato nel 1977, uno dei gruppi ultras più antichi del Lazio. Altri gruppi in attività sono le Brigate, fondate nel 2004 e gli UTSB, acronimo di "Ultras Terra Sancti Benedicti", fondati nel 2006. Queste due realtà rappresentano la nuova guardia che affianca i Fedayn al seguito della maglia azzurra. Altri gruppi storici che in passato hanno sostenuto la squadra sono il Commandos (una delle prime realtà ultras nate in città), gli Intoccabili 1991 e i Boys.
Dal 2016 i diversi gruppi si riuniscono tutti dietro un unico striscione: Cassino 1924.
Uno dei caratteri distintivi della tifoseria è la rivendicazione dell'appartenenza alla storica Terra di San Benedetto e alla cosiddetta Terra di Lavoro, in contrasto con quanti identificano tutta l'odierna Provincia di Frosinone con la Ciociaria.
La tifoseria cassinate è gemellata dal settembre 1983 con gli ultras del Venafro[40]. Un'altra amicizia storica e molto sentita è quella con gli ultras della Casertana[40]. Più recente, risalente agli ultimi anni di Promozione, è l'amicizia con il gruppo Ignari Semprevisa di Carpineto Romano[41].
In passato vi sono stati gemellaggi con le tifoserie dell'Avezzano[41][42] e del Frosinone[43], quest'ultimo sfociato in un'accesa rivalità. Altre rivalità molto sentite sono con le tifoserie di Formia[44], Isernia e Sora.
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