La rivolta della Mirandola del 1799 è stato un episodio delle Insorgenze antifrancesi in Italia avvenuto il 15 aprile 1799 (26 germinale dell'Anno VII secondo il calendario rivoluzionario francese) a Mirandola e nella bassa modenese, all'epoca sotto la dominazione napoleonica del Dipartimento del Panaro nella Repubblica Cisalpina.
Rivolta della Mirandola del 1799 parte delle Insorgenze antifrancesi in Italia | |||
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Conflitto avvenuto nella piazza di Mirandola | |||
Data | 15 aprile 1799 | ||
Luogo | Mirandola | ||
Esito | vittoria antifrancese | ||
Schieramenti | |||
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Comandanti | |||
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Effettivi | |||
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Perdite | |||
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Voci di rivolte presenti su Wikipedia | |||
Contesto storico
Dopo la partenza di Napoleone per la campagna d'Egitto, in Italia furono spezzati gli equilibri e ricominciò l'attività bellica: il maresciallo Paul Kray von Krajowa con le truppe austriache riprese il Lombardo-Veneto, inclusa l'importante piazzaforte di Mantova.[1] L'Amministrazione centrale del Panaro, che aveva sede a Modena, temendo l'imminente invasione anche della bassa modenese, divenuta ormai terra di confine, fece presidiare la piazza della Mirandola con 250 guardie nazionali del reggimento d'artiglieria cisalpina comandate dal capitano Frattocchio, a cui si aggiunsero 150 guardie civiche e un centinaio di volontari mirandolesi. Poco dopo giunse da Modena un'altra compagnia di artiglieria.[2]
Nel frattempo, sebbene le truppe imperiali non si affrettassero per un attacco verso Modena, nella bassa mantovana si rafforzarono i sostenitori filoaustriaci: molti cittadini, contadini ed artigiani di San Benedetto Po, Gonzaga, Moglia, Quistello e Poggio Rusco si armarono di forconi, badili e qualche fucile per "difendere la propria libertà" minacciate dai francesi e dai giacobini. A capo di questi volontari vi fu l'avvocato Tommaso Roberti (o Ruberti) di Quistello, di ideali conservatori.[3]
Conflitto
Il 9 aprile 1799 circa 2000 contadini mantovani, guidati dall'avvocato Roberti e dai fratelli Carlo e Giovanni Borchetta di Poggio Rusco, passarono il fiume Secchia e presero Concordia sulla Secchia senza resistenza, abbattendo l'albero della libertà ed esponendo le insegne imperiali sul palazzo municipale.[3]
Il 13 aprile vennero fatte suonare le campane della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo Apostoli di San Giacomo Roncole. Il giorno seguente, i repubblicani assalirono le case del borgo e la canonica di don Francesco Razzaboni, che venne arrestato e portato alla Mirandola. Appena giunta la notizia del saccheggio, l'avvocato Ruberti partì da Concordia all'assedio della Mirandola con numerose persone giunte dai paesi vicini.[4]
Il 15 aprile l'esercito civico mantovano, composto da circa 3.000 paesani guidati dall'avvocato Roberti con Giambattista Comi di Concordia, con il supporto di 80 cavalieri e 100 soldati distaccati dall'accampamento di Ostiglia del generale austriaco Johann von Klenau, giunsero alla Mirandola, cogliendo di sorpresa i 237 uomini della guarnigione francese, che venne disarmata.[3] Il capitano Frattocchio, il commissario governativo Pietro Stecchini di Bassano e l'ufficiale della Guardia nazionale di Modena Ercole Cavallini furono arrestati,[5][6] 42 soldati furono dichiarati prigionieri di guerra e spediti verso Poggio Rusco ed Ostiglia, mentre i restanti vennero liberati dopo essere stati puniti con 25 bastonate ognuno.[7] Eliminati tutti i simboli rivoluzionari, la Mirandola rimase occupata dai mantovani fino al 27 aprile.[8] In seguito si instaurò un'amministrazione provvisoria austriaca che rimase in carica per circa un anno, fino al ritorno dei francesi avvenuto il 19-20 giugno 1800.[9]
Conseguenze
Il 18 aprile fu istituita la Deputazione Provvisoria della Mirandola, presieduta da Domenico Personali. Dopo essere stata abbandonata dai tedeschi, il 25 e 26 aprile (5-6 fiorile) i francesi guidati dal generale Charles Antoine Liébault, appoggiato dall'Armée du Sud del generale Joseph Hélie Désiré Perruquet de Montrichard che ritornava verso la Francia, ripresero la Mirandola per poche ore; tre giorni dopo, alla loro dipartita, ritornarono gli austriaci che tennero il governo della città per circa un anno.[4]
Il 12 giugno 1799, durante la battaglia di Modena, il generale francese Jacques Macdonald sconfisse l'austriaco Federico Hohenzollern-Hechingen, che si ritirò verso la Mirandola.[10]
Ritornato in Europa, Napoleone rovesciò il Direttorio con il colpo di Stato del 18 brumaio 1800 e ridiscese per la seconda campagna in Italia, riconquistandola con la vittoria nella battaglia di Marengo. Le soldatesche filoaustriache scapparono in fretta dalla Mirandola, sulla cui piazza ritornò l'albero della libertà.[7] Il 25 giugno 1800 Napoleone riconquistò anche Modena, ponendo così fine alle insorgenze antifrancesi della bassa pianura modenese e mantovana.[4]
Note
Bibliografia
Voci correlate
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